Perché nel judo non si combatte più

Partiamo dal regolamento, per capire perché campioni come Odette Giuffrida e Manuel Lombardo si siano sentiti “penalizzati” dalle scelte arbitrali durante il torneo olimpico di Parigi 2024. Il regolamento del judo è cambiato molto in questi anni, l’ultima grande rivoluzione è avvenuta in occasione del Mondiale di Budapest 2017, quando è stata eliminata la possibilità di vincere l’incontro per sanzione al termine del tempo regolamentare: in passato, a fine match, in caso di parità veniva eletto vincitore chi aveva ricevuto meno sanzioni durante il combattimento. Dal 2017, per favorire lo spettacolo e rendere il judo uno sport più televisivo, è stato deciso invece che solamente i punteggi tecnici possono decretare il vincitore, salvo in caso di squalifica per hansoku-make. Ecco, è proprio quest’unico caso rimasto nel regolamento che ha rappresentato il “neo” del judo a Parigi 2024. Hansoku-make significa squalifica, che può avvenire in modo diretto per casi gravi oppure per somma di sanzioni, come abbiamo purtroppo imparato durante questa Olimpiade: al terzo shido l’atleta viene immediatamente squalificato per hansoku-make. Quella che doveva essere l’eccezione a Parigi sembra essere diventata la regola, con troppi match conclusi al golden score proprio perché i due atleti spesso non riescono a mettere a segno un punteggio tecnico e ricorrono alla strategia delle sanzioni, con l’obiettivo di costringere l’avversario a subire tre shido con la conseguente squalifica. Come? Strappando le prese, evitando il combattimento, facendo falsi attacchi, scappando fuori dall’area di combattimento, ecc. Tutti comportamenti che sono ben lontani dallo spirito del judo, che essendo nato come arte marziale mette al primo posto il rispetto per l’avversario e la bellezza della pratica sportiva. Nelle accademie giapponesi, dove il judo trova la sua massima espressione, viene insegnato ai giovani un solo modo per vincere gli incontri: fare “ippon”, ovvero il punteggio tecnico più alto . Una filosofia che invece sembra lontana da quanto visto a Parigi, dove la strategia e in alcuni casi la furbizia sembrano avere preso il sopravvento. E a questo vanno sommate alcune sviste arbitrali piuttosto evidenti. Entriamo nei due casi specifici che riguardano i nostri azzurri del judo ai Giochi di Parigi 2024. Domenica 28 luglio Odette Giuffrida affronta la kosovara Distria Krasniqi nella semifinale della categoria 52 kg. Sono due possibili candidate all’oro: Odette ha già vinto due medaglie olimpiche , mentre Krasniqi è campionessa olimpica in carica nella 48 kg, categoria dove combatteva ai tempi di Tokyo 2020. Anche in questo caso l’incontro è molto equilibrato, si va al golden score. Odette ha due sanzioni, pertanto sta facendo di tutto per provare a trovare quel punteggio tecnico che ai tempi supplementari le regalerebbe subito la finale olimpica per l’oro. La Krasniqi si sottrae al combattimento, evita l’avversaria e rompe le prese dell’azzurra: l’arbitro centrale, la rumena Ioana Babiuc, ferma l’incontro e richiama le due atlete al centro del tatami. Tutti si aspettano la sanzione per la Krasniqi, e invece vengono sanzionate entrambe le atlete. Poco male per la kosovara, dato che si tratta del suo primo shido. Mentre per la Giuffrida la terza sanzione significa sconfitta per hansoku-make. Squalificata. Una decisione oggettivamente difficile da spiegare e da difendere . Ma come ha fatto l’arbitro a sbagliare in modo così evidente? Tra l’altro nel judo ci sono altri due arbitri al tavolo, che possono rivedere l’azione e suggerire all’arbitro centrale di cambiare il suo verdetto in caso di errore. Eppure, in questo caso, entra in gioco una figura nuova, quella dei “supervisor”, tecnici esperti che osservano gli incontri dalle tribune e che, analizzando le immagini sugli schermi, possono suggerire una decisione all’arbitro. Ecco, persone ben informate assicurano che i supervisor abbiano avuto un ruolo importante nella decisione del terzo shido ai danni della Giuffrida. Non ha senso gridare al complotto, ma denunciare il grave errore, quello sì, è un fatto oggettivo. Così come è oggettivo definire quantomeno “singolare” o “strana” la decisione di schierare lo stesso arbitro, la rumena Ioana Babiuc, anche nella finale per il bronzo che Odette Giuffrida ha disputato contro la brasiliana Larissa Pimenta dopo aver perso la semifinale. Pensate per un attimo se succedesse la stessa cosa nella Serie A di calcio… Persino il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ha assistito al torneo di Odette, non ha nascosto di essere rimasto sorpreso dalla conduzione arbitrale: “Ho visto la semifinale e la finale per il bronzo con il presidente Falcone e il segretario generale Benucci, persone competenti ed equilibrate. Siamo rimasti perplessi di fronte alle decisioni arbitrali. Ma la cosa che ci ha sorpreso è che lo stesso arbitro della semifinale persa dalla Giuffrida sia stato rimandato per la finale del terzo posto. Un dato assolutamente anomalo, che credo si commenti da solo. Onestamente dire che fa riflettere è dire poco". E sia chiaro, non è un giudizio verso l’arbitro in questione . Ma a quel punto, forse era meglio evitare… Risultato? Stesso arbitro, stessa atleta, stesso verdetto: la Giuffrida va al golden score anche nella finale per il bronzo contro la Pimenta, e anche qui perde per somma di sanzioni al terzo shido. Ma l’immagine più bella è Odette che va ad abbracciare la brasiliana Pimenta, che ha un crollo emotivo e si mette a terra al centro del tatami dopo il verdetto a suo favore. L’azzurra fa i complimenti all’avversaria brasiliana, quasi la consola e la solleva da terra. Questo è il judo, il rispetto per l'avversario prima di tutto, anche quando ti ha battuto, anche quando hai appena perso una finale olimpica. Lunedì 29 luglio non è andata meglio a Manuel Lombardo nella categoria 73 kg, il nostro judoka di punta per quanto riguarda la Nazionale maschile. Manuel ha scritto pagine epiche del judo italiano: è diventato il primo italiano nella storia a diventare il numero 1 della ranking mondiale nel 2020, ed è anche il primo italiano nella storia ad aver vinto un oro in un Masters a Qingdao 2019 . Oltre a questo, ha vinto anche due argenti ai Mondiali senior . Ci si aspettava molto da lui, dopo la delusione del 5° posto all’Olimpiade di Tokyo. Manuel avanza agilmente ai Giochi di Parigi fino ai quarti di finale, dove trova il kosovaro Akil Gjakova. Anche in questo caso, proprio come per Odette Giuffrida, si va al golden score in parità. E anche in questo caso, il nostro azzurro perde per somma di sanzioni, con un terzo shido molto “dubbio” che viene accolto con i fischi del pubblico del Grand Palais di Parigi . Lombardo prova a ritrovare la concentrazione. L’azzurro vince il match dei ripescaggi contro il canadese Margelidon e si prepara alla finale per il bronzo, dove ha di fronte il moldavo Adil Osmanov, un nome un po' a sorpresa, arrivato all’Olimpiade di Parigi dopo un 2024 di alto livello: la svolta lo scorso marzo, quando in un solo mese Osmanov vince la sua prima medaglia in un Grand Prix e la sua prima medaglia in un Grand Slam . Manuel parte favorito, conduce l’incontro, ma Osmanov alla prima disattenzione dell’azzurro realizza un wazari. Lombardo avrebbe l’opportunità di ribaltare l’incontro, ma gli arbitri al tavolo suggeriscono all’arbitro centrale di modificare il verdetto: non più wazari, ma ippon. Per i meno esperti, nel judo si ottiene il wazari quando si proietta l'avversario sul fianco. Il match in questo caso prosegue, quindi l'avversario ha l'occasione di ribaltare il risultato. L'ippon invece si ottiene quando si proietta l'avversario interamente sulla schiena, ottenendo così la vittoria immediata del match. Basta vedere le immagini per capire che la decisione è al limite, ma ci può stare, è corretta. La maledizione del quinto posto continua. Provando a dare una spiegazione alle polemiche legate ai due episodi di Giuffrida e Lombardo, possiamo sicuramente affermare che in Italia siamo abituati bene nel judo, ovvero abbiamo un livello arbitrale decisamente alto e tecnici molto competenti. Pertanto, gli errori non passano inosservati, soprattutto in una competizione come l’Olimpiade. La nostra Roberta Chyurlia è tra i migliori arbitri al mondo, è diventata il prima arbitro donna italiana a dirigere in un’Olimpiade a Tokyo 2020, quando la IJF l’ha inserita tra i migliori 16 arbitri al mondo. Naturalmente è stata confermata come arbitro anche ai Giochi di Parigi 2024. Roberta, inoltre, si è aggiudicata nel 2017 e nel 2018 il premio come migliore arbitro donna in Europa, mentre nel 2019 è diventata la prima italiana ad arbitrare un Mondiale senior di judo alla Nippon Budokan di Tokyo. Nella storia delle Olimpiadi l’avevano preceduta cinque arbitri uomini: Pio Gaddi , Fulvio Aragozzini , Giancarlo Celotto , Pasquale Chyurlia e Massimo Sulli . Pasquale Chyurlia, chiaramente, è il padre di Roberta. Non solo arbitri. Anche tra tecnici e “supervisor” abbiamo figure di grande spicco come Pino Maddaloni, campione che ha emozionato tutta Italia con l’oro di Sydney 2000: il campione di Scampia è nella commissione tecnica che aiuta gli arbitri a interpretare le situazioni più complesse sul tatami. Siamo sicuri che il nostro caro Pino avrà molto lavoro da fare dopo questa Olimpiade.