Brittney Griner, condanna a 9 anni di prigione in Russia
WNBAIl tribunale russo che ha esaminato il caso di Brittney Griner ha trovato la giocatrice WNBA colpevole di possesso di cartucce per sigarette elettroniche contenenti cannabis e contrabbando, condannadola a 9 anni di reclusione. La sentenza potrebbe portare ora a uno scambio di prigionieri che le permetterebbe di rientrare negli Stati Uniti
Il caso Brittney Griner è arrivato ad una svolta. Dopo quasi sei mesi di detenzione in Russia, la giocatrice WNBA ha avuto la sua sentenza da parte di un tribunale russo per le accuse di detenzione di cartucce per sigarette elettroniche contenenti cannabis, illegali nel territorio russo. Secondo quanto scritto da Reuters, il tribunale ha emesso una condanna a 9 anni di reclusione per la giocatrice delle Phoenix Mercury, detenuta in Russia da metà febbraio, ma potrebbe trattarsi del primo passo per permetterle di tornare negli Stati Uniti. I governi USA e russo, infatti, sono al lavoro da tempo per uno scambio di prigionieri che permetterebbe alla Russia di ottenere il trafficante di armi Viktor Bout detenuto negli Stati Uniti, mentre l’amministrazione Biden — sotto pressione da mesi da parte di tutto il mondo dello sport — avrebbe l’opportunità di riportare Griner a casa, dopo averla definita pubblicamente come "ingiustamente detenuta". Griner si era presentata questa mattina in tribunale chiedendo scusa per il suo comportamento e chiedendo una pena leggera che non mettesse fine alla sua vita, scoppiando a piangere. "Ho commesso un errore in buona fede e spero che la mia vita non finisca qui" ha detto la due volte campionessa olimpica, che ha anche mostrato una foto della sua squadra russa, Ekaterinburg, da dietro le sbarre. "I miei genitori mi hanno insegnato due cose importanti. La prima è di prendersi la responsabilità dei propri errori, la seconda è di lavorare duro per tutto quello che si ha. Per questo mi dichiaro colpevole delle accuse a mio carico". Le trattative per riportarle a casa potrebbero ora avere un'accelerazione, visto che il governo russo non avrebbe acconsentito a un suo ritorno negli Stati Uniti prima della fine del processo.