Cecilia Zandalasini: "Il basket è la mia vita, sogno di vincere con la Nazionale"

E’ stata la giocatrice italiana più giovane a giocare in WNBA, a soli 21 anni, e la seconda di sempre, dopo Catarina Pollini, ad aver vinto un titolo oltreoceano. Lei è Cecilia Zandalasini, azzurra classe 1996, atleta dal talento cristallino e dalla forte personalità. Ora in forza al Galatasaray, 'Zanda' ha girato l’Italia e l’Europa vincendo moltissimo, e dimostrando fin da molto giovane di avere tra le mani enormi capacità offensive e grandi doti da leader, che l’hanno portata da subito a distinguersi sia nei club sia con la Nazionale, con 3 scudetti giovanili con la maglia del Geas Sesto San Giovanni, e tre medaglie con la maglia azzurra: il bronzo all’Europeo Under 16 nel 2011, e due argenti, uno all’Europeo Under 16 nel 2012, e uno all’Europeo Under 20 nel 2016, in entrambi i casi MVP del torneo. “Io non ho mai fatto altro se non giocare a basket. Il cosiddetto primo e unico amore", dice Cecilia fiera. "Mio fratello di 7 anni più grande giocava, a me è sempre piaciuto andarlo a vedere. E quando a Broni, dove sono nata, hanno deciso di aprire la squadra di minibasket, ho iniziato subito. Avrò avuto 4 anni... Mia mamma ha ancora un sacco di foto, che fanno davvero molto ridere perché c’era il pallone più grande di me. E da quando ho iniziato non ho più smesso”. Cresciuta da sempre su un campo da basket, Cecilia Zandalasini a soli 28 anni vanta già un palmares da veterana: 3 scudetti con la maglia di Schio, 4 Coppe Italia, 5 Supercoppe italiane, un campionato turco e un titolo WNBA. “Fa un certo effetto", risponde ancora emozionata. "Tutt’ora di quella esperienza ho dei buchi. Ero molto giovane, avevamo appena finito di giocare gli Europei, i miei primi Europei con la Nazionale maggiore, che non erano andati benissimo. Venivo da una notte in bianco e agli arrivi mi ricordo che c’erano i miei genitori, ma anche il mio agente, e mi sono chiesta cosa ci facesse lì. Mi ricordo che lui mi disse che ero stata chiamata dalle Minnesota Lynx, che avrebbero pensato loro a tutte le pratiche del visto e che quando ero pronta sarei potuta partire. Io sono rimasta impietrita. Non potevo crederci. Fino a quel momento non credevo potesse esserci la minima possibilità di giocare in WNBA. A loro sarò per sempre grata, mi hanno fatto vedere un mondo nuovo e realizzare un sogno, giocare negli Stati Uniti e soprattutto vincere un titolo. Devo dire che anche adesso che sono passati degli anni da quel 2017, sono cambiate tante cose ma ancora faccio fatica a crederci”. Un trofeo che rimarrà sempre nella storia. Dopo quell’esperienza Cecilia è tornata a vestire la canotta delle Minnesota Lynx questa estate, dove non è riuscita a bissare il successo, perdendo in finale playoff con le New York Liberty, ma dove ha raccolto l’ennesima esperienza che l’ha fatta crescere come persona e come giocatrice. “Questa estate l’esperienza americana è stata intensa. Il livello è altissimo così come l’intensità, all’inizio soprattutto si fa molta fatica, bisogna abituarsi. Chi mi ha impressionato di più? Devo dire che quando bisognava giocare contro le Las Vegas Aces e qualcuna delle nostre lunghe doveva giocare A’ja Wilson, io le auguravo buona fortuna . Non sembra, ma vedendola dal vivo è veramente statuaria, è super atletica e a tratti immarcabile. Lei è quella che mi ha impressionato di più sia in attacco che in difesa”. E ora? Nuove sfide la attendono, prima con il Galatasaray, con il quale sogna lo scudetto in Turchia e magari, perché no, anche l’Eurocup, e poi di nuovo oltreoceano per una nuova entusiasmante avventura. Cecilia è infatti stata scelta all’expansion draft dalla nuova franchigia WNBA, le Golden State Valkyries. “E’ stato tutto molto particolare, io non ne sapevo nulla, non sono stata avvisata prima, sapevo che ci sarebbe potuta essere quella possibilità, che ci sarebbe stato l’expansion draft, che stavano costruendo una nuova squadra. Però se ti devo dire che era tutto organizzato, assolutamente no. A me è arrivata la chiamata dalla general manager delle Golden State dicendomi che sarei stata una di loro. E’ stato tutto un po’ stile NBA, apri Instagram, o ricevi una chiamata e lì può succedere di tutto. Sicuramente fa piacere, quindi vedremo. Ci sono un po’ di cose da sistemare ma vedremo", risponde felice e consapevole della grande opportunità. "La squadra è tuttora incompleta, mancano le 'star', che forse si discuteranno a gennaio/febbraio. Bisogna ancora vedere che impronta vogliono dare. Però San Francisco sembra essere una città meravigliosa, io sono molto carica anche se comunque c’è tempo per pensarci”. Entusiasmo, ma testa sulle spalle perché ovviamente la stagione è lunga, ci sono tanti appuntamenti, sia con il club attuale sia con la Nazionale, come gli Europei a giugno, dove 'Zanda' sogna la medaglia. Ma quando ha veramente capito che avrebbe potuto fare qualcosa di importante? “Quando inizi a guadagnarti i minuti in serie A, essere chiamata in Nazionale, anche da molto giovane, ad avere un ruolo sempre più centrale anche lì, inizi a farci caso. Ma non ci ho mai pensato davvero, sono sempre stata una persona con i piedi per terra, e lo sono tutt’ora", dice Cecilia con orgoglio. "Però devo dire che ho dei bellissimi ricordi di tante squadre, ma forse con le nazionali giovanili ho vissuto i momenti più divertenti. Uno su tutti, quello che mi è rimasto più nel cuore, è l’argento Under20. E’ vero che nelle giovanili si gioca un basket diverso, ma comunque sei alle porte della Nazionale senior e della Serie A. Ho un gran ricordo di quell’estate, di quel gruppo. Mi ricordo che eravamo sotto di 20 e nel secondo tempo abbiamo recuperato, poi siamo arrivate pari e abbiamo perso quasi allo scadere. A livello di club, ti direi che la qualificazione alla Final Four di Eurolega, nel mio terzo anno ad Istanbul, è stata molto emozionante. Non l’ avevo mai fatta, e devo dire che ero molto orgogliosa di quel risultato, anche se non abbiamo vinto. Diciamo che forse sono veramente entrata nell’ottica che il basket potesse effettivamente diventare la mia vita gli anni ad Istanbul, è stata la mia prima esperienza all’estero, da straniera, in una squadra che puntava a vincere il campionato e fare bene in Eurolega”. Tanti bei ricordi ma anche qualche delusione, come la chiusura questa estate del settore femminile della Virtus Bologna, società nella quale era approdata nel 2021 e per la quale aveva appena firmato un prolungamento di contratto fino al 2026. “Ho vissuto molto male la chiusura della squadra, così come l’hanno vissuta male le mie compagne. E’ stata una brutta sorpresa, anche e soprattutto a livello personale", continua seria. "Noi sportivi siamo abituati a spostarci e fare traslochi. Ma comunque a me piaceva l’idea di rimanere a Bologna, che è una città alla quale mi sono affezionata molto, e avere la possibilità di rimanere in una squadra per più anni, far parte dentro il campo di un progetto, e fuori dal campo avere la tranquillità di non dover pensare al resto ma potermi concentrare e focalizzare solo sul basket. Per me è stato davvero un brutto colpo. Poi sulle ragioni non entro, ma di certo io, come poi il resto delle mie compagne, ho dovuto cercarmi una nuova squadra e impacchettare tutto ricominciando da capo un’altra volta. E’ un vero peccato perché avevo creduto molto in un progetto che sembrava bellissimo, soprattutto per il basket femminile e soprattutto in una città come Bologna che vive di basket e dove anche noi ci eravamo fatte il nostro seguito e il nostro pubblico. Mi dispiace molto perché in un campionato come quello italiano una squadra come la Virtus sarebbe servita e avrebbe fatto crescere il movimento”. Un’esperienza che l’ha segnata, ma che non ha comunque fatto spegnere il fuoco e la passione che Cecilia ha dentro. “Non c’è niente che odio del basket, lo amo! La cosa che forse mi piace meno è la preparazione atletica estiva, ma questa non piace a nessuno! Però mi piace lavorare per migliorarmi ogni giorno, per esempio una cosa in cui vorrei crescere è nella padronanza della mano sinistra, io tiro e uso principalmente la destra, ma mi piacerebbe diventare più pericolosa usandole entrambe. Nella vita direi che sono una ragazza semplice, nell’accezione migliore possibile, mentre in campo sono una persona determinata e competitiva”. E si vede! Ride, perché sa che è la caratteristica che più la contraddistingue, ma che è anche quella che le ha permesso di vincere tanto e di sognare ancora in grande. “Come atleta sogno di vincere qualcosa con la Nazionale, qualsiasi cosa basta che sia qualcosa, sarebbe una soddisfazione enorme che mi ripagherebbe dopo tantissime delusioni negli ultimi anni che mi hanno fatto un po’ dubitare. Vincendo mi leverei un bel peso. Abbiamo del potenziale per questi Europei, - in programma dal 18 al 29 giugno, il girone si giocherà in Italia in diretta su Sky Sport - ma lo avevamo anche le altre volte. Poi sai soprattutto negli ultimi anni gli Europei sono davvero competitivi e il livello è molto alto, fin dalla fase a gironi. A noi c’è sempre mancato quel qualcosa, che non so bene cosa sia, ma quel piccolo step per fare la differenza. Dobbiamo proseguire come abbiamo iniziato, non abbiamo mai fatto malissimo, ma se vogliamo vincere credo che dovremmo fare ancora di più. Mentre se devo dire un sogno a livello più personale, ti direi quello di fermarmi in un posto e costruire qualcosa, trovare una “casa”. Ma più che un sogno forse è un bisogno, una necessità”. Ultima curiosità, Cecilia gioca con due numeri diversi: con il 24 nel club, con il 9 in Nazionale. Perché? “Il 24 banalmente per Kobe, anche se è un numero che ho da quando ero piccolina, da quando facevo le giovanili con il Geas Sesto San Giovanni. Ma era un numero che non avevo mai associato a nulla finché poi Kobe non ha cambiato il suo dall’8 al 24 e allora quegli anni lì l’ho ripreso. E in realtà in Nazionale con il 9 non per scelta, ma perché nelle mie primissime esperienze in Nazionale giovanile c’era la regola che bisognava avere un numero tra il 4 e il 20. Inoltre erano già divisi per taglie, quindi se volevi il 6, ma era un S ed era troppo piccola non potevi averlo! . Inoltre, io ero una delle più piccole, sono nata nel 1996 ma giocavo con l’annata più grande e dovevo aspettare che le più grandi scegliessero. Alla fine mi ricordo che l’unica che mi andava bene era quella con il 9 e quindi ho 'scelto' il 9... anche se in realtà non mi dispiaceva e non ho mai pensato di cambiarlo perché, non so se ha senso, penso che alla fine mi si addica!”

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Andrea Colnago