Come si scommette sui talenti della Summer League di Las Vegas?

Dopo la lunga cavalcata dei playoff, le emozioni del Draft e le mille notizie del mercato tra scambi e free agency, la Summer League arriva in un periodo in cui il tifoso medio della NBA è ormai saturo di pallacanestro. Per questo le partite che si disputano tra San Francisco, Salt Lake City e soprattutto Las Vegas rischiano di passare un po’ inosservate, specialmente se non ci sono in campo le prime scelte appena selezionate al Draft o i giocatori al secondo anno che vogliono mostrare i loro miglioramenti. C’è una categoria di persone per i quali però le Summer League sono il momento più importante dell’anno: sono quelli che vengono genericamente definiti come 'addetti ai lavori', cioè quell’insieme di agenti, allenatori, dirigenti e scout che da quelle partite quasi invisibili al resto del mondo basano le loro fortune sportive e, di conseguenza, di vita. "La Summer League è sicuramente l'evento per eccellenza dell'anno" ci dice Marco De Benedetto, scout internazionale e consulente della Pallacanestro Brescia. "Non c'è un evento in tutto l'anno della pallacanestro che preveda così tanti addetti lavori provenienti da tutto il mondo riuniti in un solo luogo per diversi giorni consecutivi. Le Final 4 NCAA sono il clou per il mondo americano, ma non ci sono quasi del tutto gli europei ed esponenti degli altri paesi, che sono impegnati nei loro campionati". Già, ma come funziona in concreto la Summer League e cosa le distingue le une dalle altre? "L'esperienza delle Summer League si divide in due" continua De Benedetto. "Da una parte ci sono il California Classic a San Francisco in contemporanea alla Salt Lake City Summer League: queste due sono le eredi della vecchia Summer League di Orlando, che era l'unica senza tifosi, con l’accesso esclusivo per gli addetti ai lavori nel campo di allenamento dei Magic. Sono due Summer League più intime: i tifosi ci sono perché si tengono nei palazzetti delle due città, ma il carrozzone oggettivamente è meno ampio, è molto meno circo, quindi hai la possibilità di avere una visione da vicino con posti sempre a bordo campo di quattro squadre da una parte e quattro dall’altra. Questo permette di osservare veramente bene otto squadre che poi potrai 'saltare' a Las Vegas, ottimizzando i tempi. Oltretutto partire prima è una forma di adattamento al jet lag e agli orari, rendendo il passaggio un po' più soft che non catapultandosi subito nel turbine di Las Vegas". COME SI VALUTA UN GIOCATORE IN SUMMER LEAGUE Ciò che rende davvero imperdibili le leghe estive organizzate dalla NBA è il livello di gioco, che contrariamente a quello che si può pensare — anche tra gli allenatori, che partono prevenuti e poi si ricredono non appena vedono le partite dal vivo — è molto alto. "Rispetto allo Showcase della G League e al Portsmouth Invitational, il torneo dei senior in uscita dal college, il livello è molto più alto — fisicamente, tatticamente, ma anche come intensità delle partite, come dimensione dei giocatori, come velocità di esecuzione e capacità di coprire il campo, tutte enormemente più veloci rispetto al nostro basket", conferma De Benedetto. Con delle specificità intrinseche di quei contesti in cui comunque "mettersi in mostra" pesa sempre un po’ di più rispetto al risultato di squadra. "Bisogna avere esperienza: se non si è abituati ai tempi della Summer League, alle volte è difficile valutare il profilo di un giocatore che potrebbe essere subito 'da Europa', magari perché è circondato da prime scelte al Draft che si prendono la maggior parte dei palloni, come è normale che sia. In quei contesti è possibile perdersi giocatori di contorno che invece per il basket europeo potrebbero rivelarsi più che utili. È comunque interessante vedere come certi giocatori più alla nostra portata per l’Europa si confrontano con giocatori sovradimensionati che faranno la NBA vera entro pochi mesi: in questo modo ci si può fare un'idea dell’impatto fisico che possono avere contro giocatori grossi, mobili e rapidi. Bisogna sempre fare attenzione al contesto: alle volte si deve pensare alla proiezione del giocatore con un ruolo leggermente diverso. Un classico esempio è il giocatore che in Summer League gioca da '4', da secondo lungo, e che invece alle volte in Europa è da considerare un '5' per com'è il gioco FIBA. Ma sono tutti dettagli abitudini che poi vengono automatici nel corso degli anni". Anche in un mondo iperconnesso in cui si hanno tutte le partite del mondo a portata di pochi click, per uno scout professionista come De Benedetto la visione dal vivo dei giocatori rimane un must assoluto, specialmente quando ripetuta nel tempo: "La possibilità e la fortuna di poter aggiungere un viaggio dopo l'altro permette di creare una consequenzialità di molte visioni dal vivo di un giocatore. Si inizia a vederlo la prima volta magari al Portsmouth Invitational con i giocatori che stanno uscendo dal college, poi ci aggiungi una prima visione alla Summer League, poi magari lo Showcase della G League e l'anno dopo di nuovo la Summer League: questo ti permette di vedere un giocatore 3-4 volte dal vivo nell'arco di un paio di anni, se sei fortunato ancora di più. Questa esperienza dal vivo deve essere accoppiata a una visione costante al video, così da avere a disposizione un pacchetto completo per farsi un'idea del giocatore". Ma cosa osserva uno scout professionista una volta che è sul posto? "È molto bello vedere i dettagli che non traspaiono dai filmati: il rapporto con i compagni, il linguaggio del corpo, il lamentarsi o meno dei fischi e delle scelte degli allenatori, sentire la voce dei giocatori, seguire i loro sguardi. Tutta questa mole di informazioni ti dà la sensazione di aver lavorato bene su un giocatore per poterci puntare, così come altre volte è utile perché invece si accendono i campanelli d'allarme che ti fanno rallentare. Un’altra grande opportunità che ti dà la Summer League è la raccolta delle cosiddette ‘intel’ e delle informazioni sul background personale di un giocatore, anche quelle fondamentali per farsi un’idea dell’uomo al di là del giocatore". COSA RENDE IMPORTANTE UNA TRASFERTA IN SUMMER LEAGUE Il lavoro di uno scout è diverso da quello di un dirigente anche come orizzonte temporale. Mentre il dirigente deve pensare alla vittoria immediata e alla costruzione della miglior squadra possibile, lo scout ragiona sul lungo periodo, iniziando a raccogliere informazioni che magari verranno buone anche anni dopo: "Per come è conformato il mercato attualmente è sempre più difficile trovare novità assolute in Summer League, il giocatore sconosciuto che esplode all'improvviso" ci dice De Benedetto. "Il rookie, in quanto rookie appena scelto al Draft o con un contratto da undrafted con una squadra NBA, difficilmente verrà subito in Italia: ci sono altri campionati che sono importanti entry level per giocatori di questo tipo. La BNXT di Belgio e Olanda, la lega polacca e la lega finlandese sono esempi di campionati che storicamente permettono ai rookie di acclimatarsi al basket europeo, mentre in Italia c’è un campionato di alto livello con richieste ed esigenze più complesse in termini di gioco e aspettative. È importante però farsi un’idea anche dei giocatori che anche inizialmente sembra impossibile raggiungere: nella maggior parte dei casi non vogliono neanche sentire parlare di Europa perché in quel momento sono tutti concentrati sul sogno di arrivare NBA, anche perché se sono alla Summer League ci sono oggettivamente vicini, almeno teoricamente. Però è importante iniziare a visionare per poi poterli magari avvicinare dopo un biennio o un triennio. È raro, ma succede". Una volta conclusa una trasferta, però, che cosa fa dire allo scout 'Ok, è valsa la pena farsi questo viaggio a Las Vegas'? "Si riesce a essere soddisfatti da una trasferta del genere se si unisce un buon livello di scouting e di visione concentrata, prendendo appunti, guardando e ragionando, insieme all'altro 50% della sfera che è il networking, che comunque è necessario" ci spiega De Benedetto. "Gli agenti sono sempre più importanti, per fortuna o per sfortuna, per avere il polso della situazione del mercato e per costruire relazioni professionali che potranno aiutare in trattative future. Ma anche il confronto con allenatori e dirigenti di altre realtà provenienti da tutto il mondo ti permette di capire dove sta andando il prodotto pallacanestro a livello universale. Dal confronto con altri dirigenti di altre società in giro per il mondo arrivano sempre grandi spunti di riflessione per capire le tendenze, per ragionare su dove sta andando il basket, su cosa si può fare per migliorare. Io mi porto sempre via dalla Summer League pensieri su cosa si dovrebbe fare per migliorare a livello generale". I GIOCATORI PIÙ IMPRESSIONANTI VISTI DAL VIVO Per concludere la nostra chiacchierata, abbiamo chiesto a De Benedetto i giocatori più impressionanti visti dal vivo in questo decennio abbondante di viaggi in Nevada per osservare giocatori: "Tra quelli che si capiva subito sarebbero diventati dei big dico Damian Lillard: nel 2012 ero alla mia prima Summer League di Las Vegas e mi aveva colpito per quanto era spietato, con una velocità d'esecuzione pazzesca. Tra quelli che invece sono arrivati a fari spenti e poi si sono affermati come giocatori di livello c’è Norman Powell nel 2015: già allora era estremamente sicuro nei suoi mezzi e molto aggressivo ogni volta che riceveva il pallone. Tra quelli che invece non hanno mantenuto le promesse intraviste in Summer League dico Jabari Parker: nel 2014 era davvero elegante, fisicamente enorme ma allo stesso tempo super talentuoso. Troppi infortuni gli hanno impedito di confermare quello che si era visto lì. In mezzo a tutti questi vedete voi dove inserire Zion Williamson: nel 2019 arrivava ovviamente come prima scelta assoluta al Draft, ma non ho mai visto un giocatore così straripante. Immarcabile e spaventoso”.

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Dario Vismara