Purtroppo a Milwaukee non è più 'Dame Time'...

581 giorni. Tanto è passato da quel 27 settembre del 2023, quando sorprendendo tutti, compreso il diretto interessato, Milwaukee metteva le mani su Damian Lillard. Separato in casa a Portland, il giocatore aveva trascorso l’estate a flirtare più o meno apertamente con Miami, la sua destinazione prediletta, e per strapparlo alla concorrenza degli Heat il front office dei Bucks aveva dovuto sacrificare Jrue Holiday, pezzo a dir poco fondamentale della squadra che poco più di un anno prima aveva riportato in città il Larry O’Brien Trophy dopo mezzo secolo, e ipotecare buona parte del futuro tra scelte e swap ai Draft degli anni a venire. Al momento, tuttavia, il prezzo pagato per scommettere su Lillard sembrava equo, perché affiancare il miglior tiratore della sua generazione dietro al solo Steph Curry a un’autentica forza della natura nel pitturato come Giannis Antetokounmpo appariva come premessa quasi scontata all’apertura di un nuovo ciclo vincente. Non solo, con un’autentica superstar finalmente al suo fianco, l’idea era che Antetokounmpo avrebbe avuto ottimi motivi per allontanare del tutto la tentazione di cambiare maglia. Idea confermata meno di un mese dopo la trade con i Blazers, con il greco a firmare un’estensione contrattuale fino al 2028. Nell’autunno di due anni fa, insomma, un futuro poco meno che radioso sembrava attendere i Bucks. A 581 giorni, due eliminazioni al primo turno dei playoff e due infortuni pesanti a Lillard di distanza, però, quella scommessa sembra inequivocabilmente persa e il futuro che attende Milwaukee appare tutt’altro che promettente. MILWAUKEE E UN FALLIMENTO SENZA SE E SENZA MA Ci è voluto un supplementare, a cui è peraltro seguito un accenno di rissa, ma alla fine il risultato è stato uguale a quello maturato un anno prima: i Bucks sono stati eliminati da Indiana al primo turno dei playoff. Un anno fa c’erano volute sei partite, a questo giro ne sono bastate cinque, ma ad accomunare le due serie perse a distanza di dodici mesi ci sono due cose: la sensazione di superiorità netta da parte dei Pacers e gli infortuni a Lillard. Nel 2024 l’ex Portland aveva dovuto abbandonare la serie dopo gara-3 per un problema al tendine d’Achille, lo stesso tendine d’Achille oggetto di rottura dopo pochi minuti di gara-4 della serie appena conclusasi con la sconfitta all’overtime in gara-5. Anche prima dell’arrivo di Lillard, a dire il vero, i Bucks erano usciti al primo turno contro Miami nel 2023, inaugurando una serie di eliminazioni precoci e dolorose di fronte alla quale Antetokounmpo, in una risposta poi divenuta celebre, si era rifiutato di parlare di fallimento. E se all’epoca il greco aveva qualche argomento per sostenere la sua tesi, dopo la batosta subita dai Pacers parlare di fallimento per Milwaukee è quasi inevitabile. Un fallimento che, volente o nolente, affonda le sue radici nello scambio del settembre del 2023, quando i Bucks, reduci proprio dall’uscita al primo turno contro gli Heat, decidevano di cambiare tutto per ritrovarsi gattopardianamente a non cambiare proprio nulla, anzi, finendo in una spirale verso il basso che sembra ben lontano dal potersi arrestare. LILLARD E L’EFFETTO DOMINO SUL MERCATO Il prossimo 15 luglio, quando con ogni probabilità il mercato NBA sarà nel pieno del suo turbinio estivo, Lillard compirà 35 anni. Considerati i precedenti, il logoramento relativo a ormai 13 stagioni nella lega e l’infortunio appena patito, è davvero difficile immaginare un suo ritorno a livelli che giustificherebbero i 122 milioni di dollari che Milwaukee gli dovrà corrispondere nelle prossime due stagioni. Non solo, proprio il contratto di Lillard, unito alle deludenti prestazioni degli ultimi due anni e all’incertezza che incombe sul suo pieno recupero, peserà con ogni probabilità come un macigno sulle possibilità da parte del front office di rimodellare un roster che ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio di non essere competitivo. Di margini per firmare eventuali free agent, infatti, ce ne saranno pochi e pensare di scambiare questo Lillard significa dover lasciare sul tavolo della eventuale trade altri asset futuri, di fatto raddoppiando la scommessa già fatta nel 2023 in una sorta di disperato bluff con assai poche chance di successo. Anche perché il mercato NBA funziona attraverso meccanismi spietati che non perdonano mosse sbagliate, a maggior ragione quando sono della portata di quella effettuata dai Bucks con Lillard, creando viceversa un effetto domino dalle conseguenze devastanti. Prova ne è lo scambio con cui, a proposito di bluff disperati, lo scorso febbraio Milwaukee sacrificava un altro pezzo fondamentale della squadra campione nel 2021 come Khris Middleton per arrivare a Kyle Kuzma, il cui innesto, per essere generosi, non ha spostato assolutamente nulla a livello di rendimento e risultati. Come se non bastasse, poi, in panchina nell’arco di due anni si sono avvicendati ben tre allenatori, senza che nessuno dei tre riuscisse a far scattare quella scintilla necessaria per animare una squadra apparsa via via sempre più spenta, quasi rassegnata a un destino fatto di mediocrità. E il progressivo declino vissuto dai Bucks nel corso delle ultime due stagioni assomiglia inevitabilmente a quello della stella che avrebbe dovuto elettrizzare il Fiserv Forum e che invece pare aver imboccato, forse in via definitiva, il viale del tramonto. DAME IN DISSOLVENZA E IL FUTURO DI GIANNIS Più che nelle statistiche individuali, peraltro non esaltanti, il calo verticale di Lillard dopo il trasferimento a Milwaukee si è tradotto nella sua incapacità di incidere davvero sulle singole partite e sui risultati di squadra. Al netto dei guai fisici e degli infortuni, così come dei problemi personali confessati dallo stesso Lillard, infatti, quella vista con i Bucks è costantemente sembrata una versione all’improvviso avvizzita del giocatore esaltante e spettacolare, spesso nei momenti cruciali della stagione, visto per un decennio abbondante a Portland. E a questa brillantezza smarrita si è poi aggiunta una questione forse ancora più spinosa per Milwaukee, ovvero quella dell’intesa mai davvero decollata con Antetokounmpo. Sulla carta, come detto, la coppia appariva quasi perfetta al momento della sua creazione, e subito dopo la trade del settembre del 2023 la domanda che caratterizzava buona parte delle previsioni sul potenziale futuro dei nuovi Bucks era: come faranno le altre squadre a difendere sul pick and roll tra Dame e Giannis? Alle aspettative enormi generate dall’acquisizione di Lillard, però, sono seguiti esiti alquanto modesti, con la coppia in teoria da sogno a far registrare un plus/minus di +5.8 nella prima stagione vissuta insieme, poi addirittura dimezzatosi a +2.8 in quella conclusa. Anche prima degli infortuni che lo hanno tolto dal campo, poi, nelle due brevi apparizioni ai playoff Lillard e Antetokounmpo non hanno mai dato l’idea di poter essere decisivi giocando uno al fianco dell’altro. Il successo, estemporaneo e dal valore relativo, ottenuto lo scorso dicembre in Emirates NBA Cup sembra una base davvero troppo misera per poter costruire anche solo la speranza di far funzionare la coppia di stelle e quindi di conseguenza la squadra. I Bucks così come sono stati costruiti e, come detto poco fa, con i margini risicati se non nulli di cui dispongono per poter apportare modifiche sostanziali al loro roster, non hanno insomma alcuna speranza concreta di poter competere con le varie Boston, Cleveland e New York. E se per Lillard il sontuoso contratto in scadenza nel 2027 prende ora le fattezze dalla più classica gabbia dorata, Antetokounmpo potrebbe infine trovarsi quasi costretto a rivedere le sue intenzioni. Giannis ha più volte ribadito a parole e confermato con i fatti la sua fedeltà a Milwaukee ma, pur non essendoci dubbi circa la sua volontà, appare improbabile che il greco, 31 anni il prossimo dicembre e al picco della sua carriera, non cominci a guardarsi intorno. Il resto della NBA, nel frattempo, monitorerà la situazione, nelle convinzione, o sarebbe forse meglio dire con l’auspicio che a pochi mesi da Luka Doncic un’altra stella di primissima grandezza sconvolga il mercato.

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