Il dilemma dei social network

“Internet è scritto con l’inchiostro non con la matita” Erica Albright - The Social Network - 2010 Ci aveva visto giusto la ex fidanzata di Mark Zuckerberg in quella serata invernale a Boston nel 2003. Il mondo era prossimo a farsi travolgere dalla tempesta social network e i vari Friendster, MySpace e Facebook poi seguiti da YouTube e Twitter fino ad arrivare agli attuali Instagram e Tik Tok, avrebbero completamente rivoluzionato il modo di comunicare. Di tutti. Oggi ci permettono di condividere direttamente pensieri, esperienze e opinioni senza l'intermediazione dei media tradizionali. Un modus operandi che negli atleti o nei personaggi famosi ha facilitato una connessione più autentica e immediata con i fan, esponendoli tuttavia a critiche e controversie pubbliche. È di settimana scorsa la notizia di LeBron James che ha deciso, per il momento, di abbandonare i social network. Non ha cancellato i suoi profili, ha solo scelto di starne alla larga per un po’. A comunicarlo è stato LeBron stesso, prima riportando un tweet di Richard Kleiman, agente di Kevin Durant e poi salutando il popolo della rete. Nel suo post Kleiman lamentava una ricerca ossessiva da parte dei media di risaltare solo il brutto, la polemica, all’interno di un mondo, quello dello sport, che a suo modo dovrebbe invece unire. “Amen” è stato il commento del Re nel condividere il pensiero di Kleiman mentre in migliaia correvano sulla sua bacheca accusandolo di dividere anziché unire, a causa delle sue prese di posizioni politiche. Sul perché LeBron abbia deciso di uscire di scena le teorie sono varie ed interessanti. La sconfitta di Kamala Harris sostenuta pubblicamente da James alle ultime presidenziali potrebbe avere portato LeBron a fare un passo indietro anche per manifestare il suo dissenso nei confronti di Trump per il quale il miglior realizzatore ogni epoca ha sempre manifestato anche pubblicamente odio e disprezzo. Se aggiungiamo che durante le elezioni la spinta propulsiva principale a favore di “The Donald” e il suo MAGA sia arrivato dal proprietario di X, una delle piattaforme più usate da LeBron, ecco che il cerchio sembra chiudersi. Per altri la scintilla che ha accesso la fiamma potrebbe essere scaturita da una flebile polemica riguardante Dalton Knecht per il quale LeBron sembra si sia preso il merito di averlo scoperto suscitando non poche perplessità da parte della stampa che potrebbero averlo stizzito. I malpensanti sostengono che l’allontanamento sia dovuto a presunte frequentazioni alle feste di Puff Diddy, una vicenda che negli Usa sembra destinata a scoperchiare un vaso di pandora mica male. Quale sia il motivo, solo il diretto interessato lo sa. Ma una cosa è certa: LeBron prima o poi sui social ci ritorna. Il profitto che proviene da lì è troppo per starci lontano troppo tempo. La classifica dei guadagni esterni al campo ci dice che LeBron è secondo solo a Curry per un valore che si avvicina ai 90 milioni di dollari . Ad ogni modo la fuga di LeBron ha riportato alla luce l’importanza che oggi i social network hanno all’interno del modo di comunicare, a maggior ragione per atleti di alto livello che muovono centinaia di milioni di followers. Erica Albright aveva ragione, ciò che metti su Internet non si cancella. Basta un errore e i maghi dello screenshot diventano custodi della tua disattenzione che ritroverai sempre spuntare da qualche parte googlando. Chiedere a Kyrie Irving e quel tweet che accendeva i riflettori su un documentario antisemita o a Kevin Durant quando, dimenticandosi di “sloggarsi” dal suo profilo personale, scriveva come un qualsiasi troll condividendo pensieri sulla scelta di abbandonare Oklahoma City con internauti sconosciuti. Il livello di attenzione e responsabilità nei confronti dell’utilizzo di questi strumenti non è mai stato così alto, al punto che se non ti trovi a tuo agio, come ha fatto il Re, preferisci addirittura levarti di torno. Non è una questione di ‘se’ ma di ‘quando’ LeBron deciderà di tornare a parlare attraverso i social. Intanto ce lo godiamo sul campo, perché a meno che decida di smettere, fortunatamente dal parquet non può scegliere di scomparire.

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Alessandro Mamoli