Come Towns ha conquistato New York in poco più di tre mesi

Già non aveva funzionato con Tom Thibodeau a Minnesota, perché dovrebbe funzionare adesso? Non c’entra nulla con l’identità tattica e con l’approccio al basket della squadra. Adesso i Knicks hanno rotazioni troppo corte. La sua presenza costringerà a rivedere gli equilibri in attacco e a ripensare tutte le spaziature e la distribuzione dei tiri. Il contratto da 220 milioni di dollari per i prossimi quattro anni affosserà il mercato della squadra nelle prossime stagioni. I media di New York, con la fragilità caratteriale che si ritrova, se lo mangeranno vivo al primo momento di difficoltà. La lista potrebbe continuare, perché questi sono solo alcuni dei dubbi con cui addetti ai lavori e appassionati, tra cui molti tifosi dei Knicks, avevano accolto l’arrivo in città di Karl-Anthony Towns a inizio dell’ottobre scorso. Julius Randle, veterano a roster ormai da cinque anni e soprattutto Donte DiVincenzo, giocatore importante nella cavalcata conclusasi a gara-7 del secondo turno dei playoff solo qualche mese prima, avevano d’altronde fatto il viaggio inverso in direzione Minneapolis, e a New York era toccato mettere sul tavolo anche una prima scelta e due seconde scelte ai prossimi Draft. Era quindi opinione comune che il prezzo pagato per portarsi a casa il quattro volte All-Star fosse stato troppo alto. Anzi, qualcuno, nelle settimane successive alla trade, sosteneva addirittura che Towns si trovasse a New York di passaggio, per poi essere utilizzato come pedina di scambio non appena si fosse materializzata l’occasione di poter a mettere le mani su una stella di primissima grandezza, individuata al momento in Giannis Antetokounmpo. Il greco, però, pare essere oggi piuttosto saldo nella sua posizione a Milwaukee e Towns, nel frattempo, è riuscito a convincere anche i più scettici. Alla conquista di New York Guardando ai numeri mandati a referto da Towns nella prima metà di regular season è difficile non definire questa come la miglior stagione della sua carriera. Solo nell’annata 2019-20, peraltro funestata dalla pandemia da Covid-19 e in cui aveva giocato solo 35 partite totali, era infatti riuscito a fare meglio degli attuali 25.4 punti di media a partita, mentre per quanto riguarda i rimbalzi, i 13.9 strappati fin qui sono per distacco il dato migliore della sua avventura ormai più che decennale in NBA, e solo Domantas Sabonis ha saputo fare meglio di lui con 14.2. Più che la produzione in sé, però, a stupire in questa prima parte di stagione è stata soprattutto l’efficacia con cui Towns è riuscito ad accumulare quelle statistiche. La percentuale dal campo e quella al tiro da tre sono i dati migliori della sua carriera, così come il plus/minus di media e il net rating . Si tratta di cifre che lo rendono fin qui il migliore tra i Knicks con un certo margine anche sulla stella della squadra Jalen Brunson, che segna leggermente più di lui ma con una precisione e una efficienza nettamente più contenute. Towns, quindi, oltre a essere nel pieno della miglior stagione della sua carriera, è stato fin qui il vero cardine dei Knicks. Il suo inserimento in squadra, poi, non ha generato i problemi che in molti prevedevano lo scorso autunno, anzi. New York, rispetto alla scorsa stagione, ha perso poco o nulla nella tenuta difensiva complessiva , guadagnando viceversa quanto a rendimento nella metà campo avversaria . Quel salto di qualità che i Knicks cercavano con l’arrivo di Towns si sta insomma già materializzando e, quanto agli eventuali problemi caratteriali, fin qui non se ne è avuta traccia. Non solo, volendo prescindere all’impatto avuto sulla squadra, quanto a efficienza complessiva fin qui solo Nikola Jokic e Giannis Antetokounmpo hanno fatto meglio dell’ex T’Wolves con 33.4. Non è un caso, d’altronde, che la NBA lo abbia inserito nella decina di nomi che al momento sarebbero in corsa per il premio di MVP. Logico, quindi, pensare che le possibilità dei Knicks di realizzare il sogno di tornare in vetta alla NBA passino per forza dal fatto che Towns riesca a mantenere questo livello di rendimento anche nella seconda parte di stagione, soprattutto quando ogni possesso e ogni canestro cominceranno a contare veramente. La primavera di Towns e dei Knicks Inutile negarlo: le mosse compiute sul mercato dai Knicks, che prima di scambiare per Towns si erano svenati pur di far attraversare a Mikal Bridges uno dei ponti che collegano Brooklyn a Manhattan, erano giustificate dall’intenzione di puntare subito al titolo o quantomeno di tornare a quelle Finals che al Madison Square Garden mancano da più di un quarto di secolo. Per riuscirci, però, i ragazzi di coach Thibodeau dovranno superare con ogni probabilità almeno uno, ma più probabilmente entrambi gli ostacoli rappresentati da Boston e Cleveland. L’incrocio con lunghi come Evan Mobley, Jarrett Allen, Kristaps Porzingis e Al Horford, quindi, rende il ruolo di Towns più che mai cruciale nei destini della squadra, anche perché prima potrebbe essere necessario vedersela con avversari che non possono affatto essere sottovalutati, come i Magic di Paolo Banchero o i Bucks dell’immancabile Antetokounmpo fin qui in formato MVP. Nello scacchiere tattico delle serie che potrebbero attendere i Knicks, quindi, Towns si ritroverebbe a essere la pedina davvero insostituibile, soprattutto se Mitchell Robinson non sarà in grado di recuperare dai problemi fisici che fin qui gli hanno impedito di esordire in questa stagione. In questo senso i precedenti degli ultimi playoff, dove Towns è stato protagonista del traguardo storico raggiunto dai T’Wolves, tornati alle finali di Conference dopo vent’anni, occupandosi con efficacia anche dell’MVP in carica Nikola Jokic durante l’accesissima serie con Denver, appaiono confortanti per New York. Towns, ora come ora, dopo aver conquistato una tifoseria e un ambiente affatto facili come quelli newyorkesi, sembra quindi pronto per sorprendere ulteriormente chi dubitava e, in fondo in fondo, forse ancora dubita di lui.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Come Towns ha conquistato New York in poco più di tre mesi

Dario Costa