Fino a quando i Memphis Grizzlies aspetteranno Ja Morant?

Non più tardi di tre anni fa, l’ascesa dei Memphis Grizzlies sembrava inarrestabile. Forti di una regular season conclusa al secondo posto a Ovest con un record di 56-26 e da una vittoria al primo turno dei playoff come non accadeva dai tempi del Grit & Grind, sembrava solo una questione di tempo prima che i giovani e rampanti Grizzlies si prendessero di prepotenza la Western Conference. Con un roster senza neanche un 30enne e appena tre giocatori con più di cinque stagioni NBA alle spalle, il futuro non poteva che apparire roseo — grazie soprattutto alla presenza di una giovane superstar come Ja Morant. Oggi di quei Memphis Grizzlies sono rimasti quasi tutti i giocatori più importanti, ma non è rimasto più quello spirito. Il 4-0 rimediato al primo turno contro gli Oklahoma City ha esposto in maniera evidente quanta distanza ci sia adesso rispetto al top della NBA, ed è inevitabile domandarsi se quella squadra così promettente ha ancora un futuro in Tennessee — a partire soprattutto dalla superstar Ja Morant, su cui è lecito cominciare a farsi delle domande. Un po’ come il suo "gemello" Zion Williamson, con cui ha condiviso il Draft del 2019 rispettivamente come seconda e prima scelta assoluta, la carriera di Morant sembra essere arrivata a un punto morto. A questo punto delle rispettive evoluzioni, loro due dovevano essere i nuovi volti statunitensi della NBA, la risposta ai vari Doncic e Gilgeous-Alexander come futuri portabandiera della pallacanestro. Cosa che effettivamente sono stati fintanto che sono rimasti in campo, perché stiamo parlando di due dei giocatori più elettrizzanti della lega; il problema è che sono rimasti in campo pochissimo — sia per motivi di infortuni che per motivazioni extracampo, soprattutto nel caso di Morant. Dopo le 67 partite del suo primo anno in NBA, Morant non ha più superato quella quota, toccando a malapena le 50 presenze quest’anno dopo le sole 9 della passata stagione . Williamson, come sappiamo, è andato anche peggio, disputandone solo 30 in questa stagione — tanto che ormai viene dato per scontato che passino più partite in borghese a bordo campo che non a disposizione dei loro allenatori. Morant è un giocatore eccezionale nel più pieno senso del termine: non c’è nessuno in grado di andare fuori dalla norma come lui con le sue accelerazione e i suoi voli sopra il ferro. Ma si tratta anche, inevitabilmente, di un giocatore che catalizza palloni e attenzioni, e senza di lui l’intera squadra cambia pelle — come ha dimostrato evidentemente la gara-3 persa in casa da Memphis contro OKC sprecando 29 punti di vantaggio dopo averlo perso per infortunio. È difficile però pensare di costruire qualcosa attorno a un giocatore che, se va bene, è presente per poco più del 50% delle partite e che vive — per costituzione fisica e approccio mentale — in bilico tra la giocata mozzafiato e l’infortunio devastante. All’inizio di questa stagione ha cercato di convincerci di non voler più schiacciare , ma il ragionamento aveva un senso: arrivato a 25 anni Morant deve pensare a preservare il suo fisico, perché abbiamo ormai un campione di sei stagioni che dimostra che con questo approccio “in your face” è inevitabilmente destinato prima o poi a schiantarsi per infortunio. È ciò che rende Morant speciale, ma anche ciò che può decretare la sua rovina. Da molti punti di vista, Morant è l’anti-Tatum. Mentre la stella di Boston è un metronomo di continuità e fa dell’affidabilità ad altissimo livello la sua caratteristica principale , Morant è una cometa di energia capace di arrivare e di passare, lasciando solo una scia di quello che potrebbe essere e che invece non è. Un giocatore affascinante, per certi versi anche romantico al netto dei problemi fuori dal campo, ma quanto realmente affidabile per vincere un titolo? La dirigenza di Memphis si trova davanti a un bivio. Con tre anni pieni rimanenti sul suo contratto, questo potrebbe essere il miglior momento in assoluto per metterlo sul mercato, specialmente con Desmond Bane già sotto contratto fino al 2029 e un’estensione di contratto in arrivo per Jaren Jackson Jr. Allo stesso tempo, quale squadra è disposta a mettere sul piatto un capitale in termini di scelte e giocatori in grado di pareggiare, o almeno andare vicino, al valore di Morant quando è in salute? Perché la possibilità che Ja metta a posto due o tre cose, specialmente dal punto di vista mentale, non è per niente da escludere. Allo stesso tempo, non si può ignorare la fragilità intrinseca di un corpo di neanche 80 chili sottoposto a sforzi e contatti fuori di testa ogni volta che scende in campo. L’esempio di quanto accaduto a Dallas dopo l’addio di Doncic, poi, non può essere ignorato dalle altre dirigenze. Cedere un beniamino dei tifosi come Morant potrebbe avere conseguenze devastanti per una squadra che già così fatica ad attrarre persone sugli spalti, figuriamoci senza uno dei giocatori più elettrizzanti della lega in campo. In più manderebbe un segnale di disimpegno al resto della squadra, in particolare a Bane e JJJ che si sono impegnati a lungo con l’idea di continuare a giocare con un All-Star di questa lega. Allo stesso tempo, con la promozione di Tuomas Iisalo in panchina al posto di Taylor Jenkins, non potrebbe esserci momento migliore per ripartire da zero e ricominciare cedendo Morant prima che diventi troppo tardi o che la situazione si incancrenisca troppo. Nell’immediato post-Doncic, un anonimo dirigente di un’altra squadra aveva suggerito di tenere d’occhio la situazione di Morant perché il prossimo All-Star a essere ceduto poteva essere lui. Il capo della dirigenza Zach Kleiman si era affrettato a definire “fantasia” quelle speculazioni , ma dopo che l’era Morant ha portato solamente a una serie di playoff vinta in sei anni, è inevitabile chiedersi se valga la pena continuare ad aspettare che questo talento sbocci definitivamente, con la possibilità che non accada mai.

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Dario Vismara