Federica Pellegrini: i miei compleanni in azzurro

Aveva 15 anni Federica Pellegrini quando iniziò il suo primo ritiro preolimpico all’hotel Borghetti di Verona. Una stagione lunghissima che vedeva primeggiare questa ragazzina allenata da Max Di Mito nelle graduatorie mondiali dei 100 stile libero. Una sprinter italiana competitiva addirittura per una medaglia olimpica non si era mai vista. A quell’età poi sembrava quasi impossibile. Qualificata anche per la staffetta veloce, e durante i collegiali di Roma e Riccione con le compagne più esperte, al commissario tecnico di allora Alberto Castagnetti iniziava a balenare in testa l’idea di iscriverla anche nei 200 e puntare soprattutto su quella distanza, in cui diventerà la più grande leggenda della storia del nuoto. Mamma Cinzia e papà Roberto non lo sapevano ancora e avevano comprato i biglietti per i Giochi di Atene solo per il giorno in cui era prevista la mezza distanza, dopo quel primato nazionale assoluto a 54”40 ai campionati italiani che aveva lasciato tutto il mondo delle piscine senza parole. E il 5 agosto 2004 erano distanti poco più di 100 km - quelli che separano Spinea, città natale della Divina – da Verona, sede del ritiro dei nuotatori azzurri. Se sei un atleta d’acqua nato sotto il segno del Leone sarà nel destino festeggiare la maggior parte dei compleanni lontano dalla famiglia, e viverli durante i giorni di gare o di ritiri. Federica Pellegrini lo scoprì quell’anno olimpico. Anche se visse già un mondiale a 14 anni come staffettista, per le batterie della 4x100 nel luglio 2003. “E forse le regalammo proprio un leone peluche”, dice la capitana di allora Cristina Chiuso cercando di rispolverare immagini di quel ritiro preolimpico. Quel che è certo è che entrò all’hotel Borghetti da quindicenne e fece il check-out a 16 anni e poche ore per prendere un volo direzione Atene. Non ci fu una festa fino a notte inoltrata in quell’hotel, ma “soffiai le candeline davanti a tutta la squadra”, il ricordo di Federica. Del resto, era tradizione coccolare i più giovani e festeggiare con un regalo, anche se solo simbolico, chiunque si trovasse a vivere in azzurro il proprio compleanno. “Era consuetudine fare una colletta con tutta la squadra e mandare qualcuno dello staff a comprare un regalo”, ricorda ancora Cristina Chiuso. E con quel regalo Federica Pellegrini arrivò alla sua prima Olimpiade per vincere una strepitosa medaglia d’argento e diventare a 16 anni e 12 giorni la più giovane italiana di sempre a salire su un podio olimpico di una gara individuale. Considerando tutti gli sport. Felicità pura, e pazienza se con il tempo delle semifinali sarebbe stata addirittura oro. La rumena Camelia Potec in corsia laterale proprio non l’aveva vista, e per arrivare al successo sarebbe servita un po’ più di esperienza. E qualche compleanno in più. Pechino 2008 Ma tra i 16 e i 20 anni a volte passa quasi una carriera intera. In mezzo ai mille problemi dell’adolescenza. I brufoli, il corpo che cambia, le insicurezze. Nel caso di Federica Pellegrini anche attacchi di panico e bulimia. Il trasferimento a Milano, il cambio d’allenatore e il ritorno in Veneto, ma a Verona direttamente alla corte di Alberto Castagnetti. Il commissario tecnico della nazionale di allora che ispirò fiducia in quella ragazza in momenti di difficoltà. Perché se il sapore dell’argento olimpico era dolce, quello del mondiale di Montreal 2005 divenne già amaro. C’era chi aveva perfino battezzato quel precoce e gigantesco talento come eterna seconda. Perché prima dell’Olimpiade di Pechino nei suoi 200, il successo non era ancora arrivato. Avrebbe stravinto l’Europeo di Eindhoven ma arrivò una squalifica dubbia per falsa partenza ad aumentare le incertezze. Anche se in Olanda poi trionfò nei 400 con tanto di record del mondo. Ecco, i primati mondiali: ne aveva timbrati già due anche nella sua gara, quella che però doveva ancora vincere. Con tutte queste aspettative e carico di responsabilità arrivò in Cina nell’agosto 2008 per fare quello che non era mai riuscito nella storia a nessuna nuotatrice italiana: vincere l’Olimpiade. Eppure, Federica Pellegrini non lo nasconde: “Spegnere anche solo una candelina nel giorno del mio compleanno per me era importante. Anche se come quell’estate cadeva praticamente nel pieno delle gare e nei più agitati giorni di attesa. È una cosa che a me fa sempre piacere. Le persone che avevo intorno e quelle che mi volevano bene hanno sempre cercato di farmelo festeggiare in qualsiasi modo. Come detto, bastava anche una semplice candelina a bordo piscina…”. Il desiderio espresso davanti alla torta fin troppo scontato, anche se a Pechino quel momento non fu in vasca. Lì sarebbero stati troppi gli occhi puntati addosso su quella ragazza che davano per favorita. Era arrivata da teenager sotto la Grande Muraglia e i vent’anni le dovevano regalare anche la definitiva grandezza sportiva. Sugellare le speranze con l’oro più importante. Quel 5 d’agosto non era ancora nel villaggio olimpico, ma nel ritiro cinese della nazionale italiana. Erano i giorni di ambientamento al fuso orario, e anche alla nuova vita da Divina. Di allenamenti e di grandi attenzioni. Per questo “quella volta lo festeggiai in forma molto privata, in una cameretta minuscola, con una tortina compratami in una pasticceria cinese… e vi lascio solo immaginare come potesse essere quella tortina…” ci racconta Federica. Certamente fu un antipasto al trionfo, in perfetto stile Pellegrini. Tra le montagne russe di sentimenti. Un 400 stile buttato via, l’incubo di cadere nel precipizio, e poi dopo poche ore subito il record del mondo nelle batterie dei suoi 200. Un primato mondiale migliorato ancora in finale: era il 13 agosto 2008, aveva vent’anni e otto giorni. Ed aveva già scritto la storia. Londra 2012 Federica Pellegrini entra nello star system, quante altre vittorie e quante feste da diva. Da Pechino a Londra nessuno riuscirà mai a batterla. L’apoteosi a Roma, in Italia, a casa nostra: due titoli mondiali con due record del mondo clamorosi. Successi bissati nel 2011: prima e unica donna in grado di vincere l'oro nei 200 e 400 metri stile libero in due edizioni consecutive dei Mondiali. E quell’anno pre olimpico in via Vittorio Veneto c’erano centinaia di fotografi e telecamere ad aspettarla quando arrivò accompagnata dall’amato fratello Alessandro. Fu una festa divina, in grande stile per una leggenda del nostro sport. Che però dovette fare i conti anche con un compleanno da dimenticare. Il 5 agosto 2012 chiudeva la valigia del villaggio olimpico di Londra ed era pronta a tornare in Italia senza medaglie e una carriera sportiva da ricostruire. Solo il giorno prima aveva terminato i suoi Giochi con l’eliminazione in batteria della staffetta 4x100 mista, dopo due amari quinti posti nelle sue due gare. Lì riscoprì il dolore sportivo della sconfitta. Federica Pellegrini era sotto processo nazionale, nel giorno del suo compleanno. Non c’era voglia e nemmeno tempo per festeggiare. “Ho rimosso tutto di quella dannata Olimpiade e a quel compleanno non ci voglio pensare più”, racconta Fede. Tabula rasa, per ripartire. Cambia allenatore, ancora: dirà addio ai 400 stile e a 24 anni ripartirà con Matteo Giunta per riscoprire una nuova giovinezza. Rio 2016 Verso Rio si prende un anno sabatico, nuotando a dorso, ma sale comunque sul podio mondiale nei 200 stile a Barcellona 2013, sfiorando un successo che sembrava solo impensabile un anno prima. Diventa la duecentista più vincente di sempre a livello europeo. Porta anche la staffetta 4x200 su un podio mondiale, a Kazan, dove sul podio - come sempre da quando ha partecipato – ci sale anche nei suoi 200 individuali. Ma soprattutto rinasce. Torna il simbolo vincente dello sport nazionale. E anche per questo, oltre che per tutto quello già dimostrato in acqua, non poteva non andare a lei il tricolore. È portabandiera italiana, proprio nel giorno del suo compleanno. “Sventolalo in alto Fede”, gli hanno detto da casa mamma e papà. Perché in fondo è sempre la loro bambina. E lei lo ha fatto, orgogliosa, in un 5 agosto indimenticabile, a guidare una delegazione di 314 atleti, e una nazione intera ad applaudire lei con quella bandiera. Solo per questo il suo 28esimo compleanno resterà indimenticabile. A prescindere dal resto. Perché guardando il calendario dell’estate brasiliana Federica Pellegrini aveva controllato tante cose oltre a quel compleanno speciale. Nulla doveva essere lasciato al caso. Cerchiati di rosso c’erano i giorni del possibile ciclo, più che quello del compleanno. Ma qualcosa andò storto: del resto certe date sono meno certe rispetto a quella di nascita. Lo rivelò la Divina anni dopo, non come giustificazione, ma per sottolineare il numero d’imprevisti intorno a una gara preparata quattro anni alla perfezione, con fatica e sacrifici. Nei 200 stile alla fine fu quarta, a pochi centesimi dal terzo gradino del podio conquistato dall’australiana Emma McKeon. Un dolore sportivamente enorme. Sembrava tutto perfetto, aveva nuotato la seconda migliore prestazione mondiale dell’anno al Settecolli nel mese di giugno. E invece quel risultato lascia a giorni di profonde riflessioni e drastici cambiamenti. Lascerà il nuoto? Tokyo 2020-2021 Se non ci fossero stati quei dannati 26 centesimi a separarla da una nuova medaglia olimpica probabilmente non avremmo assistito all’ennesima rinascita di Federica Pellegrini. “Non poteva finire così”, dirà. E infatti il finale sarà molto diverso rispetto a quello di Rio. La divina ritorna a nuotare i suoi crono in tessuto migliori di sempre quando ormai i compleanni si iniziavano a far sentire sulla schiena. Probabilmente le vittorie sportivamente più belle di una carriera infinita: al mondiale di Budapest e a quello di Gwangju. Diventa l’unica nuotatrice della storia a salire sul podio iridato della stessa gara prima 7, poi 8 volte consecutive. E lo fa sempre vincendo, confermandosi ancora campionessa del mondo dei 200 stile. Diventando la prima a battere in uno scontro diretto la statunitense Ledecky come in Ungheria, o nuotando tempi da ragazzina come in Corea davanti a campionesse del livello di Titmus e Sjostrom. Sono gli anni della maturità. In cui anche i compleanni sono l’occasione per festeggiare con gli amici veri. “In realtà quando potevo mi è sempre piaciuto far festa a dovere - ci racconta Federica con un sorriso –. Troppo bello vivere in allegria con tante altre persone, stare in compagnia di amici veri: è una cosa che mi è sempre piaciuta anche organizzare. E per i miei trent’anni, a Jesolo, forse una delle feste più belle. Quasi duecento invitati: un pool party prima, poi la cena con tutti vestiti di bianco. E un mix di sportivi indimenticabile”. In effetti c’erano praticamente tutti, da Alberto Tomba al presidente del Coni Giovanni Malagò. Una festa come espressione della serenità conquistata sul finire di una carriera combattuta tra laceranti alti e bassi. Anche per questo vivrà in modo diverso l’ultima Olimpiade. Tutti gli addetti ai lavori hanno la convinzione che se non ci fosse stato il rinvio di un anno per l’emergenza Covid19, a Tokyo Pellegrini sarebbe stata almeno sul podio. Finirà comunque conquistando la quinta finale olimpica consecutiva nella stessa gara, impresa riuscita in campo maschile soltanto a Michael Phelps. È una nuova Fede, che non recrimina e non si tormenta. Giustamente appagata per quanto ottenuto. Dopo la gara annuncia di essere fidanzata con il suo allenatore Matteo Giunta. Lo sapevano un po’ tutti, ma sull’orlo dei trentatré anni fu come abbracciare una nuova vita. In Giappone resta a festeggiare il suo ultimo compleanno da atleta. Dopo una settima esatta dalla sua ultima gara in vasca lunga. “Ero a Tokyo in attesa dei risultati delle elezioni dei membri Cio. E Matteo mi portò in un ristorante pazzesco. Quel 5 d’agosto credo di aver mangiato il più buon sushi della mia vita”. Parigi 2024 Non più atleta. Ma moglie, mamma, donna. Comunque a Parigi. I Giochi olimpici francesi Federica Pellegrini li ha vissuti sul posto. Da membro del Comitato olimpico internazionale. Fa parte della commissione atleti, i suoi ex compagni. “Dirò a Matilde di averle mostrato un mio pezzo di cuore”. Mai banale esserci. E c’era anche sua figlia, nata a gennaio, sugli spalti in questa Olimpiade. Un’edizione storica per il nuoto italiano. Due ori, un argento, due bronzi: un medagliere migliore in vasca si è visto solo a Sydney 2000. Ceccon, Martinenghi, Paltrinieri, la 4x100 stile e tante altre azzurre e azzurri che ci hanno fatto sognare. Parte di un’eredità di Federica che dopo l’addio alle gare mai nascose l’impeto in arrivo “della nazionale italiana più forte di sempre”. Il 5 agosto giunge a poche ore dopo l’ultima impresa di super Greg: di nuovo sul podio dei 1500, argento alle spalle dello statunitense Finke, costretto a migliorare il record del mondo per resistere davanti all’azzurro. Ma Federica Pellegrini ormai è in Italia. Chiusi i battenti della vasca olimpica, e terminati da alcuni giorni i suoi Giochi. Era arrivata il 20 luglio, e non più soltanto per il nuoto. Ma l’Olimpiade c’è comunque nel suo compleanno. Nei ricordi, in ciò che ha lasciato, nelle nuove emozioni vissute. “E anche nel regalo”, ci racconta con un sorriso. Non poteva che essere parigino. “Sono super appassionata di scarpe e Matteo mi ha portato nel primo negozio che ha aperto Christian Louboutin. Era tutto antico, favoloso, bellissimo. E non ho resistito… il regalo me l’ha preso lì… e l’ho già scartato”. Senza sorpresa, ma tanti auguri Federica!