Doncic, Butler ma non solo: tutti gli scambi di mercato che hanno ridisegnato la NBA

È stata una trade deadline spumeggiante, iniziata in anticipo - con il mega scambio tra Mavs e Lakers sull'asse Doncic-Davis e con il trasferimento di De'Aaron Fox da Sacramento a San Antonio - e poi culminata nelle ultime 24 ore quando un susseguirsi di movimenti di mercato hanno visto tante altre superstar trovare una nuova casa. In totale si sono mossi 9 All-Star, un record per una trade deadline NBA, ma l'eco della trade Doncic-Davis ha monopolizzato a lungo l'attenzione di tutti. A ragione, c'è da aggiungere: non era mai successo prima che due giocatori All-NBA venissero scambiati tra loro a campionato in corso . Siccome quello del fenomeno slovano dei Mavs - 26 anni ancora da compiere - è il nome da copertina, la scelta di Dallas di cederlo è apparsa a molti incomprensibile. Cosa c'è dietro? Cosa sa il front office di Dallas che il resto del mondo non sa? Quali sono state le vere ragioni che hanno spinto Nico Harrison a una mossa rischiosissima, una che - andasse male - potrebbe finire per compromettere la sua stessa carriera? "Io vorrei sapere se i Mavs hanno in mano delle informazioni sullo stato fisico di Luka Doncic - mai stato il più professionale degli atleti - che nessun altro sa", dice Matteo Soragna. "Mi viene in mente la cessione di Isaiah Thomas, quand'era tra i candidati MVP, da parte del management di Boston. Solo dopo sono emersi i suoi cronici problemi all'anca, che di fatto gli hanno fatto chiudere la carriera". "Ma anche perchè tutta questa fretta", incalza Davide Pessina. "Perché parlare solo con i Lakers? Perché non alzare il telefono, chiamare - faccio un esempio - i Milwaukee Bucks e sondare la disponibilità di uno scambio Antetokounmpo per Doncic?". Per entrambi una delle giustificazioni offerte dal GM di Dallas Nico Harrison alla trade - l'estensione contrattuale di Doncic sarebbe stata non solo costosa ma anche difficile - non regge: "Quello è il tuo lavoro". Ma quando Harrison parla di cultura di squadra, basata sulla difesa , e di una finestra temporale di 3-4 anni per puntare a vincere con il gruppo costruito ora attorno a Kyrie Irving e Anthony Davis, Pessina si trova d'accordo: "Il titolo può essere l'unico obiettivo. Hanno giocatori - Irving, Thompson, Davis - che sono già stati in finale NBA e le hanno già vinte. Sono profondi, fisici, hanno tante alternative, anche se sono curioso di capire come si sistemeranno tatticamente". Un dubbio condiviso da Soragna: "Dei tre big di rotazione nessuno è in grado di aprire il campo: se PJ Washington gioca da tre, vuol dire che dai tanti minuti a Klay Thompson da due, e questo potresti pagarlo tanto difensivamente". Guardando in casa Lakers, invece, sulla coesistenza di due "maschi alfa" come LeBron James e Luka Doncic, tanto Pessina quanto Soragna di dubbi non ne vedono. "Non vedo problemi - dice Soragna - come non ce ne sono stati quando i Mavs hanno unito Doncic e Kyrie Irving: sono giocatori che vivono di vita propria". "I grandi campioni un modo di giocare bene assieme lo trovano sempre", conferma Pessina. Certo Davis mancherà, e l'acquisizione di Mark Williams da Charlotte può aiutare ma forse non bastare: "Sono meno profondi di prima - conclude Soragna - e il supporting cast attorno alla coppia di fenomeni James-Doncic potrebbe non bastare". Di cosa si parla quando si parla di "doppio standard" Lo shock della cessione improvvisa, anche per i diretti interessati, di due superstar del genere - e le immediate proteste dei tifosi dei Mavs, che si sono sentiti traditi dalla dirigenza - ha poi riportato d'attualità il tema del cosiddetto "doppio standard": tra i "doveri" dei giocatori - hanno detto ad esempio Kevin Durant e Giannis Antetokounmpo - c'è quello di dimostrare una certa lealtà alla maglia, ai tifosi, alla società, che le società invece non hanno, libere - come da regolamenti - di gestire i contratti dei loro giocatori stipendiati come meglio credono. "Il discorso è diverso per una fascia di giocatori - sono 10-15, non di più, le vere superstar - che possono provare a gestire il loro destino, e tutto il resto dei giocatori della lega, che sono a tutti gli effetti, anche se magari è brutto da dire, merce di scambio", sostiene Soragna. "Concettualmente io sono abbastanza d'accordo con i giocatori: questo doppio standard esiste", è l'opinione di Pessina. Pessina su Fox agli Spurs e Soragna su Butler agli Warriors Ma la trade deadline non ha regalato emozioni solo sull'asse Dallas-Los Angeles. Uno dei movimenti più attesi era quello che riguardava Jimmy Butler, ormai separato in casa a Miami. "Sono curioso tanto del rapporto, potenzialmente esplosivo, tra Butler e Draymond Green, due caratterini, che dell'inserimento dell'ex stella degli Heat nel gioco di Steve Kerr, perché Butler ha uno stile di gioco all'apparenza agli antipodi di quello di Golden State, pur avendo dimostrato di saper giocare anche lontano dalla palla se ha voglia di farlo". Davide Pessina, invece, rivolge la sua attenzione in Texas, e alla mossa degli Spurs di individuare in De'Aaron Fox, arrivato dai Kings, la spalla di Wembanyama. "Da due anni il progetto degli Spurs è di costruire la squadra del futuro, attorno al francese. Questo è forse la prima vera pietra da posare accanto al loro n°1, con caratteristiche tecniche e fisiche che secondo me si sposano bene con quelle di Wembanyama. Magari non subito, ma potrebbe rivelarsi uno dei movimenti con più impatto per il futuro della NBA". Non resta che affidare, come al solito, la risposta al campo. Senza guardare ai risultati immediati, e forse neppure a quelli prossimi futuri, ma con un occhio maggiormente tarato sul lungo periodo: solo il tempo darà le vere risposte alle scelte effettutate da GM e franchigie nelle ultime ore.

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