Big Teddy Riner, il campione che visse due volte. E quel finale da film…

Per chi non lo conoscesse, Teddy Riner è semplicemente il judo in persona. È nato il 7 aprile 1989 a Pointe-à-Pitre, cittadina di 17mila abitanti nell’isola di Guadalupa . Qualcuno lo chiama il "Maradona" del judo, preferisco pensare che Riner sia semplicemente Riner, il più grande judoka di tutti i tempi. Nessuno del resto si permetterebbe mai di definire Federer il "Maradona" del tennis. Ecco, vale la stessa cosa per Riner, merita di stare con questi giganti nell'Olimpo dello sport. Lo dicono i numeri. Ha vinto tre ori olimpici individuali nei pesi massimi e due ori olimpici a squadre, più due bronzi olimpici che però lui preferisce conteggiare alla voce "sconfitte": è il francese con più ori nella storia dei Giochi olimpici estivi, oltre a essere il judoka con più ori di sempre. È il secondo atleta nella storia a vincere un oro olimpico nell'edizione in cui ha acceso il braciere olimpico da ultimo tedoforo . Tra il 2008 e il 2024 è salito sul podio in 5 Olimpiadi consecutive. Oltre a questo, ha vinto anche 11 titoli mondiali : il primo di questi 11 Mondiali lo ha conquistato nel 2007 a Rio, quando aveva appena 18 anni, diventando il campione del mondo più giovane di sempre. È rimasto imbattuto per 9 anni, tra il 2010 e il 2020, per un totale di 154 incontri senza mai perdere. Ultimo punto, ma non per importanza, ha contribuito a rendere il judo uno sport nazionale in Francia. Un po’ come successo negli ultimi 20 anni in Italia con Valentino Rossi, e come sta avvenendo in questi anni con Jannik Sinner: Teddy Riner è conosciuto dovunque in Francia, è una superstar alla pari di campioni come Mbappé o Zidane, il Paese si ferma durante le sue gare, e persino il presidente Macron ha assistito al suo torneo olimpico a Parigi. A vederlo oggi, Teddy Riner, nessuno potrebbe pensare che dietro tutte queste medaglie, dietro quel fisico poderoso da oltre due metri per 140 kg, dietro quel suo sorriso contagioso potesse nascondersi qualche anno fa una paura talmente forte da averlo quasi convinto a mollare tutto dopo la delusione dei Giochi olimpici di Tokyo 2020. Questa storia di riscatto inizia nell'agosto 2017. Teddy ha appena vinto un altro Mondiale a Budapest. Le motivazioni iniziano a diminuire, mentre fuori dal tatami sempre più sponsor, campagne pubblicitarie e programmi televisivi rischiano di distrarlo dall'attività sportiva. Resta per due anni fermo, un'eternità per qualsiasi atleta, figuriamoci per un peso massimo di judo, che ha bisogno di una preparazione fisica molto precisa per gareggiare ad alti livelli. Nel 2019 disputa appena due gare, il Grand Prix di Montreal e il Grand Slam di Brasilia, entrambi conclusi sul gradino più alto del podio. Teddy si illude che è tutto ok, pensa di essere in grado di saper gestire tranquillamente il successo fuori dal tatami con la sua vita da atleta. Arriva però il 2020, l'anno della verità, l'anno dell'Olimpiade di Tokyo, in Giappone, il Paese dove il maestro Jigoro Kano ha fondato il judo nel 1882. A febbraio del 2020 inizia il declino: Riner decide di partecipare al Grand Slam di Parigi e a sorpresa crolla la sua imbattibilità che durava da 9 anni, al Bercy, davanti al suo pubblico che assiste incredulo alla caduta del gigante Teddy, proprio nell'anno olimpico. Riner era imbattuto dal 13 settembre 2010, quando perse contro il giapponese Daiki Kamikawa nella finale del Mondiale. Questa volta la sconfitta arriva addirittura durante il terzo turno preliminare, contro un altro giapponese, Kokoro Kageura. Un campanello d'allarme. Intanto il mondo deve fare i conti con la piaga della pandemia da Covid, il judo subisce un lungo stop e Riner resta fermo per 8 mesi. Torna sul tatami a ottobre 2020 in occasione dei campionati nazionali, dove subisce la seconda sconfitta, questa volta contro Joseph Terhec. Era rimasto imbattuto per nove anni, adesso il tracollo in nove mesi. Teddy capisce che deve dare una svolta alla sua vita se vuole arrivare pronto all'Olimpiade di Tokyo . Torna a ragionare come un atleta: segue una dieta personalizzata, aggiunge lo yoga ai suoi allenamenti e perde 26 kg. L'oro al Masters di Doha nel gennaio 2021 sembra la conferma della ritrovata forma, ma i Giochi di Tokyo squarciano il velo sottile dietro cui Teddy si nascondeva. Sognava di vincere l'oro in Giappone, la casa del judo, alla Nippon Budokan, l'arena considerata il tempio delle arti marziali. E invece "Big Teddy" non arriva neanche in semifinale, battuto a sorpresa dal russo Bashaev. Il francese deve accontentarsi del bronzo, che per lui equivale a una grande delusione, come sportivo e come uomo. Lì, per la prima volta, "Big Teddy" diventa meno big. Tre sconfitte in così poco tempo sono difficili da digerire. La prima a Parigi, in casa. L'ultima a Tokyo, la capitale mondiale del judo, durante un'Olimpiade. Forse è davvero finita. Forse a 32 anni il posto di Riner è sui social, dove colleziona sempre più follower. Basta allenamenti, basta pressione, basta stress. Finisce qui il primo tempo della vita di Riner, con un finale amaro. No, non può terminare in decadenza la "Belle Époque" dell'imperatore del tatami. Questa favola merita un lieto fine. Ok, ci sarà da combattere, ma Teddy ha sempre fatto della sua vita una lotta. Teddy è una freccia pronta a essere scagliata, ha solo bisogno di un obiettivo a cui puntare. Il destino vuole che i Giochi olimpici del 2024, che sembravano destinati a Roma, passino invece a Parigi. Per Riner è l'occasione perfetta per cercare quel riscatto che insegue con tanta fame. Certo, ha bisogno di tempo per digerire la delusione di Tokyo. Si prende un "anno sabbatico", dove resta fermo senza mai gareggiare in tornei di alto livello. Nel 2022 partecipa soltanto al Grand Slam in Ungheria , troppo poco per capire se è tornato il vero Riner. Poi nel 2023, quando manca appena un anno all'Olimpiade, capisce che non può lasciarsi scappare l'occasione di vincere l'oro davanti al suo pubblico a Parigi. Ritrova la forma, inizia nuovamente a perdere peso, sul tatami torna a sorridere e vince il Mondiale nel maggio 2023 a Doha. Ma in Francia lo attendono tutti al bivio della sua carriera, l'Olimpiade di Parigi, dove ha l'onore di partecipare come ultimo tedoforo alla cerimonia d'apertura. La gara individuale è un successo: nel torneo olimpico più discusso della storia per le polemiche legate ai troppi incontri decisi per somma di sanzioni, Riner conquista il suo terzo oro olimpico individuale vincendo 3 incontri su 4 per ippon. È il suo lascito alle nuove generazioni, è l'eredità che consegna al futuro del judo: per vincere non cercate strategie e furbizie, ma affidatevi agli insegnamenti delle accademie giapponesi, dove i maestri indirizzano gli atleti verso un solo modo per vincere, ovvero fare ippon, il colpo perfetto che assegna immediatamente la vittoria. Quello è lo scopo, l'essenza e la bellezza del judo. È un'arte marziale, e in quanto arte aspira alla perfezione stilistica. Come perfetto è stato l'ippon con cui Riner ha proiettato il coreano Kim al cielo nella finale per l'oro. Come se non bastasse, Riner riesce a regalarsi una finale ancora più emozionante nella gara a squadre miste, ultimo evento del torneo olimpico di judo a Parigi. In quello che potrebbe essere l'ultimo incontro della sua leggendaria carriera, Teddy conduce la Francia alla conquista dell'oro olimpico nella gara collettiva, battendo il Giappone per 4-3. Il destino ha voluto che nello spareggio decisivo per l'oro fosse sorteggiata la categoria dei pesi massimi. Quindi l'ultimo incontro vede di fronte il 35enne Teddy Riner contro il 22enne Tatsuru Saito, ragazzo prodigio del Giappone, figlio d'arte del maestro Hitoshi Saito, il primo atleta nella storia del judo a conquistare per due volte l'oro olimpico, trionfando a Los Angeles nel 1984 e a Seul nel 1988 nei pesi massimi. La più bella finale possibile, il passato contro il futuro del judo , le due Nazionali più forti al mondo a confronto. Come tutte le favole, Riner vince per ippon, con la standing ovation del Grand Palais di Parigi che assiste alla finale in piedi come si fa per un concerto rock. La delusione di Tokyo è cancellata, vincendo proprio contro un giapponese in finale. E tutti ad abbracciare Riner, che finalmente torna a sorridere, stretto tra le braccia della figlia ai piedi del podio, dove lo attende il presidente Macron in persona per complimentarsi. Big Teddy sembra avere ritrovato la tenerezza e la gioia, proprio adesso che abbiamo paura che possa ritirarsi. "Non posso dire con certezza se mi ritirerò dopo questa Olimpiade. Finché tutto va bene, potrei anche continuare: sto valutando la possibilità di puntare all'Olimpiade del 2028". Non pretendiamo che accada davvero, ma grazie Big Teddy per averci regalato un altro sogno olimpico in cui credere e sperare. E grazie per averci mostrato che il vero gigante non è quello che non cade, ma quello che ha la forza di rialzarsi dopo essere finito al tappeto.

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