Dirk Nowitzki: "Luka più LeBron: i Lakers sono davvero pericolosi". L'intervista esclusiva

Partiamo dalla fine. Prima di congedarmi da Dirk Nowitzki, a intervista conclusa, gli racconto che la prima partita NBA che ho mai visto dal vivo lo vedeva in campo. Neanche tanto, a dire il vero, quindici minuti scarsi. In trasferta, a Los Angeles, ma mica allo Staples Center , che allora neppure esisteva. Al Forum. In quella Inglewood che da quest'anno invece è casa dei Clippers. Era il suo anno da rookie, stava finendo la stagione regolare. Quella chiusa dal tedesco - nona scelta assoluta al Draft del giugno precedente - appena sopra gli 8 punti di media in venti minuti di utilizzo, con il 20% da tre punti. Eppure io l'avevo capito. Avevo capito che sarebbe diventato un All-Star, prima o poi. Un campione NBA. Il primo MVP europeo della storia della lega. Il miglior giocatore di una serie di finale. Il sesto miglior marcatore nella storia del gioco. Meglio riscriverlo: il sesto miglior marcatore nella storia del gioco. Appena dietro a Michael Jordan. Subito davanti a Wilt Chamberlain. Io l'avevo capito. Sì, come no. E oggi proprio Dirk Nowitzki - 145 partite di playoff disputate, giocate segnando più di 25 punti a sera, uno che ha vissuto sulla propria pelle le delusioni più cocenti e le gioie più intense - è la persona perfetta per introdurre questa postseason 2025, più incerta che mai. Che arriva al termine di una regular season dominata da due squadre per certi versi sorprendenti, Cleveland e OKC. Parte da lì la nostra chiacchierata con la leggenda tedesca. Parlaci di Cavs e Thunder, che hanno dominato la regular season e che si presentano ai playoff come teste di serie n°1 a Est e Ovest "Hanno entrambe buonissimi giocatori in squadra, e questa ovviamente è la prima cosa: da una parte 'Spida' Mitchell, insieme a Garland, a Cleveland; dall’altra Shai Gilgeous-Alexander, che per me quest’anno è stato l’MVP. Hanno il talento, i giocatori giusti, e ottimi pedine complementari che gli permettono di adattarsi a diversi stili, possono giocare con più lunghi o con più piccoli, hanno giocatori capaci di difendere su più posizioni ma hanno anche ottimi allenatori e un gran fattore campo, perché entrambe le arene sono davvero rumorose. Hanno tutto, in pratica, compresa la capacità di vincere partite importanti anche lontano da casa. Se hai tanti giocatori di qualità, capaci di creare gioco e crearsi tiri ma anche di fermare gli avversari, nei finali, è così che vinci le partite, anche lontano da casa, ed è così che arrivi ad avere il miglior record, a Est e a Ovest. Stiamo parlando di due squadre incredibili: sono curioso di vedere quanto saranno capaci di avanzare nei playoff". C'è la regular season, e poi ci sono i playoff: tutta un'altra cosa, dice chi li ha conosciuti bene. È vero? Cosa cambia per chi gioca e cosa cambia anche dal punto di vista di come vengono preparate le partite? "Nei playoff gira tutto attorno ai matchup, perché in regular season non incontri di continuo la stessa squadra. È davvero interessante vedere gli aggiustamenti all’interno di una partita e tra una gara e l’altra, e questo aspetto è importante soprattutto per gli allenatori, perché sono loro che fanno gli aggiustamenti. Dal punto di vista di un giocatore, l’intensità è un po’ più alta, penso che l’arbitraggio sia leggermente diverso, vengono fischiati meno falli di contatto, e quindi bisogna essere bravi ad adattarsi in fretta al nuovo metro. Il gioco è un po’ più sporco, gli arbitri lasciano andare un po’ di più, ma in generale è davvero il momento più divertente dell’anno. I tifosi arrivano al palazzo con grande anticipo, l’atmosfera è diversa: è il momento più bello dell’anno, non vedo l’ora che inizino questi playoff". A quali serie guardi con più interesse, tra quelle del primo turno di playoff? A Ovest il primo turno tra Warriors e Rockets è già una sfida pazzesca, perché Houston è una squadra giovane, affamata, atletica, mentre ovviamente Golden State ora che ha aggiunto Jimmy [Butler] ha tutta l’esperienza del mondo, con tanti giocatori abituati a giocare al massimo livello. Ma sinceramente tutto l’Ovest è bellissimo: Lakers-Minnesota è un’altra sfida davvero interessante, con i Lakers che possono andare piccoli mentre Minnesota ha una bella batteria di lunghi, e sarà bello vedere quale stile di gioco prevarrà; anche Clippers-Denver è tutta da seguire. In generale tutto l’Ovest prevede una serie di sfide davvero intriganti: sarà interessante vedere chi avrà la meglio". Qual è lo stato della pallacanestro, al via di questi playoff 2025? "Oggi il gioco è in mano alle guardie. C’è bisogno di avere tanti trattatori di palla, tanti realizzatori, perché gira tutto attorno al tiro da tre punti. Si cerca molto la penetrazione per creare tiri smarcati. Non ci sono mai abbastanza star, mai abbastanza trattatori di palla o giocatori che sanno crearsi il proprio tiro. Oggi non è più la pallacanestro dei lunghi, di chi va a giocare in post: certo, sono ancora importanti, c’è bisogno dei rimbalzi e c’è bisogno dei lunghi, ma oggi si gioca di penetra-e-scarica, tirando tanto da tre punti, alzando il ritmo. Basta prendere ad esempio i Lakers, con Reaves, LeBron e Luka: sono tutti giocatori capaci di crearsi il proprio tiro e rendere le cose molto più semplici per i loro compagni" E infatti forse un esterno e non un lungo sarà l'MVP della stagione. "Lo so che Jokic ha avuto una stagione incredibile, chiusa in tripla doppia di media, ma per me il miglior giocatore della miglior squadra è quello che si merita l’MVP e Shai l’ha fatto l’anno scorso - quando i suoi Thunder hanno vinto l’Ovest, con il miglior record di conference - e questa stagione c’è riuscito di nuovo. Per me Shai Gilgeous-Alexander quest’anno è stato l’MVP, anche perché nel roster dei Thunder lui per me è l’unica vera superstar. So che Jalen Williams quest’anno è stato un All-Star, ma Shai rimane testa e spalle sopra tutti. Poi attorno a lui hanno una grande squadra, con ottimi giocatori di ruolo, tipo Hartenstein e tutti gli altri, alcuni super tiratori sul perimetro ma anche dei difensori rocciosi come Dort. Sono una squadra davvero tosta, con Shai come indiscussa superstar". A proposito di superstar: ai Lakers hanno abbinato Luka Doncic a LeBron James. E poi c'è Austin Reaves... "Penso siano tutti e tre dei giocatori molto intelligenti, con un grande IQ cestistico. Sanno come muoversi in campo, LeBron è un maestro nel muoversi lontano dal pallone, e si è visto anche appena arrivato Doncic in squadra: come prima cosa ha giocato maggiormente in transizione, riempendo le corsie, mettendosi in post e aspettando i passaggi lunghi di Luka. Oppure, quando è Luka a condurre il pick and roll, LeBron è sempre pronto a tagliare a canestro. Quello che voglio dire è che tutti e tre sono giocatori di grande intelligenza, sanno come giocare con e senza palla, nessuno resta fermo, immobile a palleggiare ma si muovono in continuazione, magari portando un blocco sul lato debole, o tagliando al momento giusto. E Reaves è un giocatore super interessante, perché sa davvero far tutto: sa tagliare, sa gestire il pick and roll e sa trovare i compagni liberi al tiro, ma se le difese raddoppiano su Luka o LeBron i Lakers possono fare un doppio ribaltamento e affidarsi alle scelte di Austin Reaves sul lato debole: è un gran tiratore dalla ricezione ma sa anche metter palla per terra o giocare un altro pick and roll ancora sul lato debole. Insomma, hanno davvero tantissime opzioni, anche sul lato debole se Luka viene raddoppiato: li ho visti giocare più di un paio di volte, nelle ultime settimane, ed è stato divertente vederli crescere: sono davvero pericolosi. Certo, a mio avviso gli manca ancora un lungo, ma quando vanno piccoli, con Hachimura da 5 e Finney-Smith da 4, possono cambiare su tutti con LeBron, e con l'aggiunta di Luka il loro quintetto è davvero duro da affrontare. Saranno sicuramente divertenti da seguire nei playoff: vediamo quanta strada riusciranno a fare" Questi playoff vedranno in campo anche tanti "shooting big", i lunghi tiratori, ruolo che tu hai sublimato nel corso di 20 anni di carriera. Chi sono oggi i tuoi preferiti? "Difficile trovare un preferito ma credo che Karl-Anthony Towns sia quello che probabilmente ha tirato meglio e con più costanza negli ultimi anni. Penso abbia tirato ancora sopra il 42% da tre anche quest’anno, ed è stato sopra il 40% anche l’anno scorso: sono cifre davvero incredibili. Non salta molto quando tira, il suo è una sorta di tiro piazzato, ma può lasciarla andare da molto lontano e sta avendo una stagione incredibile con i suoi Knicks - saranno divertenti da vedere. E poi c'è Kristaps Porzingis: è incredibile che a quell’altezza – 2.20 o quant’è alto – possa tirare da così lontano. Ha segnato un paio di canestri importanti quando Boston ha vinto in overtime sul campo di New York sul finire della stagione… Mi è difficile dire un solo giocatore che amo vedere giocare: quello che è incredibile però è osservare quanto tiratori abbiamo oggi nella lega tra i big, mentre quando sono arrivato io in NBA, negli anni ’90, i lunghi stavano molto più vicini a canestro. Oggi invece tutti portano palla, danno il via all’attacco, si aprono sui blocchi, tirano da tre… Basta guardare Wemby! È l’esempio perfetto: è alto 2.23 ma si muove come una guardia, tratta il pallone, conduce il contropiede, gestisce il pick and roll… insomma, l’evoluzione della pallacanestro è sotto gli occhi di tutti quando guardi una partita con Wembanyama in campo. L’evoluzione dei lunghi è stata qualcosa di incredibile da seguire negli ultimi 20-25 anni". Non possiamo non chiederti le tue previsioni per questi playoff. "A Est direi che Boston e Cleveland sarà la sfida di finale, e credo sia opinione diffusa tra tutti. Tutte e due le squadre hanno dimostrato di essere superiori alle altre, ne verrà fuori una serie davvero incredibile se finiranno per incontrarsi in finale a Est. Ma se saranno tutti sani, un leggero vantaggio lo darei a Boston. Non di tanto, perché sono entrambe due squadre incredibili, con gran qualità nel roster, ma se saranno in salute credo che Boston abbia più tiratori e creatori di gioco. Hanno detronizzato il record di triple segnate, e ogni partita sembrano in grado di dominare. Alla fine a Est un piccolo vantaggio lo do a loro mentre a Ovest per me è tutto più incerto. OKC ha il miglior record, anche se forse hanno poca esperienza ai playoff: sapranno fare un ulteriore passo in avanti? Lo scopriremo, ma sarà divertente anche vedere come i Lakers troveranno la loro quadra, se Houston, una squadra giovane, sarà in grado di salire di livello, o se invece sarà la volta dei Clippers o di Denver, che hanno più esperienza. L’Ovest a mio avviso è davvero impossibile da pronosticare, tutti possono uscirne vittoriosi ma se oggi dovessi fare un nome probabilmente direi OKC. Pur sapendo che sarà durissima".

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Mauro Bevacqua