Il ritorno di Damian Lillard per salvare la stagione dei Milwaukee Bucks

Chi ha visto gara-1 della serie di primo turno a Est tra Indiana e Milwaukee non può non essersi chiesto – con una certe urgenza – che fine ha fatto Damian Lillard. Perché i Bucks al loro esordio nei playoff 2025 non sono andati oltre i 98 punti segnati; perché due titolari, Kuzma e Prince, hanno combinato per un bel 0/6 al tiro per zero punti. E perché tutto il quintetto base – se si escludono i 36 punti del solito Antetokounmpo – ha mandato a referto la miseria di 14 punti totali. Milwaukee si è accorta, nella sconfitta di gara-1 sul campo di Indiana, di quanto gli manchi Damian Lillard. Spesso perfino criticato, durante l’anno, a volte per le prestazioni, a volte per l’intesa con Antetokounmpo, altre ancora per le assenze. Erano state una decina in tutto, fino a metà marzo, quando – dopo la gara persa dai suoi Bucks a San Francisco – è entrato in lista infortunati per il resto della trasferta a Ovest, saltando le gare di Los Angeles, Sacramento e Phoenix. Poi, il 25 marzo, l’annuncio: un coagulo di sangue al polpaccio destro ferma a tempo indeterminato la point guard di Milwaukee, che infatti finisce lì la sua stagione regolare. E forse – si teme – non solo. Perché Lillard non è il primo giocatore alle prese con un problema del genere. Proprio quest’anno, a febbraio, era toccato a Victor Wembanyama ; la scorsa stagione il campionato di Ausar Thompson era terminato a inizio marzo per lo stesso motivo; e sempre a marzo, ma nel 2019, analogo destino era toccato a Brandon Ingram, quand’era ancora ai Lakers – così come la carriera di Chris Bosh si era conclusa prematuramente dopo la scoperta di un coagulo di sangue anche alla gamba, dopo quello polmonare che lo aveva già fermato in un primo momento. E ora Lillard, assente dai campi nelle ultime 14 gare della stagione dei Bucks e assente anche nel ko di gara-1 alla Gainbridge Fieldhouse di Indianapolis. Ma ora – un po’ a sorpresa – Damian Lillard potrebbe tornare. A tempo di record, fanno sapere i dottori che lo hanno seguito, definendo “mai visto prima” un recupero così rapido. “Merito di una diagnosi precoce e di un intervento tempestivo”, che ora può ridare ai Bucks la loro superstar e una speranza in più di continuare a far strada nei playoff. Lillard, dopo un tre-contro-tre sostenuto già mercoledì scorso, si è allenato con la squadra da giovedì . Per questo ci si aspetta di vederlo in campo presto, forse già in gara-2, al massimo in gara-3 . I Bucks non possono permettersi un’altra uscita al primo turno dopo quella, clamorosa, di due anni fa e quella dello scorso anno . Dodici mesi fa mancava Antetokounmpo, infortunato, e anche Lillard saltò due delle sei gare. Ma il 4-2 subìto da Indiana è stato duro da digerire, per una franchigia che chiamando in panchina Doc Rivers a metà stagione, sperava di aver dato la sferzata giusta alla squadra. Così non era stato, e l’inizio di questo campionato era stato addirittura peggiore, con 8 sconfitte nelle prime dieci gare. Poi la stagione dei Bucks è migliorata, fino a un finale in gran crescendo, con le ultime otto partite tutte vinte per affacciarsi ai playoff nel miglior modo possibile – e aspettare il ritorno di Lillard. Che – va ricordato – in dote porta quasi 25 punti di media con oltre 7 assist e a vedere le difficoltà del quintetto dei Bucks in gara-1 sono punti imprescindibili per l’attacco di Milwaukee. Ryan Rollins – promosso in quintetto in emergenza – se l’è cavata sul finire di stagione ma i playoff sono un’altra cosa e le sue difficoltà in campo hanno portato in fretta coach Rivers a rivolgersi altrove, dando più spazio a Kevin Porter Jr., magari meno disciplinato ma sicuramente più talentuoso. L’attacco dei Bucks in gara-1 è stato asfittico come non mai: soltanto 15 assist in tutta la partita e uno solo per Antetokounmpo, che ne aveva distribuiti 8.6 di media in assenza della sua point guard. Ecco perché Lillard è fondamentale, perché Lillard non è un semplicemente un altro giocatore, ma una superstar – e ai playoff le superstar fanno la differenza. Senza tornare al 23 aprile 2019 e al canestro in faccia a Paul George per eliminare Oklahoma City in gara-5 o ancora più indietro a quello del 2 maggio 2014 sulla sirena per mandare in vacanza gli Houston Rockets, anche in maglia Bucks l’ex Blazer ha dato un saggio delle sue capacità. I suoi 35 punti nel solo primo tempo della gara di esordio dello scorso anno contro i Pacers sono lì a ricordare a tutti quanto conti avere in squadra un campione. Che ora è pronto a tornare in campo. Magari per cambiare i destini della serie.

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Mauro Bevacqua