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Pechino 2022: un'Olimpiade nella 'bolla', ma ricca di sogni ed emozioni

pechino 2022

Riccardo Re

Si sono chiusi dopo ventitré giorni i Giochi invernali di Pechino 2022, un'Olimpiade caratterizzata dalle rigide norme cinesi anti Covid e dalle condizioni climatiche estreme. Ma dentro la 'bolla', e nonostante il gelo, non sono mancate le emozioni: per gli atleti, ma anche per chi questa strana Olimpiade l'ha raccontata

LE FOTO DELLA CERIMONIA DI CHIUSURA DI PECHINO 2022

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Ventitré giorni. Dal 30 gennaio, antivigilia del Capodanno cinese, al 21 febbraio quando ci siamo imbarcati destinazione Malpensa con la bandiera a cinque cerchi del Cio verso il quadriennio che ci porterà a Milano-Cortina 2026. In mezzo questa strana, ma a suo modo unica Olimpiade cinese nell’anno della tigre. Ventitré giorni come quelli trascorsi dall’infortunio di Sofia Goggia a Cortina a una memorabile medaglia d’argento. Un arco di tempo sufficiente a una montagna russa di emozioni. Così è stata anche la nostra Olimpiade. Dal freddo di Yanqing, alle tempeste di vento di Zhangjiakou, fino alla Pechino vista dal finestrino. Perché tutto è stato vissuto in una bolla surreale per il rigido protocollo anti Covid. 

Ma dentro quella bolla di autentico sono rimaste le emozioni degli atleti. Nudi di fronte ai loro sogni. È stato evidente in ogni parola raccolta a caldo in mezzo a quel gelo. Lacrime d’oro come quelle di Arianna Fontana, Stefania Costantini e Amos Mosaner. O come quelle di Giuliano Razzoli o Elena Curtoni che invece il podio lo hanno solo accarezzato. Non ci si può nascondere ai Giochi, perché come poche volte nella vita l’obiettivo di ognuno è dichiarato. Come è stato semplice riconoscere le vibrazioni degli animi di donne e uomini che si sono messi in discussione per un sogno. E per questo è stato un privilegio. Da tutti c’era qualcosa d’apprendere. E in ogni risposta c’era quella rara attenzione alle sfumature di ogni singola domanda. Difficile trovare qualcosa di artefatto nelle parole post gara.

E anche per questo non sono mancate le polemiche. Perché quando si gareggia con il cuore poi si parla senza filtri. E per questo ci siamo alimentati di qualcosa di vero per ventritrè giorni. Senza poter neppure attraversare la strada in libertà. Ma aspettando coincidenze di bus olimpici, spesso per ore, a 20 gradi sotto lo zero, sorvegliati e recintati in luoghi in mezzo al nulla. Perché c’era tutto da raccontare. Come solo in un’Olimpiade.