Il futuro dei Boston Celtics, campioni in vendita

Dimenticate Paul Newman, Matt Damon, Daniel Craig e John Malkovich. Oggi attorno al tavolo da poker ci sono Stan Middleman, William Chisholm, Steve Pagliuca e Dan Friedkin. Come in Casino Royale, Rounders o La stangata, stanno giocando la loro partita. Con calma. Sul piatto ci sono i Boston Celtics, non una squadra tra le tante. Due li conosciamo poco, Middleman e Chisholm, gli altri due li conosciamo bene. Pagliuca è il proprietario del 62% dell’Atalanta, Friedkin è 'Mr. Roma'. In vendita dal 1° luglio 2024 , la squadra che ha vinto il maggior numero di titoli nella storia della NBA sta forse per trovare un nuovo padrone. “Si tratta di uno scenario complesso", riflette Flavio Tranquillo, "anche solo cinque anni fa se uno avesse pensato alla possibilità di acquisizione dei Celtics da parte del proprietario della Roma o dell’Atalanta, sarebbe stato portato all’ospedale e gli avrebbero fatto indossare una camicia di forza. E invece adesso è realtà. Bisogna guardare la fotografia e il film", continua Tranquillo. “L’esercizio 2025-2026 costerà 513 milioni in termini di salari e stipendi, tassa di lusso compresa. E questa è la fotografia. Il film, invece, ci mostra una franchigia che viene valutata attorno ai sei miliardi di dollari. Quei 513 milioni vanno visti all’interno di un valore che è realmente patrimoniale. Chi decide di acquistare i Celtics, quei sei miliardi li deve mettere sul tavolo in moneta avente corso legale. Bisogna sempre tenere presente che una cosa è il patrimonio e una cosa è il conto economico”. Al momento, l’unica vera certezza è rappresentata dalla soddisfazione della famiglia Grousbeck, che nel 2002 acquistò i Celtics per…360 milioni di dollari. Ora Boston vale circa 17 volte la cifra spesa per acquistarli 23 anni fa. Ma in campo qual è il vero valore dei Celtics? Sono più o meno forti dell’anno scorso? “Boston possiede quel tipo di sicurezza che acquisisci quando vinci il titolo", sottolinea Matteo Soragna. “Questo gruppo ha raggiunto un risultato al termine di un percorso, un percorso in cui non sono mancati i momenti di sofferenza e le sconfitte. Pensavo che la squadra fosse in grado di gestire in un modo diverso la regular season", sottolinea, “invece Tatum, Brown e anche Horford stanno giocando addirittura di più rispetto all’anno scorso. Il problema – un problema serio - è rappresentato dall’incertezza. Porzingis e Holiday, che l’anno scorso sono stati determinanti, hanno saltato parecchie partite. Nonostante tutto, però, in questo momento sono ancora loro i più forti”. “Quest’anno", prosegue Tranquillo, “sono più tranquilli e meno motivati e nel corso della regular season questo ti aiuta, perché la regular season in un modo o nell’altro deve essere gestita. Non so se nei playoff questa tranquillità potrà rappresentare un valore; un pizzico in meno di motivazione potrebbe rappresentare un piccolo minus…”. “È vero, il percorso nella regular season passa dalle motivazioni", dice Tommaso Marino, “e qualche passo falso è fisiologico, ma il valore della squadra è molto simile a quello dell’anno scorso. Dopo una grande stagione a volte di fuoco ce n’è un po’ meno e qualche passo falso te lo puoi permettere”. Passi falsi che i Celtics non potranno sicuramente permettersi con la squadra che sta dominando la stagione nella Eastern Conference: i Cleveland Cavs. La grande differenza tra le due squadre? Se parliamo di attacco, Cleveland è bella – la squadra, non la città, fidatevi; Boston è efficace. “Normalmente un attacco bello – dice Tranquillo - è un attacco in cui la palla si muove con fluidità, un attacco in cui ci sono le cosiddette multiple actions, diverse azioni all’interno dello stesso attacco. I Celtics, invece, ne fanno una questione di isolamenti e pick&roll perché sanno… dove andare a parare. E lo sanno meglio delle altre 29 squadre della NBA”. “Non è la squadra più divertente da vedere - aggiunge Marino - giocano un attacco cinico, sanno perfettamente ciò che vogliono”. “E questo - prosegue Tranquillo - si trasforma anche in una sorta di amministrazione delle energie. Sfruttare una situazione, arrivare prima degli altri sull’obiettivo e con il minor dispendio di energie possibile: in questo nessuno è in grado di battere Boston”. “Un attacco con ritmo – dice Soragna - aiuta anche gli altri quattro, quelli che non hanno il pallone in mano, a rimanere dentro la partita. Cleveland gioca esattamente in questo modo: è piacevole ed efficace. Poi però questo tipo di gioco bisogna replicarlo nei playoff. A Boston, White, Holiday e Horford sono disposti ad…accontentarsi delle briciole dell’attacco – in altre squadre forse una situazione del genere non sarebbe sostenibile”. “Quella dei Celtics – conclude Tranquillo - è una combinazione particolare: tutti trovano la loro convenienza nel fare una certa cosa. In astratto, ciò che fa Cleveland è meglio, ma solo in astratto. Per farlo devi avere i giocatori giusti”. In un certo senso, tutto dipende da questo. È un po’ come avere le carte giuste al tavolo da poker. Anzi, bisogna usare il plurale. I tavoli sono due. Quello dove si gioca la partita per la proprietà dei Celtics e quello dove si gioca la partita per il titolo NBA.

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Francesco Bonfardeci