Anthony Edwards spinge LeBron giù dal trono NBA

C’è chi dice ‘Breaking Bad’, chi ‘I Sopranos’, per alcuni ‘I Simpsons’, ‘Lost’ o magari ‘Seinfeld’. Ma nella discussione sulla miglior serie tv di tutti i tempi, un titolo non manca mai: ‘The Wire’ . Una serie che si è vista anche in Italia, è piaciuta, ma che forse qui non ha potuto risuonare così forte come invece tuttora fa oltreoceano – a più di 15 anni dalla sua quinta e ultima stagione. E una delle battute più storiche di ‘The Wire’ è quella affidata al personaggio di Omar Little, e che recita come segue: “You come at the king, you best not miss” . E nelle parole in conferenza stampa di Anthony Edwards appena terminata la gara-5 che ha sancito la vittoria dei suoi T’Wolves e l’eliminazione dai playoff dei Lakers di LeBron James il concetto risuona forte e chiaro: “Abbiamo battuto il più forte giocatore al mondo. Il più forte di sempre”, dice Edwards. ‘King’ James. Il re. Appunto. La storia ci dirà se questa serie di primo turno tra Minnesota Timberwolves e Los Angeles Lakers finirà per essere una sorta di spartiacque tra un prima e un dopo, tra un’epoca e un’altra. Quel che è certo, però, è che un’immagine si impone già da oggi come la potenziale copertina di questo passaggio epocale – e forse anche di un passaggio di consegne. Bisogna tornare agli ultimi minuti del secondo quarto di gara-4, quando Edwards e James si accoppiano in transizione e prima si allacciano – ti tengo io, mi tieni tu – e poi iniziano a spintonarsi, apertamente, ‘Ant’ addirittura con due mani sul petto di LeBron, in maniera più che plateale. Lì c’è dentro un messaggio, facile da capire, ma che Edwards esplicita poi in conferenza stampa a partita ultimata: “Volevo solo fargli capire che non ci saremmo fatti mettere i piedi in testa per tutta la sera”. Ma c’è di più. C’è un ventitreenne che sfida un quarantenne, e pur regalandogli parole di grande stima – “Abbiamo giocato assieme quest’estate con Team USA, è stato una sorta di fratello maggiore per me, mi ha aiutato tanto, nelle letture e nella comprensione del gioco” – Edwards riconosce benissimo in LeBron James delle divinità intoccabili di questo gioco, uno dei tre grandi veterani il cui trono prima o poi andrà usurpato. Da chi? E qui si apre un altro tema. LeBron James. Steph Curry. Kevin Durant. È indubbio che negli ultimi anni siano stati questi tre giocatori ad aver impresso in maniera indelebile sulla lega la loro impronta, tanto in campo quanto fuori, a livello di immagine. E il più giovane dei tre oggi è vicino ai 37 anni. Sono tre nomi che si intrecciano – forse non a caso – con il recente percorso sportivo di Anthony Edwards. La serie di primo turno ai playoff dello scorso anno tra Minnesota e Phoenix, conclusasi con un secco 4-0 per i Timberwolves guidati dai 31 punti a sera di ‘Ant-Man’, è ricordata soprattutto per quello che è successo sul finire del terzo quarto di gara-1, con Edwards che stampa due triple consecutive in faccia proprio a Durant e le condisce con una dose abbondante di trash talk. “You come at the king, you best not miss”. Obiettivo n°1: Kevin Durant. Colpito. Affondato. Poi è arrivato questo primo turno di playoff, quello che ha messo di fronte i T’Wolves, stavolta da sfavoriti ai Lakers della magica coppia Luka&LeBron. Di come sia andata a finire - forse in maniera anche un po’ sorprendente, almeno per il punteggio finale - avete già letto sopra, così come di quello scambio di spinte che forse finirà per restare come momento-simbolo dell’intera serie. “You come at the king, you best not miss”. Obiettivo n°2: LeBron James. Colpito. Affondato. E adesso questi playoff 2025 ci regalano, al secondo turno, il terzo e decisivo duello: Anthony Edwards contro Steph Curry. Come in un videogioco: occorre sconfiggere il mostro per accedere al livello successivo. E poi ancora un altro mostro. E poi ancora un altro. Se Minnesota dovesse riuscire a battere la Golden State di Curry, nel giro di 13 mesi Anthony Edwards avrebbe messo fine alle stagioni NBA di Durant , James e Curry e allora quella domanda che da tempo ormai circola negli ambienti NBA, interrogandosi su chi potrebbe essere “la faccia della lega” al momento del passaggio di consegne dei grandi vecchi alla nuova generazione di campioni rischia di trovare nel n°5 dei T’Wolves la sua risposta più naturale. Obiettivo n°3: Steph Curry. Loading… Ed è vero, in alcuni comportamenti – in campo e fuori – Anthony Edwards può sembrare ancora non pronto per questa investitura. A volte appare immaturo, per le cose che dice e per come le dice, per le cose che fa e per come le fa . Però poi guardando la serie appena conclusa contro i Lakers, il processo di crescita della superstar di Minnesota è lì sotto gli occhi di chi vuole davvero guardare con attenzione a certi dettagli. Ad esempio al fatto che nelle cinque gare della serie contro i Lakers, solo una volta Edwards è stato il miglior realizzatore dei suoi , con il titolo che è andato invece a Jaden McDaniels , a Julius Randle e a Rudy Gobert . Oppure si potrebbe prestare attenzione al numero di assist – e a quello delle palle perse – del n°5 di Minnesota. Tenuto – forse non a caso – a zero assist nell’unica sconfitta dei suoi Timberwolves, in gara-2, ma capace di chiudere la serie con 6.2 assist di media a fronte di sole 1.2 palle perse. Dopo aver fatto parlare di sé in regular season per l’uscita poco felice che l’ha visto lamentarsi dei continui raddoppi delle difese avversarie , Edwards ha pensato bene di migliorare letture di gioco e scelte per trovare il modo di punire ugualmente gli avversari di serata anche senza dover necessariamente rovesciare quaranta punti nel loro canestro. E i progressi sono sotto gli occhi di tutti: in stagione regolare gli assist erano 4.5 a partita e le palle perse 3.2; agli ultimi playoff, a fronte di 6.5 assist, c’erano comunque 3.3 palle perse. Con Edwards in squadra, solo al termine del suo anno da rookie, nel 2021, Minnesota ha fallito l’obiettivo playoff. Poi mai più: sono arrivate due eliminazioni al primo turno , un viaggio fino alla finale di conference e poi quest’avventura, tutta ancora da scrivere. Per chi dice che sia necessario passare attraverso le sconfitte per arrivare alla vittoria, Edwards e i Timberwolves possono rispondere di aver pagato lo scotto. C’è ancora un ultimo mostro da sconfiggere, un ultimo livello da superare. “You come at the king, you best not miss”. La partita è tutta da giocare.

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Mauro Bevacqua