NBA Draft 2023, i voti alle scelte di tutte le squadre: un solo 10 in pagella
All'indomani della notte del Draft e a pochi giorni dall'inizio della free agency, è già tempo di bilanci: ricapitoliamo le scelte delle 30 squadre sia al primo che al secondo giro e diamo un voto ai movimenti di ogni dirigenza, tra chi si è mosso alla grande e chi non ha colto la possibilità di approfittare delle situazioni create nella notte più imprevedibile dell'anno
Kobe Bufkin era uno dei nomi in ascesa prima del Draft, tanto che si pensava potesse arrivare anche in top-10, ma se lo ritrovano alla 15 e fanno bene a prenderlo. La squadra è in divenire, visto che sono tutti virtualmente sul mercato: in un backcourt che conta già su Trae Young e Dejounte Murray, non è chiaro quanto spazio avrà, ma può crescere con calma
Avevano una prima scelta alla numero 25 e dopo varie peripezie l’hanno trasformata in un mucchio di seconde, tra cui quella con cui hanno selezionato uno specialista difensivo come Walsh. I tifosi dei Celtics lo adoreranno, ma con un allenatore come Mazzulla che punta molto sul tiro da tre punti viene difficile immaginarsi che veda il campo
Due scelte consecutive pensando più al futuro che all’immediato, visto che Clowney per motivi tecnici non sembra pronto a dare subito un contributo e Whitehead lo stesso ma per motivi fisici. È stato operato al piede più volte dal medico dei Nets, quindi di sicuro hanno maggiori informazioni di tutti sulla sua cartella clinica. Non male la presa di Wilson alla 51
CHARLOTTE HORNETS | VOTO: 5
- #2 Brandon Miller
- #27 Nick Smith Jr
- #31 James Nnaji
- #41 Amari Bailey
Se anche la tua mascotte non è d’accordo con la scelta che hai appena fatto, significa che è quantomeno discutibile. Solo le carriere di Miller e Henderson ci diranno se gli Hornets hanno fatto bene a non mettere in discussione la leadership tecnica di LaMelo Ball nel backcourt, selezionando un’ala come Miller. Nick Smith segue l’onda lunga delle guardie sottodimensionate prese negli ultimi anni (Malik Monk, James Bouknight), Nnaji quella dei centri fisici (Mark Williams, Nick Richards)
Non avevano la loro scelta al Draft, complice il tampering per Lonzo Ball (a proposito: non giocherà neanche il prossimo anno), ma ne escono con un buonissimo atleta con dimensioni sul perimetro. Fa un po’ scopa con Dalen Terry, scelto lo scorso anno al primo giro e visto pochissimo in campo, con cui condivide i dubbi sul tiro perimetrale
Il GM Nico Harrison ha detto “sentiamo di aver fatto un grande Draft”, e non ha torto: riescono sia a liberarsi di un contratto pesante come quello di Davis Bertans che a ottenere un lungo perfetto per giocare il pick and roll come Richaun Holmes, aggiungendo atletismo, verticalità e soprattuto difesa con Lively e Prosper sia sotto canestro che sul perimetro. Fosse arrivato anche un altro esterno già pronto come Royce O’Neale sarebbe stato perfetto, ma è stato davvero un grande Draft per i Mavs
Hanno sacrificato un po’ del loro futuro per andare alla ricerca del “nuovo Christian Braun” tra la fine del primo giro e l’inizio del secondo. Si mettono in casa tre profili diversi — Strawther un tiratore, Pickett un professore sul punto d’attacco, Tyson un esterno che può aprire il campo — per ampliare il ventaglio di soluzioni in mano a coach Malone, ma tutti e tre sembrano presi un po’ più in alto di quanto ci si aspettasse
Il tiro da fuori determinerà la carriera di Ausar Thompson, che ha eccellente potenziale ma deve essere in grado di tirare a livello NBA per sfruttarlo al meglio. Forse si poteva pensare a un “trade down” per trovarlo anche dopo. Per Sasser viene spesa una prima scelta in una posizione in cui ci sono già i due “building blocks” della franchigia in Cade Cunningham e Jaden Ivey: un esterno con più centimetri e versatilità poteva fare comodo
Hanno identificato Podziemski nel loro uomo e non si sono fatti sviare dal loro percorso nonostante la caduta di Cam Whitmore fino alla loro posizione. Probabilmente scottati dal mancato successo di vari esterni con basso IQ nel loro percorso (Kelly Oubre, D’Angelo Russell) hanno preferito affidarsi a un giocatore capace di tirare, palleggiare e passare come Podziemski. Se c’è un posto dove TJD può avere successo è Golden State come copia-carbone di Kevon Looney, che ricorda moltissimo
Voto alto, non necessariamente per merito loro. Fanno la scelta giusta nel prendere Amen (e, con ogni probabilità, non rifirmando James Harden) e alla 20 si ritrovano a sorpresa Whitmore, che avevano valutato seriamente anche per la numero 4. Magari andrà tutto male, anche perché la squadra in mano a Ime Udoka è giovanissima, ma il talento nel quintetto Thompson-Green-Whitmore-Smith Jr.-Sengun è innegabile
Volevano un 4 tra Walker e Hendricks, e quando si sono accorti che li avevano entrambi a disposizione, sono stati bravi a recuperare due seconde scelte gratis scambiando con Washington. Alla fine hanno potuto anche scegliere e hanno preso Walker, uno in grado di cambiare qualsiasi difesa in cui si trova, e in più aggiungono un giocatore solidissimo come Sheppard che può guadagnarsi il rispetto di Carlisle da subito. Bel lavoro
Alla fine non usano le scelte per trovare un veterano pronto subito e non approfittano nemmeno della “caduta dal cielo” di uno come Whitmore, andando dritti per la loro strada che li ha portati dritti a Hood-Schifino. Migliorano la difesa sul punto di attacco ma il tiro (tolto quello dalla media distanza) è un punto di domanda; discreta l’aggiunta di un tiratore con misure come Lewis, al netto dei dubbi su comprensione del gioco e percentuali
L’arrivo di un esterno già molto esperto come Brown fa pensare che vogliano usarlo subito, magari dopo aver risolto un po’ di congestionamento nel reparto dei mezzi lunghi (Morris, Batum, Covington). Buona anche la presa di Miller così in basso: con un contratto two-way, ha la possibilità di dare un contributo con intelligenza e tiro spot-up
Alcuni Mock Draft davano Jackson ampiamente al primo giro, e non alla fine. I dubbi sulla sua maturità però lo hanno portato fino alla metà del secondo, dove Memphis prova a giocarsi la carta dell’upside che sicuramente a Jackson non manca, considerando anche la giovanissima età. Biberovic invece è il classico stash da lasciare in Europa
Jaquez sprizza Heat Culture da tutti i pori e sembra proprio quel tipo di giocatore di cui Pat Riley può innamorarsi al primo sguardo. Oltretutto è forte dei suoi quattro anni di college, che limitano il suo potenziale sul lungo periodo ma permettono di dare una mano subito a una squadra che vuole fare l’ultimo passo per raggiungere il titolo. Alla 19 rimane un po’ un azzardo, specie con Whitmore ancora a disposizione
Jackson sa come si vince e lo ha dimostrato con UConn, rivelandosi il giocatore chiave per il titolo NCAA conquistato dagli Huskies. I limiti al tiro lo rendono un’incognita a livello NBA, ma con quella capacità di processare il gioco ad alto livello sui due lati del campo, può trovare spazio da subito. Livingston con l’ultima chiamata del Draft val bene un’occhiata: per una squadra senza prime scelte al Draft, si poteva fare di peggio
Miller al primo giro sarebbe stata una scommessa, ma all’inizio del secondo ha tutto il senso del mondo — anche solo per togliersi il dubbio che quanto visto nell’eccellente finale di stagione in G-League sia vero oppure no. In una rotazione che probabilmente perderà Naz Reid potrebbe anche trovare il suo spazio giocando sia con Towns che con Gobert, a patto che gli venga data almeno un po’ la palla in mano per sfruttarlo al meglio
La tanto attesa rivoluzione per arrivare a Scoot Henderson alla fine non si è concretizzata, limitandosi a prendere il miglior tiratore a disposizione in Jordan Hawkins per migliorare le spaziature di un attacco che ogni tanto tendo a soffocare per la mancanza di buoni tiratori. In difesa va protetto, ma tra Herb Jones e Dyson Daniels i Pelicans hanno gli esterni per farcela
Salire di due posizioni per prendere un giocatore che con ogni probabilità sarebbe stato a disposizione anche alla 12 è una mossa molto Thunder, ma ingoiare i 22 milioni garantiti di Bertans sembra un prezzo esorbitante per farlo. Dubbi anche sulla scelta in sé di Wallace, che migliora la difesa sul punto di attacco ma non ha l’upside a cui ci avevano abituato i Thunder
La media tra la scelta da 7 di Anthony Black (che ha la possibilità di essere speciale, anche se quel backcourt manca tremendamente di tiro tra lui, Fultz e Suggs) e quella da 5 di Howard (perché non sembra un giocatore da Lottery, specialmente in difesa, e come tiratori puri erano presenti sia Dick che Hawkins, così come Bufkin o lo stesso Whitmore in caduta libera). Si poteva fare di meglio, ma se Black funziona questo Draft rimarrà un successo
Non avranno scelte al Draft sostanzialmente per il prossimo decennio, usano quella a disposizione per un giocatore che con ogni probabilità avrebbero potuto trovare anche tra gli undrafted — e che soprattutto non è pronto a dare una mano da subito, nonostante le misure intriganti, la difesa e il potenziale al tiro
Rimangono un po’ nel limbo: bravi a resistere alla tentazione di cedere un potenziale giocatore franchigia come Scoot Henderson e a pescare un difensore con dimensioni e mentalità come Rupert, ma Kris Murray è un giocatore pronto adesso, sia per questioni anagrafiche che per mancanza di upside sul lungo periodo. La decisione più importante rimane quella da prendere con Lillard, ma di per sé non è stato un brutto Draft
Usano la scelta numero 24 (Olivier-Maxence Prosper) per liberarsi di Richaun Holmes e creare più di 30 milioni di spazio salariale sul mercato, e allo stesso tempo al secondo giro trovano un giocatore che poteva valere la fine del primo come Jones che peraltro gli copre un buco (quello di guardia tuttofare con tiro e soprattutto dimensioni). Slawson è uno dei più vecchi del Draft essendo un classe ‘99, si può provare con un two-way
Ovvio, il grosso del lavoro lo ha fatto la Dea Bendata nella notte della Lottery, ma quando esci da un Draft con un talento generazionale come Wembanyama non puoi che meritarti il massimo e sognare un futuro di primissimo livello. Bravissimi anche a pescare Sidy Cissoko alla 44: al primo giro poteva far storcere il naso, ma alla metà del secondo val pene una scelta per costruire un role player di grande fisicità sul perimetro. E poi è un francese del 2004 da mettere al fianco di Wemby in spogliatoio, che male non fa
Vanno fuori dal loro spartito di esterni con dimensioni, atletismo e tiro rivedibile per prendersi il miglior tiratore puro del Draft, un esterno con misure da non sottovalutare (siamo oltre i due metri) capace di essere usato in molti modi — e con una personalità debordante, come dimostra il miglior outfit della notte del Draft
Hendricks va a completare un reparto lunghi di tutto rispetto con Lauri Markkanen e Walker Kessler, con cui si accoppia bene in entrambi i casi — col primo sfruttando le sue doti di protezione del ferro, col secondo aprendogli il campo col tiro da fuori. Maggiori dubbi sulle selezioni successive, con due realizzatori di alto profilo e comprensione del gioco difficile che fanno un po’ scopa tra di loro, pur con dimensioni diversissime. Tre rookie in un roster già ingolfato: bisogna sfoltire un po’
Mezzo voto in più per l’aggressività con cui comunque hanno scelto di salire per assicurarsi Coulibaly, per quanto con ogni probabilità lo avrebbero trovato anche alla 8 (ma probabilmente sapevano cose che noi non sapevamo). Il francese è un foglio bianco di atletismo e potenziale sul quale lavorare con molta calma, ma quella di sicuro non mancherà nella capitale nei prossimi anni