E se a 40 anni fosse LeBron James l'MVP di questa stagione?

Negli ultimi giorni la tv locale che trasmette le partite dei Los Angeles Lakers ha realizzato una grafica che ha fatto il giro del web. Da una parte c’è un giovane LeBron James non ancora 30enne con la maglia bianca dei Miami Heat, la fascetta sulla testa, la barba tenuta corta e due orecchini ai lobi delle orecchie; dall’altra c’è il LeBron James di oggi, con qualche ruga in più, una barba più pronunciata e soprattutto il gialloviola dei Lakers addosso. La prima foto è accompagnata dalle seguenti cifre: 26.8 punti, 51% dal campo, 35% da tre punti, 7.5 rimbalzi e 7.4 assist; di fianco all’altra invece si legge di 26.1 punti, 54% dal campo, 42.3% da tre punti, 8.2 rimbalzi e 8.1 assist. Medie sostanzialmente identiche, no? Ebbene: le prime fanno riferimento alle medie stagionali della stagione 2012-13, l’ultimo anno in cui James ha vinto il quarto MVP in cinque stagioni; le seconde sono le cifre da quando ha compiuto 40 anni. Un rendimento del genere da parte di un giocatore dell’età e della longevità di James è assolutamente senza eguali probabilmente nell’intero sport moderno, se non per quanto fatto da Tom Brady negli ultimi anni di carriera. Ma le cifre sarebbero fini a loro stesse se non fossero state accompagnate dai risultati di squadra: delle 28 partite disputate con James da quando è diventato quarantenne i Lakers ne hanno vinte 20, di cui 15 delle ultime 19 e le ultime sette in fila. E al di là dell’arrivo di Luka Doncic in squadra, che è ancora alla ricerca della forma ideale pur avendo cominciato a ingranare nelle ultime uscite, sul grande rendimento dei Lakers ci sono le impronte di James dappertutto. Da metà gennaio in poi nessuno ha avuto il record dei Lakers e la loro difesa è la migliore di tutta la NBA in questo lasso di tempo, di quasi due punti su 100 possessi superiore a quella dei Detroit Pistons. Un risultato impensabile a inizio stagione e a maggior ragione considerando che Anthony Davis ha contribuito solo per meno di sette partite a questo rendimento, prima per infortunio e poi per lo scambio. Su questa base difensiva e su un attacco comunque da top-10 della lega, i Lakers hanno rimesso in piedi una stagione che veleggiava senza troppa convinzione dalle parti del 50% di vittorie, issandosi adesso fino al secondo posto in una conference più che competitiva alle spalle degli imprendibili Oklahoma City Thunder. È sulla base di questo risultati che si può avanzare una candidatura a James per il quinto e presumibilmente ultimo premio di MVP della sua carriera. La NBA lo ha incoronato miglior giocatore del mese di febbraio per la Western Conference, un mese nel quale è diventato anche giocatore della settimana per la 69^ volta in carriera a suon di prestazioni eccezionali. Ha cominciato il nuovo anno mettendone 38 contro Portland e la sera dopo ne ha messi altri 30 contro Atlanta; dopo aver sfiorato due triple doppie consecutive, è risalito di colpi mettendone 29 contro Brooklyn e poi ne ha realizzata una da 21-10-13 contro Washington, contribuendo due giorni dopo allo smantellamento dei Boston Celtics in casa. In una trasferta da sei partite cominciata con 25 punti in casa di Golden State, ne ha messi 31 a Philadelphia e poi due sere dopo, in una gara che poteva tranquillamente saltare, ha impedito che i Lakers perdessero a Washington settando il tono dal punto di vista difensivo. “Un miliardario che ha vinto tutti i premi possibili e immaginabili sotto il sole ha avuto più voglia di competere di tutti gli altri presenti” ha detto il suo allenatore JJ Redick, non dando per scontato un rendimento del genere. Febbraio è poi cominciato con una memorabile tripla doppia da 33 punti al Madison Square Garden passata nel dimenticatoio per la trade di Doncic arrivata poche ore dopo, ma senza colpo ferire tre giorni dopo ha distrutto i Clippers a domicilio dominando a piacimento all’Intuit Dome. Non contento, al ritorno alla Crypto.com Arena ne ha messi 42 con 17 rimbalzi e 8 assist contro Golden State, e al debutto di Doncic coi Lakers ne ha messi altri 24 contro Utah. I due passaggi a vuoto contro Jazz e Hornets a cavallo dell’All-Star Weekend sono serviti giusto per prendere ulteriore slancio, mettendone 40 a Portland in back-to-back, 25 sul campo di Denver , 27 contro Dallas, 33 con 17 rimbalzi ai Minnesota Timberwolves, e poi 28+13 e 17 con 9 assist nelle ultime due vittorie contro i Clippers. Quello che le cifre non dicono tra l’anno dell’ultimo premio di MVP di James e quello che stiamo vedendo in questa stagione è ovviamente moltissimo. LeBron non è più in grado di sostenere lo sforzo difensivo che gli era richiesto in quei Miami Heat né la continuità di rendimento sera dopo sera dopo sera che poteva sostenere a 28 anni. In più giocava in una NBA che andava molto più lentamente rispetto a quella attuale dando quindi meno opportunità di accumulare statistiche 'grezze'. Quello che rimane assurdo è che si possa anche solo pensare di poter fare un paragone del genere, così come è assurdo pensare che James a 40 anni possa vincere il premio di Most Valuable Player contro gente 10 o 15 anni più giovane di lui. Ma è davvero un’ipotesi così peregrina? Ovviamente James per avere una chance dovrebbe mantenere questo livello di prestazioni da qui al termine della regular season e i Lakers dovrebbero chiudere al secondo posto a Ovest in maniera ancor più convincente, candidandosi seriamente a un ruolo di contender. In più sia Shai Gilgeous-Alexander che Nikola Jokic, in questo momento i due candidati principali al premio, dovrebbero rallentare considerevolmente rispetto alla grande continuità di prestazioni che hanno avuto sin dal primo giorno di regular season senza mai avere una flessione, cosa che invece James ha avuto nel mese di dicembre . Ma se si allineassero questi pianeti e continuasse ad accumulare record assurdi come quello dei 50.000 punti in carriera sommando regular season e playoff , il nome di James potrebbe tornare di attualità per i membri dei media che voteranno per il premio a fine stagione. D’altronde, si sa che l’MVP è anche una questione di 'narrativa': a votare sono degli esseri umani, e noi tutti esseri umani siamo ancestralmente attratti dalle belle storie, e quale storia migliore rispetto a un ultimo riconoscimento per il miglior realizzatore nella storia del gioco e uno dei più grandi di sempre? Sarebbe una storia straordinaria capace di far parlare il mondo intero della NBA — e all’Olympic Tower, sede degli uffici della NBA, sanno quanto ci sia ancora bisogno dei 'grandi vecchi' come James, Curry e Durant per creare attenzione attorno alla pallacanestro, vedi Parigi 2024. Con ogni probabilità Jokic o SGA vinceranno meritatamente il premio di MVP, e James dovrà 'accontentarsi' di un posto tra i primi cinque o tra i primi dieci, specie se i Lakers dovessero rallentare rispetto al grande momento che stanno vivendo ora. Ma rimane incredibile che a questo punto della sua carriera James stia giocando così bene da farlo considerarlo per il Most Valuable Player di questa stagione 2024-25. Ricordatevi di tutto questo, perché non sappiamo quando e se ricapiterà un 40enne in grado di farci venire il dubbio, anche solo per un secondo, di essere ancora il miglior giocatore del mondo.

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Dario Vismara