
La stagione sta per ricominciare con il suo "primo giorno di scuola", il Media Day nel quale ogni squadra NBA riapre i battenti e dà il via alla propria annata. Bleacher Report ha selezionato una domanda importante per ciascuna delle 30 squadre, che dovrà provare a dare una risposta nel corso del 2023-24

John Collins se ne è andato, dal Draft è arrivato Kobe Bufkin. La off-season degli Hawks si esaurisce qui, senza andare a toccare più di tanto una squadra che lo scorso anno è stata l’emblema della mediocrità (26 partite consecutive rimanendo al 50% di record). Certo, ora Quin Snyder ci sarà sin dal training camp, ma non sarà semplice fare qualcosa di diverso rispetto allo scorso anno

Se tutto fosse andato secondo i piani della dirigenza, oggi Marcus Smart sarebbe ancora a Boston insieme a Kristaps Porzingis (e non al suo posto) e Brogdon agli L.A. Clippers. Uno scambio mancato che ha mandato Brogdon su tutte le furie, complice anche la gestione di un infortunio al gomito non priva di frustrazione. Una situazione da monitorare nel corso della stagione, che potrebbe anche portare a un addio nel corso dell’anno

Il roster è versatile e discretamente divertente, ma non può puntare a nulla se Simmons non torna a essere l’All-Star che era, facendo “scalare” tutti gli altri di una posizione nell’ordine gerarchico. Negli ultimi anni, nonostante i proclami, non è mai neanche andato vicino a tornare il giocatore da terzo quintetto All-NBA nel 2021: ritrovare la salute è il primo passo per riuscirci, ma a questo punto è davvero un enorme punto di domanda

Individualmente ha avuto un ottimo inizio di carriera: in 162 partite ha accumulato più di 3.000 punti, 1.000 rimbalzi e 1.000 assist come solo Doncic e Robertson nello stesso lasso di tempo. Ma le vittorie di squadra non sono seguite di pari passo, facendo nascere il dubbio sul suo reale impatto in campo. Ora è tornato il suo partner preferito in Miles Bridges, oltre alla seconda scelta assoluta Brandon Miller: basterà per tornare alla rispettabilità?

Dopo due stagioni piene insieme (pur contrassegnate dal gravissimo infortunio di Lonzo Ball), il trio Vucevic-DeRozan-LaVine non è mai riuscito ad andare oltre il primo turno dei playoff, e i differenziali di loro tre insieme sono negativi. Viene da pensare che la franchigia possa aver bisogno di un nuovo inizio, specialmente se dovessero cominciare piano la stagione

In regular season sono andati alla grande, collaborando per creare la miglior difesa della NBA (numeri alla mano). Con loro due in campo i Cavs hanno viaggiato a +8.2 su 100 possessi. Eppure ai playoff la fisicità dei Knicks ha esposto tutti i loro limiti, tanto in difesa (dove mancano di tonnellaggio) quanto in attacco (dove restringono troppo il campo per Garland e Mitchell). Dal mercato sono arrivati dei tiratori in ala: basteranno per dividere il loro minutaggio?

Il differenziale con loro due in campo è di +3.3, ma su un campione abbastanza ridotto e con un record di squadra fortemente negativo quando hanno giocato insieme (5-11). Insomma, la passata stagione non ha dato risposte su quale sia il vero potenziale della coppia Doncic-Irving, ma in questa stagione dovranno dimostrare di poter riportare i Mavs a competere per un posto al sole nell’affollatissima Western Conference

Sul quintetto base ci sono zero dubbi, ma l’estate si è portata via membri chiave della panchina che ha vinto il titolo come Bruce Brown e Jeff Green. Ci si aspetta moltissimo da Christian Braun, ora di fatto sesto uomo designato, ma anche i vari Peyton Watson, Zeke Nnaji, Julian Strawther, Jalen Pickett e Hunter Tyson devono fare il loro contributo ai campioni in carica

L’infortunio allo stinco che lo ha limitato a sole 12 partite lo scorso anno ci ha impedito di registrare i miglioramenti attesi tra primo e secondo anno. Con un’estate completamente sana alle spalle, dalla prima scelta assoluta del Draft 2021 ci si aspetta moltissimo alla guida di un gruppo giovanissimo ma molto intrigante che può contare anche su Jaden Ivey, Jalen Duren e Ausar Thompson. Competere per un posto all’All-Star Game non è (e non deve essere) fuori discussione

Come inserire una point guard agli ultimi anni della sua carriera da Hall of Fame nella squadra di Steph Curry? La domanda non è di semplice soluzione, specialmente se CP3 non dovesse accettare la “retrocessione” in panchina per la prima volta in carriera (non ha mai disputato neanche una gara da subentrato da quando è in NBA). In attacco possono facilmente coesistere, ma è difensivamente che Steve Kerr deve trovare il ruolo giusto per Paul nella squadra di Curry

In estate hanno deciso di usare tutto lo spazio salariale a disposizione per accelerare enormemente il loro processo di crescita, firmando Fred VanVleet, Dillon Brooks, Jeff Green e Jock Landale per dare al nuovo coach Ime Udoka una squadra pronta a giocarsela. Ci si aspetta molto anche dai giovani Jalen Green, Jabari Smith Jr., Alperen Sengun e Amen Thompson: una squadra dalle due anime, ma in una conference agguerritissima quanto riusciranno a salire di livello?

Tyrese Haliburton è una stella, Bennedict Mathurin ha mostrato lampi, Andrew Nembhard è solidissimo, e i vari Jerace Walker, Obi Toppin e Aaron Nesmith sono giovani in grado di fornire varie strutturazioni nei ruoli di ala. Ora bisogna capire chi altro può aiutare questo nucleo a migliorare ulteriormente: Myles Turner è ancora lì, Buddy Hield invece ha le valigie in mano. Questa stagione servirà alla dirigenza per capire quanto è davvero pronto questo gruppo, il cui obiettivo minimo deve essere però il play-in

Senza dirlo troppo forte, sia Kawhi Leonard che Paul George possono diventare free agent al termine di questa stagione e nessuno dei due sembra vicino ad un accordo per un’estensione di contratto. Negli ultimi 4 anni non sono mai riusciti davvero a raggiungere il loro potenziale, complici mille infortuni diversi: questo 2023-24 potrebbe essere l’ultima occasione per vederli insieme in maglia Clippers

A dicembre LeBron James compirà 39 anni, Anthony Davis invece ne ha solo 30 ma alle spalle più di un problema di infortuni e durabilità. Attorno a loro sembrano avere abbastanza “pezzi” per provare a gestire le energie nel corso dell’anno e dare tutto quello che hanno nei playoff, un po’ come accaduto lo scorso anno: la domanda, legittima, è se ne hanno abbastanza per fare un ulteriore passo e arrivare fino alle Finals, specie con una Denver che è apparsa nettamente superiore lo scorso anno

Storicamente i Grizzlies hanno sempre fatto bene quando Morant è rimasto fuori per infortunio, ma un conto è doverlo fare per poche partite e un altro è farlo per due mesi di regular season (25 partite per la precisione). Sono arrivati i veterani Marcus Smart e Derrick Rose per sopperire al vuoto in cabina di regia, ma è da Desmond Bane che ci si aspetta un ulteriore salto di qualità

Fallito l’assalto a Damian Lillard, gli Heat si ritrovano con buona parte del nucleo che lo scorso anno da una parte ha vinto solo 44 partite in regular season e dall’altro ha raggiunto le Finals. In estate sono andati via due titolari come Gabe Vincent e Max Strus, anche se rientra Tyler Herro dopo un’estate di voci sul suo futuro. La sensazione è che tutto sia ancora in divenire, ma una squadra con Jimmy Butler, Bam Adebayo e Erik Spoelstra non va sotto un certo livello

Lo scambio per Lillard è stato fatto per migliorare le chance di titolo di quest’anno, ma soprattutto per dimostrare a Giannis Antetokounmpo che la dirigenza e la proprietà hanno ancora intenzione di puntare a competere. La tanto attesa estensione di contratto non dovrebbe arrivare in questo momento (avrebbe poco senso dal punto di vista economico per il greco), ma vincere un altro titolo dovrebbe convincerlo a farlo nel 2024

Le sole 29 partite disputate da KAT lo scorso anno hanno messo in pausa qualsiasi discorso sulla sua convivenza con il francese (solo 529 minuti assieme lo scorso anno), ma rispetto a un anno fa ora non ci sono dubbi che la stella della squadra sia Anthony Edwards. Se i due non dovessero funzionare insieme a Ant-Man, la dirigenza dei T’Wolves potrebbe ritrovarsi costretta di nuovo a muoversi sul mercato

Una domanda che accompagnerà Williamson per il resto della carriera, visto che finora ha giocato meno di 30 partite l’anno. Il problema è che quando è stato sano è stato talmente dominante da trasformare la squadra da mediocre a vincente, visto che lo scorso dicembre erano in vetta alla conference prima dell’ennesimo problema muscolare del numero 1. Ma fintanto che non rimarrà in salute, la squadra non potrà raggiungere mai il suo potenziale

La squadra è rimasta fondamentalmente la stessa dello scorso anno, con la sola aggiunta di Donte DiVincenzo in uscita dalla panchina per riunirsi ai suoi compagni del college Jalen Brunson e Josh Hart. Ma da chi ci si può aspettare un salto di livello per portarsi dietro il resto del gruppo? Il candidato numero uno dovrebbe essere RJ Barrett, ma finora quel salto di qualità gli è sempre mancato

Negli ultimi due anni il miglior rimbalzista della squadra è stato Josh Giddey, che nel suo cuore è però una point guard. Holmgren dovrebbe riuscire a colmare il vuoto dei Thunder sotto canestro, sia con la sua sovrannaturale capacità di proteggere il ferro leggendo con anticipo le intenzioni avversarie, sia aprendo il campo ai vari Giddey, Shai Gilgeous-Alexander e Jalen Williams con la sua pericolosità perimetrale. L’attesa è altissima

La squadra è abbastanza buona (e la conference è abbastanza abbordabile) per pensare di poter competere per un posto ai playoff fin da subito. D’altronde, tolto il pessimo inizio della passata stagione, questo gruppo ha viaggiato attorno al 50% di vittorie e ora tutti hanno un anno in più, a partire da Paolo Banchero e Franz Wagner. Ci si aspetta un miglioramento da almeno uno tra Jalen Suggs, Cole Anthony e il rookie Anthony Black

Le sue intenzioni sono chiare (“Daryl Morey è un bugiardo e non farò mai parte di un’organizzazione in cui c’è anche lui”), ma finora i Sixers non sembrano avere fretta di trovare un modo di accontentare la sua richiesta di essere ceduto. Harden potrebbe quindi cominciare la stagione in Pennsylvania, anche perché il contratto collettivo gli impedisce di non rendersi disponibile alla franchigia. La situazione è tutt’altro che risolta e aleggia sopra tutta la franchigia come una nube

Se i Big Three sono di assoluto e comprovato livello (Booker-Beal-Durant), il resto del roster e soprattutto la consistenza difensiva del gruppo in mano a coach Frank Vogel è tutto da testare. L’addio a Deandre Ayton apre un vuoto sotto canestro che i vari Jusuf Nurkic e Drew Eubanks proveranno a colmare, così come una lunghissima batteria di esterni di varie forme e dimensioni. Il coach avrà il suo bel lavoro per trovare una rotazione che funzioni

Con Damian Lillard volato in Wisconsin, ora è definitivamente la squadra di Scoot Henderson, che avrà minuti e palloni per puntare anche alla vittoria del premio di Rookie dell’anno. Nessuno gli chiede di vincere le partite da subito (anzi, un altro giro in Lottery potrebbe essere salutare), ma deve dimostrare che la dirigenza ha fatto bene a puntare sul suo futuro salutando un’assoluta leggenda della franchigia

Su De’Aaron Fox e Domantas Sabonis ci sono pochi dubbi, ma se i Kings vogliono salire di livello hanno bisogno che Murray continui a costruire su quanto di buono visto nel suo anno da rookie. Dovesse ascendere a un rango di stella o quasi-stella, allora Sacramento potrebbe puntare davvero a competere per qualcosa di più di un buon posizionamento nella conference

Tutto il mondo NBA aspetta con grandissimo interesse il suo debutto in maglia Spurs, per saggiare se davvero quanto si è detto su di lui (definito a un certo punto “il più grande prospetto nella storia dello sport di squadra”) possa corrispondere a realtà. Comincerà la stagione più da 4 che da 5 per proteggerlo un po’ dai colpi all’inizio della carriera e nessuno si aspetta che San Antonio vinca, ma in tanti si sintonizzeranno sulle sue partite per capire a che punto è

Perso Fred VanVleet, con il futuro di OG Anunoby e Pascal Siakam in dubbio, non è facile capire quale sia la direzione che vogliono perseguire i Raptors. Il roster non sembra abbastanza competitivo neanche per prendersi uno dei primi sei posti a Est, nonostante l’arrivo di coach Darko Rajakovic dovrebbe dare più stabilità rispetto alla fine dell’era Nick Nurse. Attorno al punto fermo Scottie Barnes, tutto è ancora in divenire

Lo scorso anno ha sorpreso tutti facendo un salto inatteso tra il quinto e il sesto anno della sua carriera, diventando un realizzatore di assoluta efficienza (25.6 punti e 8.6 rimbalzi con il 64% di percentuale reale) e conquistando con merito l’All-Star Game. Oltre a confermarsi, però, a Salt Lake City vogliono sapere se c’è un livello ulteriore a cui può salire il finlandese, ad esempio coinvolgendo maggiormente i compagni e portandoli con sé verso un posto in post-season

Salutati Bradley Beal e Kristaps Porzingis, quella che si prospetta è certamente una stagione di transizione per gli Wizards, che hanno ancora veterani che possono interessare sul mercato (Kyle Kuzma, Tyus Jones, Delon Wright, Mike Muscala, anche il nostro Danilo Gallinari) e giovani da valutare e sviluppare (Corey Kispert, Deni Avdija, Bilal Coulibaly, Johnny Davis). In mezzo a tutto questo rimane Jordan Poole, che quantomeno per pedigree e contratto dovrebbe essere il punto di riferimento di questa stagione interlocutoria