Jimmy Butler, Steph Curry e quel caffè 'sospeso'

Ah, che bell' 'o cafè Pure in carcere 'o sanno fa Co' a ricetta ch'a Ciccirinella Compagno di cella, c'ha dato mammà Parole di un poeta come Fabrizio De André, ritornello di ‘Don Raffaé’, una delle più famose ballate del cantautore genovese. Ora, non è dato da sapersi quanta confidenza abbia con la musica italiana, ma di certo Jimmy Butler, ormai ex stella dei Miami Heat, ha una certa padronanza con il mondo del caffè. Anzi, si può proprio dire che sia più che una passione, qualcosa di molto vicino a un lavoro considerando il momento complicato che ha attraversato negli ultimi mesi sul parquet, concluso col trasferimento ai Golden State Warriors. Tutto iniziò nell’estate del 2020. Anno di Covid, quarantena e mascherine. L'NBA decide di concentrare le ultime partite si campionato e playoff in poche settimane, da giocare a ‘porte chiuse’ in Florida, all’interno del parco tematico DisneyWorld di Orlando. Per ridurre al limite i rischi di contagio, viene imposto a giocatori, allenatori e staff di non muoversi all’esterno, di limitare gli spostamenti nell’area del parco fino al termine del calendario di partite, in quella che ancora oggi è famosa come la ‘Bolla’ di Orlando. Confinati in una specie di quarantena sportiva per 4, 6 o 8 settimane , agli atleti cominciano a mancare parti della loro quotidianità: famiglia, amici, hobby e perché no, un buon caffè. Pure in carcere 'o sanno fa... Eh, per la verità no... Nel 'carcere' di Orlando la ricetta del caffè non è come quella della mamma di Ciccirinella. E qui entra in gioco Jimmy Butler, ala e leader dei Miami Heat, uno che non gira mai senza il suo kit per il caffè. Diventa il 'barista' della NBA. D'altronde, i migliori business non si basano prima di tutto sulla soluzione dei problemi di tutti i giorni? Chi vuole bere un caffè nella 'bolla' deve bussare alla porta della camera di Jimmy dove c'è una lavagnetta col listino: 9 varietà , 3 taglie un solo prezzo... 20 dollari! Ma i colleghi hanno in tasca solo pezzi da 100. "Mi dispiace Jimmy, non ho banconote da 20", gli dicono. "Mi dispiace, non ho il resto. Grazie per avermi pagato 100 dollari una tazza di caffè", risponde lui con ghigno beffardo. E così incassa qualcosa come 2000 dollari al giorno. E i suoi Miami Heat nella 'bolla' arrivano fino alla finale. Fatevi due conti... Butler ha un rapporto speciale col caffè. Si dice che ne beva fino a 5 tazze prima delle partite. Ma qui la caffeina non c'entra, è una questione di rito, di connessione. Butler rimane rapito dal valore sociale di quei caffè, dall’esperienza che si può fare dietro ogni singolo sorso. A Orlando la pausa caffè, come raccontato dallo stesso Jimmy ‘Buckets’, è stata un modo per creare un rituale familiare nella stranezza della ‘bolla’, un momento per acquistare una tazza di normalità all’interno del caos della pandemia. I giocatori NBA stavano pagando per una cosa che non ha prezzo: i rapporti umani. Confrontarsi, sfogarsi, parlare delle proprie famiglie, vivere attimi di serenità. Da maniaco del gioco, Butler aveva studiato i suoi avversari/clienti, imparando gusti, orari di visita, argomenti preferiti di conversazione: un bravissimo padrone di casa in grado di mettere a proprio agio i suoi ospiti durante i pochi momenti liberi tra allenamenti e partite. Jimmy Butler ha una natura estremamente competitiva e così, finita la 'prigione' di Orlando, nella offseason 2021 inizia a viaggiare fra caffetterie europee e piantagioni del Centro e Sud America, per approfondire il processo di produzione del caffè e tutte le sue derivazioni. La leggenda narra che una volta abbia speso più di 65 mila dollari per acquistare poco più di 4 etti di chicchi di caffè El Salvador di prima qualità. Diventa una vera e propria attività parallela al basket e nasce il suo brand personale, ‘BigFace’, che prende il nome dal gergo americano usato per indicare il volto di Benjamin Franklin sulle banconote da 100 dollari . Nella serie Netflix ‘Starting 5’, che segue la vita fuori dal campo di cinque star della NBA, si può proprio vedere come Butler nella cucina della sua villa a Miami abbia fatto installare una vera e propria caffetteria, dove si allena nella Latte Art e dove tiene delle lezioni da barista per i suoi collaboratori. Il brand ‘BigFace’ inizialmente si sviluppa attraverso il web. Butler entra in partnership con Shopify, company canadese che sviluppa l’omonima piattaforma di e-commerce. Questo grazie a un programma aziendale rivolto a una selezione di atleti imprenditori. Online il brand di Butler vende chicchi di caffè, oltre ad abbigliamento e altro merchandising. Il secondo 'esperimento di negozio' nel 2023 durante il Miami Open di tennis : ‘BigFace’ apre uno stand all’interno dell’area giocatori. Barista d’eccezione è sempre Butler, grande amico di Carlos Alcaraz. Uno spazio dedicato solo ai tennisti, in cui potersi rilassare e scambiare qualche parola prima di scendere in campo, proprio come successo a quelli NBA durante la ‘bolla’. Sfruttando la routine degli atleti, abituati ad arrivare al campo molte ore prima della loro partita, Butler riuscì a creare qualcosa di più di una semplice pausa caffè, un momento in cui gli atleti potevano liberarsi dallo stress ed entrare in connessione. Nel tempo ‘BigFace’ ha aperto vari negozi pop-up, fino al primo store permanente, il 6 dicembre 2024 all’interno del Design Discrict di Miami. Alla presentazione dello store, lussuosissimo, modernissimo e bianchissimo, fra i tanti vip c'era anche l’ex Juve Paul Pogba, grande amico di Butler. A riempire le tazze... sempre Jimmy. Perché il format non è mai cambiato, si è solo ingrandito: non si entra solo per bere un caffè, si entra per fare un'esperienza ed entrare in connessione. E allora ecco che la lounge sul retro del negozio o il patio esterno si trasformano magicamente in quella camera di DisneyWorld a Orlando o quello stand di tennisti all'Hard Rock Stadium... Oggi Jimmy Butler è un giocatore-imprenditore, anzi un imprenditore-giocatore. Perché il campo ultimamente l'ha visto poco. Tre sospensioni solo nell'ultimo mese, costategli quasi 5 milioni di euro. Colpa di un contratto che i Miami Heat hanno scelto di non rinnovargli e di un ego che troppe volte in passato gli ha fatto terra bruciata attorno. Fino al paradosso di un paio di settimane fa: Butler e gli Heat a New York, ma mentre la squadra di Spoeltra giocava e vinceva a Brooklyn contro i Nets, Jimmy 'scendeva in campo' a Manhatthan per inaugurare la collaborazione tra ‘BigFace’ e ‘HappyGrocery’, uno dei brand di supermarket più alla moda della 'Grande Mela'. Nella notte del 6 febbraio, l'ultimo giorno prima della fine del mercato NBA, è arrivata l'ufficialità del suo passaggio ai Golden State Warriors. Tornerà ad essere un giocatore di basket, sarà compagno di Steph Curry ed entrambi inseguiranno per l'ultima volta la possibilità di vincere un titolo . "Curry non è un giocatore completo, perchè non ha ancora assaggiato il mio caffè”. Questa frase di qualche tempo fa, citata da 'La Giornata Tipo', è uno dei tanti 'troll' di Butler in carriera. Beh, ora rimedieranno... Magari riflettendo sulla mission del BigFace: "Il caffè ci spinge, ci ispira, ci collega e ci rinnova. E’ il filo comune intrecciato nel tessuto stesso delle nostre vite. La nostra visione è un mondo con un caffè migliore, grandi sogni e sorrisi più grandi". A Miami, a San Diego. E ora a San Francisco...

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Simone Dagani