NBA, e se il fattore X dei Lakers fosse Jaxson Hayes?

Non è passato molto, poco più di due settimane, dall’esordio di Luka Doncic con la maglia dei Los Angeles Lakers. Il ricordo è ancora fresco. E una cosa me la ricordo bene. Lui – che in maglia Mavs aveva abituato tutti a un continuo protestare, lamentarsi, infuriarsi – non smetteva di sorridere. Certo, forse per essere stato designato come l’erede di Mikan e Chamberlain, Baylor e West, Magic e Kareem, Kobe e LeBron da parte di una delle franchigie più nobili della NBA. Ma soprattutto perché la prima impressione è spesso quella che resta, e allora c’era da fugare i dubbi di un carattere difficile, di un giocatore ingombrante, di un atteggiamento rivedibile. E poi ricordo un’altra cosa: c’è stato solo un suo compagno che è riuscito a superarlo per numero di sorrisi, chiudendo quella serata agevolmente in doppia cifra. E quel suo compagno risponde al nome di Jaxson Hayes. Suo il primo canestro della partita: schiacciata su alley oop di LeBron. E sorriso. Suo anche il secondo canestro della gara: altra schiacciata su altro alley oop, stavolta di Doncic. E altro sorriso. Quattro punti in 50 secondi. A fine gara i punti sarebbero stati 12, +12 anche il suo plus/minus di serata, in soli 23 minuti trascorsi in campo. Quel giorno – era il 10 febbraio scorso – Jaxson Hayes era partito in quintetto per i Lakers soltanto per la nona volta stagionale. Non la prima, ma probabilmente una delle ultime. Perché quattro giorni prima – e cinque dopo la trade per Doncic, che aveva visto partire per Dallas Anthony Davis – i Lakers avevano orchestrato in fretta-e-furia un secondo scambio di mercato, questa volta con Charlotte, per mettere le mani su un lungo che potesse almeno in parte sopperire all’addio di AD. Il prescelto era stato Mark Williams, ma mentre si giocava Lakers-Jazz – il famoso esordio di Doncic in gialloviola – il suo status risultava ancora associato alle parole “trade pending”. Una formalità, si pensava: i soliti tempi tecnici, le consuete visite mediche, e poi dal North Carolina Williams avrebbe fatto il suo sbarco a “LaLaLand”, dritto nel quintetto base dei Lakers. Su di lui – nonostante fosse stato fin lì costretto a saltare 128 delle 212 partite in calendario nei suoi due anni e mezzo di NBA – erano pronti a scommettere in tanti. Ha centimetri . Ha chili . È fisico. Spazza tutto a rimbalzo. Sa intimidire. Ha mano comunque educata. E, soprattutto, sa come attaccare il ferro: ha verticalità. Perfetto per i lob di Doncic – proprio come Dereck Lively a Dallas . Come è andata a finire lo sapete. Quelle visite mediche, in casa Lakers, Williams non le ha mai superate, con L.A. non ha mai esordito, lo scambio è saltato e quando è sceso in campo è tornato a farlo, di nuovo, con la maglia degli Hornets . Un episodio rocambolesco, in tutto e per tutto, oltre che raro per i canoni NBA. E che ha portato a un risultato inaspettato: i Lakers – partito Davis – non hanno trovato un sostituto e oggi il reparto lunghi gialloviola conta su Jaxson Hayes, Christian Koloko , Alex Len e Trey Jemison . In pratica: a oggi il reparto lunghi dei gialloviola conta solo su Jaxson Hayes. E torniamo a lui. Chi è Jaxson Hayes? Ottava scelta assoluta al Draft 2019 in uscita da Texas University, non ha mai giocato per gli Atlanta Hawks, che lo hanno sì scelto ma anche subito ceduto nel giro di una settimana a New Orleans, dove ha trascorso tutta la sua carriera NBA prima di approdare ai Lakers nell’estate del 2023. In questi 4 anni in Louisiana non è mai andato sopra i 20 minuti di media in campo, chiudendo con 7 punti e mezzo e 4 rimbalzi a sera la sua avventura con i Pelicans. Per le dis-avventure, invece, è tutto un altro discorso. Nel luglio del 2021, infatti, emerge un brutto caso di violenza domestica che coinvolge Hayes e l’allora sua fidanzata Sofia Jamora. La ragazza – sentitasi minacciata, oltre che verbalmente anche fisicamente – chiama la polizia, che interviene sul posto e, dopo aver utilizzato il celebre taser, arresta l’allora giocatore dei Pelicans. Inizialmente fronteggia 12 capi di accusa: Hayes non si dichiara colpevole di resistenza a pubblico ufficiale e incassa una sentenza che gli impone tre anni di libertà vigilata, 450 ore di servizio pubblico comunitario e l’obbligo di seguire settimanalmente, per un anno, lezioni sul tema della violenza domestica. Ora, i conti si fanno facilmente: dal 2021 i tre anni di libertà vigilata si esauriscono nel 2024, e quindi oggi – assolti gli altri obblighi – l'episodio è da considerarsi ormai alle spalle. Non proprio. Perché nel novembre 2024 la polizia riapre il caso, sulla scia della pubblicazione da parte del sito di gossip TMZ di un video di cinque minuti e mezzo con le immagini del litigio alla base della denuncia iniziale. “Fermati, smettila. Non mi sento sicura”, sono alcune delle parole pronunciate da Sofia Jamora, che a un certo punto esclama: “Non ti permetterò di colpirmi ancora. Cosa pensi che sia, il tuo sacco da boxe?”. Nel video si vede Hayes visibilmente irritato spingere Samora, rovesciare e rompere alcuni mobili di casa e quindi anche ingaggiare una colluttazione con uno degli agenti intervenuti . Tra le parti – Hayes e Samora, rappresentati dai rispettivi avvocati – c’è ora in corso anche una causa civile e la NBA, dopo aver riaperto il caso, ha fatto sapere di “continuare a monitorare la situazione, ma senza divulgare ulteriori dettagli sul processo investigativo in corso”. Come è facilmente intuibile, non è certo la situazione ideale vista dalla prospettiva dei Lakers. Mark Williams non è mai arrivato, gli altri tre centri di rotazione non sembrano riscuotere troppa fiducia e l’unico uomo chiamato a dare presenza interna, intimidazione al ferro in difesa e una dimensione diversa all’attacco dei Lakers potrebbe da un momento all’altro ritrovarsi nuovamente coinvolto in faccende che con la pallacanestro non hanno nulla a che vedere. Perché lì, su un campo da basket, Hayes sembra invece non risentire minimamente della caotica situazione che lo circonda. Dall’esatto momento in cui Luka Doncic ha indossato una maglia gialloviola, l’ex Longhorns ha segnato – senza mai sbagliare – i primi dieci tiri che si è preso. Nelle sei gare da lui disputate nella nuova versione dei Lakers, le cifre di Hayes parlano di 7.5 punti e 4.5 rimbalzi di media in meno di 20 minuti con un eccellente 22/28 al tiro , sbagliando cioè soltanto un tiro a partita. Certo, le chance di titolo dei Lakers passano dal talento senza limiti di LeBron e Doncic, dai miglioramenti messi in mostra da Austin Reaves, dall’apporto difensivo di Vanderbilt e del nuovo arrivato Finney-Smith e dall’affidabilità di Hachimura e Vincent. Ma Hayes – gioco forza – è un pezzo importante, forse fondamentale del gruppo allenato da coach Redick. E questa forse, per i Lakers, non è necessariamente una buona notizia.

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Mauro Bevacqua