Un pezzo del prossimo titolo NBA passa dalle mani di Jalen Williams

Arrivati ormai al rush finale della regular season, gli Oklahoma City Thunder non possono più nascondersi. Pur avendo una delle squadre più giovani dell’intera NBA, il loro rendimento è stato così dominante lungo l’intera stagione da renderli pressoché in automatico i favoriti alla conquista del titolo, forse anche più di quanto lo fossero ai tempi di Kevin Durant e Russell Westbrook. Il Net Rating, cioè il differenziale tra punti segnati e subiti parametrati su 100 possessi, solitamente è un indicatore migliore sulla competitività e sulle prospettive di titolo di una squadra rispetto al semplice record di vittorie e sconfitte. Quello dei Thunder è semplicemente storico: stando ai dati di StatMuse, solamente i Chicago Bulls del 1995-96, quelli in grado di vincere 72 partite su 82, hanno un differenziale migliore del +12.7 con cui i Thunder stanno dominando questa stagione. Anche i Cleveland Cavaliers, che a livello di record sono lì con OKC, sono scivolati fuori dalla top-10 ogni epoca a +10.1, sotto al +10.7 dei Golden State Warriors delle 73 vittorie nel 2015-16. I Thunder hanno costruito le loro fortune sulla miglior difesa della NBA, ma anche sul quarto miglior attacco della lega — l’unica squadra in grado di piazzarsi nella top-5 in entrambe le metà campo, secondo i dati di Cleaning The Glass, che prevede per loro un record finale di 68-14 ottenibile chiudendo le 11 partite che mancano al termine della regular season con un parziale, difficile ma non impossibile, di 9 vittorie e 2 sconfitte. Almeno sulla carta, a questa squadra non manca niente: ha tantissimo talento difensivo, sia sul perimetro che sotto canestro; ha chili, centimetri e fisicità; gioca con un’intensità impareggiabile, mettendo sempre enorme pressione agli avversari; ha tiratori sul perimetro in grado di accendersi in ogni momento; perde pochissimi palloni e soprattutto può contare sul talento di un giocatore formato MVP come Shai Gilgeous-Alexander. È tutto già scritto allora? Non ha nemmeno senso giocare i playoff perché il titolo lo hanno già vinto? Calma, non così in fretta. Innanzitutto la concorrenza è numerosa e agguerrita, tanto nella Western Conference quanto nell’eventuale sfidante in finale uscita dalla Eastern. E soprattutto, per quanto eccezionali sotto molti aspetti del gioco, i Thunder non sono certamente una squadra imbattibile, né è così scontato che quanto di buono visto in regular season si "trasli" automaticamente anche ai playoff. E in particolare c’è un tallone d’Achille che le squadre stanno cercando di evidenziare e sfruttare sempre di più: cosa succede se il pallone non è nelle mani di Shai Gilgeous-Alexander o, ancora peggio, quando il canadese non è in campo? Per quanto il roster di OKC sia profondissimo, quando SGA non c’è la squadra di coach Daigneault soffre enormemente. Il differenziale tra quando è in campo e quando non c’è è di 10.6 punti su 100 possessi, più del doppio del secondo giocatore con più "impatto" del roster . E la differenza è quasi esclusivamente in attacco: con SGA i Thunder segnano 123.4 punti su 100 possessi, senza di lui crollano a 112 — come passare dal miglior attacco della lega a quello asfittico dei Miami Heat di questa difficile stagione. Senza il loro miglior giocatore, OKC fatica a costruire buoni tiri, perde molti più palloni ma soprattutto non va più in lunetta, uno dei pochi punti deboli della loro fase offensiva. Per questo motivo, un pezzo del prossimo titolo NBA passa dalle mani di Jalen Williams, per gli amici "J-Dub". Scelto alla numero 12 del Draft del 2022, nel giro di tre anni è passato da guardia semi-sconosciuta dell’Univesità di Santa Clara a essere un All-Star, aumentando sempre di più il proprio peso nelle gerarchie della squadra e la sua efficienza in ogni aspetto del gioco, tanto offensivo quanto difensivo. La sua annata è stata eccezionale: oltre 21 punti, 5.5 rimbalzi e 5.3 assist di media con 1.7 recuperi a partita e buonissime percentuali dal campo, meritandosi il riconoscimento di giovane stella della lega. Williams è chiamato però a un compito cruciale: non solo deve fungere da spalla di SGA quando i due condividono il campo , ma è anche l’uomo deputato a tenere in piedi l’attacco di OKC quando il canadese va a sedersi. Di fatto, sulle sue spalle ricade la responsabilità di “nascondere” il problema più grande di OKC sulla strada verso il titolo NBA: se riesce nel suo compito, i Thunder possono davvero vincere il primo titolo della loro storia; se non ne sarà in grado, le altre squadre potrebbero metterli in difficoltà. Lo scorso anno i Dallas Mavericks sono riusciti a eliminare i Thunder proprio in questo modo: area intasata, il maggior numero di uomini possibili addosso a SGA e se qualcun altro se la sente di vincere la serie, si faccia avanti. La serie di “J-Dub”, quantomeno dal punto di vista statistico, non è stata così malvagia: 17 punti, 6.5 rimbalzi e 5.7 assist di media con più recuperi che palle perse nelle sei gare della serie. A tradirlo sono state però le percentuali al tiro: Williams ha tirato col 46.7% effettivo, pagando a carissimo prezzo soprattutto un tiro da due punti che lo ha improvvisamente abbandonato . Difficoltà comprensibili per un ragazzo di 23 anni alla prima esperienza ai playoff della carriera, per di più con grandi responsabilità difensive per rendere la vita difficile a una stella del calibro di Kyrie Irving. Le difficoltà di Williams nei minuti senza SGA, però, sono rimaste anche quest’anno: non è un caso se il suo differenziale on-off è esattamente speculare a quello di Gilgeous-Alexander, con un -10.7 che lo posiziona all’ultimo posto nella sua squadra. Quando Williams ha le redini della squadra mentre il canadese è in panchina, infatti, i Thunder producono appena 110.6 punti su 100 possessi, precipitando dalle parti dei New Orleans Pelicans in quanto a rendimento offensivo. È chiaro che non è “colpa” di Williams se OKC va così male: semplicemente Gilgeous-Alexander è un fenomeno tale nella metà campo offensiva in grado di nascondere anche le lacune di un roster che non ha così tanti creatori di gioco tolti lui e J-Dub, anzi. È anche il prezzo da pagare per poter avere tutto quel talento difensivo a disposizione, potendo schierare una rotazione di esterni — da Cason Wallace a Alex Caruso, da Luguentz Dort a Aaron Wiggins fino ad Isaiah Joe — in grado di rendere la vita impossibile agli attaccanti avversari, ma che non ha nel talento puro il proprio marchio di fabbrica. Jalen Williams invece quel talento ce l’ha, così come ce l’ha anche il suo compagno di Draft Chet Holmgren, e starà soprattutto a loro due punire le attenzioni che gli avversari inevitabilmente dovranno riservare a Gilgeous-Alexander. La miglior notizia possibile per OKC, infatti, è che ora il lungo da Gonzaga è tornato a pieno regime dalla frattura al bacino che lo ha fermato a novembre e la differenza si sente, eccome. Ora che sono al completo, i Thunder possono schierare sia Williams che Holmgren nei minuti in cui Gilgeous-Alexander va a sedersi, e la musica cambia drasticamente rispetto a quando c’era solo Williams: OKC infatti ha un differenziale spaventoso in quei minuti, schiantando gli avversari di 32 punti su 100 possessi con un attacco atomico e una difesa impenetrabile . OKC è stata così dominante quest’anno da potersi permettere assenze più o meno lunghe da parte di diversi giocatori chiave, come ad esempio lo stesso J-Dub che ha saltato le ultime gare per un infortunio all’anca rimediato contro Denver una decina di giorni fa. Pur senza il loro secondo miglior giocatore, i Thunder hanno battuto senza nemmeno sudare così tanto squadre di alta classifica a Est come Boston, Detroit e Milwaukee — tutte in trasferta. In tutta la stagione non hanno mai perso tre partite in fila e solo una volta ne hanno perse due consecutivamente, in un paio di serate di metà novembre in cui erano stati costretti a schierare Williams da “centro” perché Holmgren, Hartenstein e Jaylin Williams erano contemporaneamente fuori causa. Sono tutti indicatori che ci dicono che questa è una candidata al titolo più che seria. Eppure, in qualche modo, quelle domande rimangono: cosa succede quando SGA non è in campo? E quando il pallone gli viene tolto dalle mani? Solamente i playoff potranno darci le risposte, e se quelle di Jalen Williams saranno positive, le chance di vedere il Larry O’Brien Trophy prendere la strada dell’Oklahoma si innalzeranno vertiginosamente.

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Dario Vismara