NBA, dai Lakers a Golden State: dieci squadre che devono già recuperare terreno
NBA
fotogallery
20 foto
Il mercato sembra aver mandato a segno i suoi colpi migliori e qualcuno, tra scambi clamorosi e firme prestigiose in free agency, si è rafforzato parecchio. Altri, invece, escono dalla sessione estiva con ancora più domande a cui rispondere e tanto, tanto lavoro ancora da fare. “Bleacher Report” ha individuato le dieci squadre uscite peggio dal mercato e provato a ipotizzare come potrebbero muoversi
TUTTE LE FIRME E GLI SCAMBI DEL MERCATO NBA
1/20
- La confusione, sotto il cielo di Atlanta, è massima. Il colpo di fortuna avuto alla Lottery ha portato in dote la prima scelta assoluta Zaccharie Risacher, e il mercato ha visto finalmente risolto il dualismo tra Trae Young e Dejounte Murray con la partenza di quest’ultimo verso New Orleans. Il roster, però, è ancora troppo profondo e in organico ci sono diversi giocatori dalle caratteristiche troppo simili
2/20
- La prima mossa consisterebbe nel decidere se sacrificare qualche vittoria a breve per costruire in chiave futura, la seconda porterebbe a sfoltire un organico numericamente pesante in modo anche da chiarire anche l’impronta tattica da dare alla squadra
3/20
- A proposito di confusione nella gestione del mercato, i Bulls se la giocano con chiunque. Un po’ come Atlanta, Chicago si ritrova con una squadra desinata alla mediocrità: troppo talentuosa per lanciarsi nel tanking, troppo limitata per nutrire ambizioni importanti. E la cessione di Alex Caruso ai Thunder senza ottenere scelte in cambio è forse il peggior movimento di mercato dell’estate
4/20
- In teoria, liberarsi dei contratti pesanti di Zach LaVine e Nikola Vucevic e ricominciare da capo. Facile a dirsi, difficile a farsi, perché il valore di mercato dei due è più che mai basso e perché a Chicago così come ad Atlanta non sembrano ancora aver deciso quale direzione intraprendere
5/20
- Dopo aver perso Bruce Brown e Jeff Green un anno fa, i Nuggets hanno perso in Kentavious Caldwell-Pope un altro pezzo fondamentale della squadra campione nel 2023. Ai tanti giovani a roster, cominciando da Christian Braun, verrà chiesto un salto di qualità forse prematuro per poter restare una contender. E l’innesto di Russell Westbrook desta più di qualche dubbio
6/20
- La struttura salariale di Denver, fortemente concentrata sui quattro big della squadra, non consente grandi margini di movimento sul mercato. L’impressione è però che i Nuggets possano e debbano provare ad alzare la qualità del roster a disposizione di coach Mike Malone, pena il rischio di non risultare più davvero competitivi in una Western Conference che si preannuncia molto competitiva
7/20
- A Detroit ci si prepara per l’ennesimo anno zero in cui vincere non sarà una priorità, ma non è chiaro quanto i Pistons possano permettersi ancora di mandare a referto un’altra stagione sul fondo della classifica. Le aggiunte di veterani come Tobias Harris, Malik Beasley e Tim Hardaway Jr., poi, non sembrano in grado di aiutare molto la causa
8/20
- In estrema sintesi: cercare di forzare le tempistiche di ricostruzione della squadra per non rischiare di alienarsi le simpatie dell’unica, vera stella a roster. Cade Cunningham ha già diverse volte palesato la sua frustrazione durante la scorsa stagione, e, pur essendo ancora sotto contratto fino al 2029, i suoi malumori potrebbero cominciare a preoccupare i piani alti del front office dei Pistons
9/20
- Da Paul George a, salvo sorprese nei prossimi giorni, Lauri Markkanen: il mercato estivo degli Warriors è stato all’insegna dei colpi mancati. I tanti arrivi, poi, non sembrano in grado di compensare la perdita di una leggenda della franchigia come Klay Thompson e la progressiva discesa verso l’irrilevanza della squadra, ormai sorpassata da molte vere contender a Ovest
10/20
- Il mercato, ora come ora, non offre moltissimo. L’unico giocatore di alto livello rimasto (teoricamente) disponibile per uno scambio sembrerebbe essere Markkanen, ma la possibile trattativa con Utah fin qui non è decollata. L’unica alternativa consiste nell’attendere che qualche altra stella in giro per la NBA chieda di cambiare aria, ma il tempo per Steph Curry e soci stringe più che mai
11/20
- La controversa vicenda che ha portato all’addio di Paul George, nemmeno monetizzato dal front office dei Clippers tramite una possibile trade, ha di fatto scritto la parola fine all’esperimento nato nel 2019 con l’arrivo a Los Angeles di Paul e Kawhi Leonard. A oggi i Clippers sembrano una versione deluxe di Hawks e Bulls: troppo talentuosi per perdere e ricostruire in prospettiva futura, troppo scarsi per farsi largo nella giungla della Western Conference
12/20
- Provare a muovere qualche pedina di un roster molto profondo cercando di ottenere in cambio almeno un giocatore che possa rappresentare la terza opzione offensiva accanto a Leonard e al confermatissimo James Harden. Al momento, tuttavia, quella di rafforzare il roster snellendolo appare una prospettiva lontana e poco praticabile nel medio termine
13/20
- Forse la vera, grande delusione di questo mercato. Ci si aspettava che i Lakers piazzassero almeno un colpo importante, magari portando in gialloviola la tanto agognata terza stella in grado di concedere a LeBron James e Anthony Davis di lottare ancora per il titolo. E invece anche su questa sponda di Los Angeles non è successo praticamente nulla
14/20
- Nella fattiva impossibilità, almeno al momento, di aggiungere una terza stella accanto a James e Davis, i Lakers dovrebbero provare per quanto possibile a colmare le lacune emerse durante la scorsa stagione cercando giocatori in grado di creare per se e per i compagni, di essere pericolosi al tiro dalla lunga distanza e di difendere sul permietro. Buona fortuna a Rob Pelinka in tal senso
15/20
- Anche per Miami, l’idea entrando nel mercato estivo era quella di poter dare al nucleo storico formato da Jimmy Butler e Bam Adebayo un partner in grado di riportare gli Heat ai massimi livelli. Invece si è perso un giocatore importante negli equilibri tattici come Caleb Martin e la squadra sembra essersi complessivamente indebolita
16/20
- Non moltissimo, considerando gli impegni onerosi del libro paga attuale. La svolta vera consisterebbe nel sondare gli interessamenti delle altre squadre per Butler, ma sembra più probabile che a South Beach siano disposti a trascorrere la più classica delle annate di transizione
17/20
- L’arrivo di Dejounte Murray ha aumentato la quantità di talento a roster, ma non ha risolto alcuni nodi tattici che rimangono da sciogliere. Coach Willie Green ha ora a disposizione una squadra molto sbilanciata sugli esterni e piena zeppa di giocatori che per rendere al meglio hanno bisogno di avere la palla tra le mani
18/20
- Tutto ruota attorno al nome di Brandon Ingram e, in seconda battuta, di C.J. McCollum. Ai Pelicans non dispiacerebbe sondare il mercato per capire cosa potrebbero ottenere in cambio di due giocatori che non sembrano più al centro del progetto tattico, ma fin qui l’interesse per Ingram e McCollum sul mercato è stato a dir poco tiepido
19/20
- A proposito di squadre sbilanciate sugli esterni. I Suns hanno aggiunto due ottimi giocatori di rotazione come Monte Morris e Tyus Jones, ma l’arrivo dei due playmaker ex Washington non risolve il problema della convivenza tra Bradley Beal, Devin Booker e Kevin Durant. E il futuro di Phoenix passa necessariamente dall’incastro tattico tra le tre stelle a roster
20/20
- Con quel monte stipendi, per distacco il più oneroso della lega nella prossima stagione, non è che si possa poi fare molto. L’idea, però, potrebbe essere quella di provare in qualche modo a dare almeno più profondità e omogeneità a un organico che così come faticherebbe parecchio ad assecondare le manifeste speranze di titolo della proprietà