Cosa sta succedendo ad Anthony Edwards

Nelle previsioni estive il suo nome era tra i più gettonati: dato come sicuro protagonista della stagione 2024-25, secondo molti tra tifosi e addetti ai lavori Anthony Edwards era pronto per fare il salto di qualità definitivo e diventare a tutti gli effetti una superstar. L’ormai tradizionale sondaggio anonimo effettuato tra i General Manager della lega, lo vedeva addirittura tra la manciata di giocatori in corsa per il premio di MVP. Il finale della stagione precedente, d’altronde, era stato tanto sorprendente quanto esaltante, con la giovane stella a trascinare Minnesota di nuovo in finale nella Western Conference dopo aver eliminato i Nuggets campioni in carica. Le Olimpiadi di Parigi, viste alla vigilia dell’inizio della nuova regular season, sembravano tutto sommato un inciampo prevedibile, perché Edwards, pur recitando un ruolo marginale nella squadra costruita attorno a tre leggende come LeBron James, Steph Curry e Kevin Durant, aveva comunque dato il suo contributo per la conquista dell’oro. Il palcoscenico olimpico, insomma, non sembrava il trampolino di lancio ideale per Ant, peraltro reduce da un’avventura non proprio fortunatissima con Team USA ai Mondiali del 2023, e l’impressione era che il momento di diventare un punto di riferimento anche con la maglia a stelle e strisce sarebbe arrivato più avanti, con l’ormai inevitabile ricambio generazionale che attende gli Stati Uniti del basket. La nazionale, e un ruolo da leader, insomma, poteva attendere, ma riguardo alla NBA era tutta un’altra storia. Perché tra i possibili uomini copertina della lega nel dopo LeBron e Steph c’era anche lui, e quel ruolo di primo, anzi di primissimo piano era lì a un passo. Un passo che però, al momento, Edwards non è ancora riuscito a compiere. Un Edwards diverso, ancora da decifrare Fin dalle prime battute della nuova stagione, una cosa è apparsa lampante: Edwards aveva modificato il suo stile di gioco. I cambiamenti sono subito risultati evidenti nella selezione di tiro in attacco, dove la stella di Minnesota ha dimostrato di voler puntare sulla pericolosità perimetrale molto più che in passato. E, arrivati ormai abbondantemente oltre un terzo della regular season, anche i dati confermano l’impressione visiva iniziale. Ant è passato dalle 6.7 triple di media a partita prese nella stagione 2023-24 alle attuali 9.9 e, ad oggi, con 335 triple tentate è il primo in tutta la NBA davanti anche a specialisti della materia come Steph Curry e Malik Beasley. Da tre, peraltro, Edwards sta realizzando con una precisione sconosciuta in passato, perché il 42.1% di media dalla lunga distanza è per distacco il miglior dato in carriera fin qui e rappresenta un balzo notevolissimo rispetto al 35.7% della scorsa stagione. La maggior precisione al tiro da tre, tuttavia, non si è finora tradotta in efficacia complessiva nella metà campo avversaria, dove viceversa Edwards è calato leggermente quanto a punti a partita rispetto alla scorsa stagione, passo indietro ancora più evidente nell’offensive rating, passato dal notevolissimo 115.8 della stagione 2023-24 al più modesto 111.2 attuale. Il cambiamento nella selezione di tiro, insomma, per ora ha dato risultati complessivamente deludenti e la metamorfosi tecnica, evidente in dati come i punti da palla persa degli avversari e in quelli segnati nel pitturato , non può essere analizzata senza prendere in considerazione il quadro tattico complessivo di Minnesota. La nuova versione dei T’Wolves La regular season NBA è un autentico treno in corsa e risulta praticamente inevitabile perdere per strada dei pezzi o dimenticare in fretta eventi che invece meriterebbero di essere sempre tenuti presenti quando si valuta il rendimento di una squadra e dei singoli giocatori che la compongono. Sembra infatti passato tanto tempo, ma giusto tre mesi fa i T’Wolves mandavano Karl-Anthony Towns, pezzo fondamentale della struttura che aveva portato Minnesota fino alle finali dell’Ovest, a New York in cambio di Julius Randle, Donte DiVincenzo e una prima scelta. La trade, che all’epoca aveva sorpreso un po’ tutti, ha scombussolato non poco i piani di Chris Finch, che nelle tre stagioni aveva costruito pezzo per pezzo l’identità della squadra. Minnesota da una parte è riuscita a mantenere quasi intatta l’efficacia difensiva che l’aveva caratterizzata la scorsa stagione , mentre in attacco l’inserimento dei due nuovi acquisti, e in particolare di Randle, lungo dalle caratteristiche sensibilmente diverse rispetto a Towns, si è rivelato assai più complicato. L’offensive rating di squadra è calato dal 114.6 della scorsa stagione all’attuale 111 e, forse seguendo un po’ il percorso della sua stella, forse per assecondare i nuovi elementi arrivati dai Knicks, la squadra è passata dal prendere il 38.4% delle sue conclusioni oltre la linea dei tre punti al prenderne il 46.8%. Le ricadute e gli aggiustamenti dovuti a questo cambiamento in termini di spaziature e quindi sulla fluidità offensiva della squadra sono facilmente intuibili. E l’ultima sconfitta, arrivata sul campo di Detroit nonostante i 53 punti segnati da Edwards, è la rappresentazione forse perfetta della scollatura tra lui e il resto della squadra. Contro i Pistons, Ant si è preso ben 31 tiri e i T’Wolves hanno chiuso con soli 20 assist totali, dato ampiamente sotto la già rivedibile media a partita che vede i ragazzi di coach Finch al 23° posto su 30. In qualche modo, quindi, è possibile affermare che la corsa di Edwards verso lo status di stella di prima grandezza sia stata se non ostacolata almeno frenata dalla necessità di cambiare pelle da parte di Minnesota. Invece le responsabilità appaiono essere interamente ascrivibili al giocatoreper quanto riguarda l’altro aspetto in cui ci si attendeva che Ant facesse un salto di qualità, al momento non arrivato: nella gestione emotiva della squadra e dello spogliatoio. Un leader non ancora maturo Nel solo ultimo mese, Edwards ha raccolto ben 200.000 dollari in multe rifilategli dalla NBA per insulti agli arbitri, linguaggio volgare usato durante le interviste ufficiali e citazioni assai poco colte di un altro specialista in reprimende da parte della lega come Gilbert Arenas. Prima della sequela di multe, peraltro, erano arrivati nell’ordine un assai poco cordiale “va**an*u*o” a chi lo criticava per le troppe triple prese, un litigio con Rudy Gobert a favore di telecamera durante la partita con Toronto e quindi la definizione poco gentile dei compagni e la risposta ai tifosi, accusati di mancare di rispetto alla squadra per aver fischiato i T’Wolves dopo la serie di sconfitte infilate nel mese di novembre. Insomma, non proprio un comportamento da manuale del leader e trascinatore quello tenuto da Edwards in questa prima parte di stagione. Eppure, considerati i precedenti in questo senso tutt’altro che eccezionali del diretto interessato e l’età ancora giovane, Ant ha compiuto 23 anni lo scorso agosto, da questo punto di vista le battute d’arresto e i passaggi a vuoto sono più che comprensibili. A Edwards, in definitiva, potrebbe solo servire ancora un po’ di tempo, e magari lo spazio per commettere qualche altro errore, sul campo e davanti ai microfoni, per trasformarsi davvero nella superstar che tutti si aspettano diventi. Qualche segnale, in questo senso, potrebbe arrivare dalla seconda parte di stagione, in cui lui e la squadra tutta saranno chiamati a mettere in atto una svolta che sembra essere ampiamente nelle loro corde.

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