NBA, con Morant Memphis fa sul serio: e non può essere una sorpresa

Un’annata record. Ma in negativo, ovviamente. Nessuna squadra nella storia della NBA aveva mai contato più di 500 gare perse complessivamente dai propri giocatori per infortunio nell’arco di un solo campionato. Memphis, lo scorso anno, è arrivata a quota 578, e non solo: è stata costretta a schierare 51 quintetti base differenti, ha dovuto utilizzare un totale di 33 giocatori diversi. Tutti record NBA. Di cui i Grizzlies, obiettivamente, avrebbero fatto volentieri a meno. Ora facciamo un esperimento. Facciamo finta che la scorsa stagione NBA non sia mai esistita. E veniamo a oggi. I Memphis Grizzlies sono al vertice della Western Conference, secondi per l’esattezza: 18 vinte-9 perse, dice il loro record. Davanti ci sono solo gli Oklahoma City Thunder. Una sorpresa? Non proprio. Erano stati secondi anche nel 2022-23 grazie a un record di 51-31. E avevano chiuso al secondo posto a Ovest anche la stagione regolare 2021-22, con un record di 56-26, miglior bilancio mai fatto registrare nella storia della franchigia a pari merito col campionato 2012-13. In pratica, se si toglie l’annus horribilis 2023-24 dal 2021 a oggi soltanto i Boston Celtics – 129 vittorie e 61 sconfitte, il 67.9% di percentuale di successi – fanno meglio di quanto fatto dalla squadra di Ja Morant e compagni, titolari di un record totale di 125-66 . Memphis va dove la porta Morant Ecco, Ja Morant. Impossibile non partire da lui. La sua travolgente progressione – rookie dell’anno nel 2020, giocatore più migliorato nel 2022, All-Star sia nel 2022 che nel 2023 – è stata interrotta da un mix di stupidità e sfortuna. In quest’ultima rientra l’infortunio alla spalla che lo ha tolto dai giochi dal 6 gennaio fino a fine stagione lo scorso anno; ma anche prima il suo campionato era iniziato solo il 19 dicembre per via della sospensione che aveva dovuto scontare per le note faccende relative ai video sui social con tanto di armi da fuoco in bella vista. Forse, però, è giusto ricordare come era iniziata la scorsa stagione, quel 19 dicembre. Con il ritorno in campo contro i Pelicans, a New Orleans, di fronte al suo amico Zion Williamson: 34 punti in 34 minuti, 8 assist, 6 rimbalzi e il canestro della vittoria. Perché questo è Ja Morant: uno di quei pochi giocatori – che piaccia o no – capace di fare la differenza, uno in grado di dare una chance di vittoria alla propria squadra per il solo fatto di essere in campo. Oltre che – quando è in campo – di riempire qualsiasi arena. Il prodotto di Murray State resta uno dei giocatori più divertenti da veder giocare e la sua maglia n°12 sempre in zona top ten tra le più vendute anche se di fatto è stato invisibile per un'intera stagione. Quest’anno, per un bel po’ di settimane, non è neppure stato il miglior realizzatore della sua squadra e la sua media punti, oggi, è la più bassa degli ultimi quattro anni. Solo che anche per il numero di tiri che si prende vale lo stesso, mentre il minutaggio è addirittura al minimo in carriera. Un roster profondo, con la miglior panchina della lega Quella del minutaggio è un’osservazione interessante da fare, se si parla dei Grizzlies. Mentre tutti hanno concentrato le proprie attenzioni sulle rotazioni super allungate di coach Steve Kerr a San Francisco, Taylor Jenkins a Memphis sta facendo lo stesso. Al momento ha 13 giocatori che giocano dai 12 minuti di media a sera in su, e nessuno oltre quota 29. Un roster profondo, ma anche di qualità, con 7 giocatori in doppia cifra e nessuno che supera i 22 punti di media messi a referto oggi da Morant e Jackson. Una controprova? La panchina dei Grizzlies oggi guida la lega per punti segnati, oltre 48 a sera, con lo spagnolo Santi Aldama in grande spolvero che viaggia a più di 13 a partita e il sorprendente rookie Jaylen Wells che non solo si è preso il posto che doveva essere di Marcus Smart in quintetto, ma mette a tabellino ogni sera più di 11 punti . Non uno ma due difensori dell'anno per fermare gli avversari Perché se le statistiche avanzate dicono che l’attacco di coach Jenkins sia da top 5 NBA, lo stesso vale per la difesa: Jaren Jackson Jr. àncora un reparto che costringe gli avversari a tirare con il 44% - solo OKC e Houston, di cui tutti parlano, fanno meglio. I tre giocatori dei Grizzlies con il miglior defensive rating fanno tutti parte della frontline di coach Jenkins: sono Brandon Clarke , JJJ e Zach Edey , e non a caso Memphis concede appena sopra il 40% agli attaccanti avversari in tutte le zone di campo all’interno dell’area pitturata che non siano sotto il ferro. Vale poi la pena ricordare che se Jackson Jr. ha vinto il premio di miglior difensore NBA nel 2023, l’anno prima nell’impresa c’era riuscito Marcus Smart, e quando l’ex di Boston tornerà definitivamente in forma e godrà del ritorno in rotazione anche di Vince Williams Jr. pure il reparto dietro di Memphis – che può contare anche su un giocatore tosto come Desmond Bane – può dire la sua difensivamente. Cosa vuol dire “impatto” Se poi si tiene d’occhio l’account X della squadra, si può notare come dopo ogni gara viene pubblicato un bilancio di quelle che vengono chiamate “impact stats”, voci statistiche cioè che dovrebbero riflettere un certo tipo di impatto sul risultato finale. Memphis mette sotto la lente di ingrandimento voci diverse: a volte è il numero di punti prodotti in area , altre gli assist , altre ancora i punti in contropiede . Oppure si pone l'attenzione sui punti da secondi possessi o su quelli prodotti dai giocatori usciti dalla panchina Dove possono arrivare questi Grizzlies? Giunti al sesto anno della gestione Jenkins-Morant, prima della disgraziate ultima stagione erano già arrivate tre presenze consecutive ai playoff . Come a dire: non è che necessariamente manchi l’esperienza, anche ad alto livello, a questo gruppo, ma la cosa più difficile per Memphis ora sarà quella di compiere l’ultimo salto e dimostrare di poter essere lei la squadra che l’anno scorso è stata Dallas, andando a prendersi un posto tra le prime due a Ovest, con una chance di arrivare addirittura in finale NBA. Un risultato che nella storia della franchigia non è mai stato ottenuto in trent’anni di esistenza. Basterebbe questo per voler seguire da vicino il cammino di questi Memphis Grizzlies, che puntano con ambizione in alto. Sempre che Ja Morant…

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NBA, con Morant Memphis fa sul serio: e non può essere una sorpresa

Mauro Bevacqua