Introduzione
Gli Oklahoma City Thunder sono riusciti a vincere il primo titolo NBA della loro storia da quando si sono trasferiti in Oklahoma con il nuovo nome. Il capo della dirigenza Sam Presti è riuscito un’altra volta a creare un capolavoro attraverso una gestione oculata degli asset e una serie di movimenti di mercato che gli hanno permesso di arrivare alla squadra di oggi… partendo dalla singola cessione di Rashard Lewis nel lontano 2007. Ecco come Presti è riuscito a costruire una squadra che è riuscita a vincere laddove quella del 2012 si fermò contro i Miami Heat pur avendo Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden
Quello che devi sapere
2007: LA SIGN-AND-TRADE DI RASHARD LEWIS
Questa storia parte da talmente lontano che i Thunder nemmeno si chiamavano così. Nel giugno del 2007, infatti, la franchigia era ancora a Seattle e si apprestava all’ultima stagione chiamandosi come Supersonics, con un rookie di nome Kevin Durant a cui fare spazio. Presti, appena nominato General Manager a 30 anni neanche compiuti, per dare minuti a lui e a Jeff Green (ottenuto cedendo la stella Ray Allen) decise di cedere l’altro big del roster, Rashard Lewis, organizzando una sign-and-trade con Orlando per ricevere indietro una seconda scelta al Draft e soprattutto una "trade exception" da 9 milioni. Il primo passo di un domino che li ha portati a due Finals NBA e a un titolo

2007: KURT THOMAS E DUE PRIME SCELTE AL DRAFT
Presti ha utilizzato quella "trade exception" per assorbire il contratto indesiderato di Kurt Thomas dai Phoenix Suns, ricevendo anche due prime scelte al Draft per il disturbo. La seconda si è trasformata semplicemente in Quincy Pondexter, selezionato alla numero 26 del Draft del 2010 e subito ceduto a New Orleans, ma la prima…

2008: SERGE IBAKA SCELTO ALLA 24
Se scegliere Kevin Durant alla 2, Russell Westbrook alla 4 e James Harden alla 3 rimangono comunque i tre capolavori di Presti al Draft, la scelta di Serge Ibaka alla 24 ha dato alla squadra quella presenza sotto canestro che tanto serviva al gruppo, capace nel giro di pochi anni di tornare ai playoff (2010), di raggiungere le finali di conference (2011) e di arrivare alle Finals (2012), competendo per il titolo anche negli anni successivi - al netto della cessione di Harden a Houston e degli infortuni subiti da Westbrook e Durant in momenti cruciali

2016: IBAKA CEDUTO A ORLANDO PER OLADIPO
La sconfitta in finale di conference contro Golden State, sprecando un vantaggio di 3-1 nella serie, convinse Presti che c’era bisogno di un cambio nel roster. A fine giugno Ibaka venne così ceduto agli Orlando Magic in cambio di Victor Oladipo, Ersan Ilyasova e i diritti al Draft su Domantas Sabonis, tre mosse che teoricamente avrebbero dovuto convincere Durant a restare, cosa che poi non si è avverata vedendolo partire in direzione Golden State nei primi giorni di luglio

2017: OLADIPO CEDUTO A INDIANA PER PAUL GEORGE
Dopo un solo anno a OKC, sia Oladipo che Sabonis vennero utilizzati da Presti per prendere Paul George dagli Indiana Pacers, convinti che con l’aggiunta dell’All-Star al fianco dell’MVP Russell Westbrook sarebbero riusciti a competere per il titolo. Eventualità che non si è avverata, venendo eliminati al primo turno dei playoff prima dagli Utah Jazz e poi dai Portland Trail Blazers, portando Presti a dare il via ad un’altra rivoluzione

2019: PAUL GEORGE AI CLIPPERS PER SHAI GILGEOUS-ALEXANDER E 5 SCELTE
Il vero colpo da maestro di Presti è stata la cessione a peso d’oro di Paul George ai Clippers, sfruttando l’urgenza della squadra di Los Angeles di prendere il californiano per convincere anche Kawhi Leonard a firmare. Presti ottenne dal solo George una quantità spropositata di asset (5 prime scelte e due pick swap), ma anche Danilo Gallinari e soprattutto Shai Gilgeous-Alexander, attorno al quale ha costruito la squadra di oggi

2022-OGGI: JALEN WILLIAMS SCELTO AL DRAFT (E NON È FINITA)
Delle scelte ottenute dai Clippers, quella che ha dato i risultati migliori è senza dubbio la numero 12 del 2022, con la quale i Thunder hanno scelto Jalen Williams dall’università di Santa Clara. Una scelta non così scontata (fino a un mese dal Draft era a malapena tra i primi 30, prima di farsi notare alla Combine di Chicago) e che ha pagato dividendi enormi, ben più di quella del 2021 (Tre Mann, oggi a Charlotte), 2023 (Jaime Jaquez, ceduto a Miami da cui hanno ottenuto la numero 15 di quest’anno) e 2024 (Dillon Jones, fuori dalla rotazione). OKC deve ancora “riscuotere” la prima scelta 2025 con un pick swap (passando dalla posizione numero 30 alla 24) e la prima scelta senza protezioni dei Clippers nel 2026

UN TANKING STRATEGICO PER UNA SQUADRA DA TITOLO
Ovviamente i Thunder hanno anche utilizzato lo strumento del tanking, specialmente nella stagione 2020-21 (solo 22 vittorie su 72 partite, peggior dato dell’era OKC) e nel 2021-22 (appena 24 su 82). Quei due risultati scadenti si sono trasformati in Josh Giddey (scelto alla numero 6 e ceduto lo scorso anno in cambio di Alex Caruso) e in Chet Holmgren (selezionato alla 2 del Draft del 2022, aspettandolo per un anno intero per via di un infortunio al piede). Anche nel 2022-23, quando hanno comunque vinto 40 partite in regular season, hanno utilizzato la scelta numero 12 in loro possesso per cederla a Dallas in cambio della numero 10 e del contratto indesiderato di Davis Bertans. Quella scelta numero 10 è diventata Cason Wallace, ora membro chiave in uscita dalla panchina

IL MIGLIOR PLAYER DEVELOPMENT DELLA LEGA
Per avere successo però non basta scegliere bene al Draft. I Thunder hanno da anni il miglior "player development" della lega, riuscendo a trasformare in giocatori di rotazione gente arrivata nella NBA con poca considerazione come Lu Dort (undrafted nel 2019 e oggi uno dei migliori difensori della lega), Kenrich Williams (preso nella off-season del 2020 da New Orleans), Aaron Wiggins (scelta numero 55 del Draft del 2021), Isaiah Joe (scartato da Philadelphia e preso nell’estate del 2022), Jaylin Williams (scelta numero 34 del Draft 2022) e Ajay Mitchell (alla 38 dell’ultimo Draft)

LE DUE SCELTE IN LOTTERY ANCORA DA SCOPRIRE
I Thunder, ovviamente, non hanno azzeccato proprio tutte le mosse, come è normale che sia. La scelta numero 11 del Draft del 2022, Ousmane Dieng, non ha dato i risultati sperati, senza mai riuscire davvero a imporsi nella rotazione di coach Daignault (e dire che è stato preso una posizione prima di Jalen Williams, per dire quanto ci credessero). Ancora sospesi invece i giudizi sulla scelta numero 12 dell’ultimo Draft, dato che il serbo Nikola Topic non ha giocato neanche un minuto per via della rottura del legamento crociato anteriore con cui si era presentato al Draft

UNA SCELTA MIRATA IN FREE AGENCY
Essendo un mercato di piccole dimensioni e non esattamente glamour, i Thunder raramente hanno fatto affidamento sulla free agency, se non per prendere qualche progetto di giocatore a basso costo sul quale lavorare. L’eccezione è però rappresentata da Isaiah Hartenstein, per il quale lo scorso anno non si è badato a spese, convincendolo a lasciare New York con un triennale da 87 milioni di dollari, lasciandosi la possibilità di un ultimo anno in team option per mantenere flessibilità. L’ennesima mossa da maestro di Sam Presti, che ancora una volta ha dimostrato di essere uno dei migliori (se non IL migliore) dirigenti della NBA

UNA SQUADRA DESTINATA A DURARE?
I Thunder sono la seconda squadra con l'età media più bassa di sempre a vincere il titolo: solo i Portland Trail Blazers campioni nel 1976-77 con 25.03 anni di media hanno fatto meglio dei loro 25.56, parametrando anche in base alle partite giocate ai playoff dai vari membri della squadra. Con 14 giocatori su 15 sotto contratto fino al 2026-27 e altre due prime scelte in arrivo dal Draft, i Thunder potrebbero creare una squadra destinata a durare ancora a lungo - per quanto le regole della NBA siano state modificate per rendere le squadre difficili da sostenere nel lungo periodo da un punto di vista economico. Intanto, però, quello scambio di Rashard Lewis ha dato il via a un domino che li ha portati fino al primo titolo NBA della loro storia
