NBA, tutti i nodi della stagione dei Lakers: LeBron, Davis, panchina e il sogno Young
La stagione 2023-24 dei Los Angeles Lakers si è conclusa come quella passata, con un’eliminazione per mano dei Denver Nuggets. Dopo aver vinto l’inaugurale In-Season Tournament e aver finito bene la regular season, è stato quanto successo nei mesi invernali a decretare l’ottavo posto in classifica, portando a una conclusione prematura dell’annata. Ripercorriamo quanto accaduto con uno sguardo al prossimo futuro per quanto riguarda LeBron James, Anthony Davis, la panchina e il mercato
- Un ottimo inizio culminato con la vittoria dell’In-Season Tournament e una buona chiusura di regular season, con il passaggio del turno al torneo play-in e una serie tutto sommato combattuta contro i campioni in carica. Letta così la stagione dei Lakers non sembrerebbe nemmeno male, peccato però per quei tremendi mesi di dicembre e di gennaio nei quali la squadra è andata sotto a livello di record, senza mai riuscire a risollevarsi in una Western Conference che non aspetta nessuno, finendo all’ottavo posto in classifica
- Anche se il risultato finale è stato lo stesso (eliminazione per mano di Denver dopo aver superato il play-in), è ovvio che uscire alle finali di conference come successo un anno fa è molto diverso rispetto a uscire al primo turno. La vittoria dell’In-Season Tournament non cambia poi la sostanza di un’annata che è andata peggio rispetto a quella passata, e che probabilmente costerà il posto a coach Darvin Ham
- L’allenatore messo in discussione può quantomeno lasciare Los Angeles con un trofeo, avendo vinto l’inaugurale In-Season Tournament a inizio dicembre. Di fatto rimane il punto più alto del 2023-24 dei gialloviola, che pur vincendo 47 partite (quattro in più rispetto a un anno fa) non hanno mai davvero trovato continuità nella loro annata se non nel finale. Punti bonus per la vittoria al TD Garden senza LeBron e Davis, mostrando carattere
- A inizio dicembre i Lakers avevano un record di 14-9, mentre a fine gennaio erano 24-25, con un periodo da 10 sconfitte in 13 partite. È quello il momento che è costato la stagione ai gialloviola e molto probabilmente la panchina a Darvin Ham, perdendo contatto dalle prime sei posizioni a Ovest e costringendosi ad un’affannosa rimonta nel resto dell’anno, schierando in quintetto anche Taurean Prince e Cam Reddish mentre D’Angelo Russell, Austin Reaves e Rui Hachimura sono finiti in panchina
- Fa strano dirlo, ma il punto fermo per il futuro dei gialloviola è il giocatore più anziano di tutta la NBA. LeBron James a 39 anni compiuti è ancora uno dei primi 10/15 giocatori della lega e su singola partita può risolvere anche la situazione più ingarbugliata. Non gli si può chiedere di esserlo sempre per 82 partite, ma i problemi al piede che aveva manifestato l’anno scorso non si sono più ripresentati. Come detto da una fonte interna: “Lui certamente non è il problema qui”
- Se James ha disputato 71 partite, record negli ultimi sei anni, bisogna anche segnalare le 76 partite giocate da Anthony Davis, al suo massimo in carriera nonostante i 30 anni compiuti. AD ha disputato una stagione difensivamente di altissimo profilo senza mai far mancare il suo apporto anche in attacco. Il problema è che, pur avendo uno dei migliori Davis possibili, i Lakers hanno comunque chiuso all’ottavo posto e la loro stagione non è arrivata a maggio
- Già pochi minuti dopo la fine della stagione il colpevole numero 1 era stato individuato in Darvin Ham, molto probabilmente arrivato al capolinea della sua esperienza a Los Angeles. Il coach ha commesso davvero troppi errori a livello di rotazione e tattica, ma sopratutto ha perso il sostegno dello spogliatoio già nello scorso gennaio intestardendosi su alcuni giocatori come Prince e Reddish. Le colpe non possono essere tutte sue, ma è evidente che non possa essere la soluzione ai problemi della squadra
- Coach Ham sostiene che non sono le scelte di rotazione che contano, ma la salute dei vari giocatori. Ed è vero che, pur avendo una stagione tutto sommato sana di James e Davis, i Lakers hanno dovuto fare a meno di diversi giocatori di contorno che potevano tornare utili come Gabe Vincent (71 partite saltate), Jarred Vandebilt (53) e Christian Wood (26 dopo l’All-Star Game). Nessuno di loro individualmente avrebbe fatto svoltare la stagione, ma avrebbe evitato di spremere troppo i titolari
- Cinque giocatori (LeBron, Russell, Wood, Hayes e Reddish) hanno una player option da esercitare o declinare: una volta risolto questo scoglio, starà a Rob Pelinka decidere se continuare a investire su questo gruppo consegnandolo a un allenatore diverso oppure se muoversi sul mercato con i pochi asset a disposizione. In ogni caso i Lakers continueranno a essere sopra la soglia della luxury tax, a meno di un (al momento improbabile) addio di James che cambi drasticamente le prospettive
- James ha il coltello dalla parte del manico e uscirà dal contratto prima di decidere se le mosse dei Lakers (panchina prima e roster poi) gli piaceranno abbastanza da rifirmare un ricchissimo triennale potenzialmente da 162 milioni di dollari. Ovvio che molto dipenda dalla scelta dell’allenatore, per il quale ancora non ci sono nomi: tra quelli più in vista senza squadra ci sono Mike Budenholzer, Kenny Atkinson, Terry Stotts, Dave Joerger, Sam Cassell, Chris Quinn, o la scommessa JJ Redick
- La scelta di quest’anno è nelle mani dei Pelicans, che possono decidere se tenerla oppure se rimandarla al 2025 (opzione che appare più probabile). In ogni caso per i Lakers, che quest’anno non hanno mai schierato la prima scelta dello scorso anno Jalen Hood-Schifino, le scelte al primo giro serviranno come merce di scambio insieme ai contratti di Reaves, Vincent, Hachimura e Vanderbilt per arrivare a un giocatore di alto livello, con il sogno che porta a Trae Young degli Atlanta Hawks
- Se non dovessero trovare lo scambio giusto, i Lakers potrebbero tenersi la scelta numero 17 e cercare in quella posizione un giocatore pronto a dare subito il suo contributo, come lo Jaime Jaquez che un anno fa si sono fatti sfuggire. Profondità tra i lunghi, tiro perimetrale e ball handling sono le tre aree in cui i gialloviola devono migliorare e in fretta se vogliono convincere LeBron James a rimanere in squadra al fianco di Anthony Davis, sotto contratto fino al 2028