Andrea Gardini: "Dall'inferno al paradiso. Italia, ora vai a prenderti l'oro!"

Nell'incredibile quarto olimpico, dove stanno meriti e demeriti di Italia e Giappone? "Arrivati a questo punto di una competizione come le Olimpiadi, è normale che tutte le partite siano complesse anche se sinceramente non immaginavo che l'Italia avrebbe sofferto così tanto. Merito sicuramente di un Giappone mai domo, che ha fatto una partita strepitosa e ha continuato a lottare anche dopo aver perso il terzo set in quella maniera . Nell'Italia, invece, ho visto un filo di superficialità in alcune cose soprattutto a inizio della partita, quando il Giappone ha giocato a un livello che poche volte ho visto. Poi sono stati bravi a sistemarsi, a non perdere la lucidità e a rimetterla in piedi. Ma in generale la nostra Nazionale ha fatto qualcosa di eccezionale: è stata una delle partite più belle che abbia mai visto nella mia vita. Poche volte si riesce a vedere per cinque set un livello di attacco, e soprattutto di difesa, così alto. Dal punto di vista psicologico, come si rimette in piedi una partita dove sei sotto di 2 set, con l’avversario a cui basta un solo punto per vincere e per eliminarti dal torneo olimpico? "In quella prima metà di partita, per come si è sviluppata, è evidente che subentra uno stato di nervosismo misto a frustrazione, con davanti una squadra che dava l’impressione di poter difendere su tutto. Poi nel momento in cui l'Italia è stata stata spalle al muro, si sono ricordati di essere i campioni del mondo e hanno realizzato che solo giocando come tali si poteva vincere questo quarto di finale. Pensandoci bene, visto il peso delle partite e degli avversari che ci aspettano, è un bene essersi qualificati in questo modo, ‘formativo’ per il proseguo del torneo. Nella caccia all'oro meglio una partita così complicata che un quarto semplice: mentalmente questi atleti sono allenati a giocare sotto pressione, basta vedere anche quanto successo tra Francia e Germania. Il volley è uno sport in cui le cose cambiano in un attimo e questo genere di rimonte fanno parte del gioco. Ciò non toglie che l'Italia ha fatto comunque qualcosa di eccezionale". Che ne pensi della gestione emotiva del ct De Giorgi? "Mi ha sorpreso, è rimasto molto calmo anche nei momenti di difficoltà e questo è servito sicuramente ai ragazzi. Ha trasmesso calma, preziosissima in un momento del genere dove tutto va a rotoli. Un condottiero che non perde le staffe, rimane lucido e dà pochi consigli azzeccati. Ecco che i ragazzi avranno pensato: se lui è tranquillo, allora ce la possiamo fare" La Francia, prossimo avversario dell’Italia: come si affronta? Che tipo di avversario troveremo? "La Francia è una grande squadra, con uno spirito indomito. Di certo saranno spinti anche dal pubblico di casa, mi aspetto una bolgia all’interno del palazzetto. Sono molto spregiudicati e allo stesso tempo altalenanti nel loro talento: molte volte vanno sotto e sono costretti a rientrare in partita. Earvin N'Gapeth è il simbolo perfetto di questa squadra: in certi momenti fanno cose meravigliose e un attimo dopo vanno fuori ritmo. Di certo sono tosti, molto affiatati, che giocano in modo istintivo. La partita sarà molto complicata. Però, come detto prima, dopo il quarto con il Giappone ci arriviamo bene..." Chi parte avvantaggiato? "Noi campioni del mondo, loro campioni olimpici in carica... Si gioca una semifinale di un’Olimpiade, il livello è altissimo. A questo punto ci arriva solo il top del top. Nessun vantaggio e nessun favorito, a maggior ragione considerando che c’è un giorno e mezzo di riposo e in uno sport in cui si gioca quotidianamente fa tutta la differenza avere qualche ora in più di stacco, anche per recuperare da qualche eventuale problemino fisico. Zero a zero, palla al centro". Testa, gambe, cuore: come si giocano gare di questo tipo? Cosa conta di più? "Sempre e comunque si parte sulla base che quello che hai fatto finora in palestra, è indispensabile. Basta guardare l’incontro con il Giappone: abbiamo visto grandi giocatori ma anche tantissime azioni in cui era la squadra a muoversi all’unisono in maniera perfetta. Nella pallavolo non hai seconde possibilità, se la palla cade a terra il punto è perso, per cui la sincronia tra i sistemi deve essere impeccabile. Il lavoro fatto finora sugli schemi è fondamentale per giocare a questo livello. Poi è chiaro che peserà tanto anche la parte psicologica, la capacità delle squadre, ma anche dei singoli, di affrontare questi momenti. Una partita di questo calibro non la giochi solo con la riga e la squadra, ci vuole anche il cuore, ci vogliono anche gli attributi. Francia e Italia ci hanno dimostrato di avere entrambe schemi e testa per la semifinale, sanno cosa significa giocare una grande partita in una grande manifestazione. Sarà uno spettacolo..." Chi potrebbe essere il protagonista della semifinale? "Difficile a dirsi. Col Giappone i ragazzi a tratti hanno avuto momenti di difficoltà, com’è giusto che sia visto la partita che è stata. Simone Giannelli si è comportato da capitano, per come ha saputo guidare la squadra in un momento di appannamento anche suo e per essersi assunto le responsabilità delle azioni che ci permettono di poter parlare di una semifinale di un’Olimpiade. Ma devo dire che anche Yuri Romanò e Alessandro Michieletto sono stati bravissimi. Difficile sceglierne uno. Di certo qualche punto di svolta all’interno della partita arriverà da iniziative individuali, ma ci tengo a dire che le individualità vengono sempre fuori da un contesto di squadra, dalla corazza che il gruppo nel suo complesso ha costruito attraversando le difficoltà. Dovendo proprio dirne uno direi Giannelli, ma appunto solo perché è il capitano e ci ha dimostrato di avere le spalle larghe per affrontare i momenti importanti. Mettiamola così, mi aspetto che nel corso della partita siano a tratti tutti protagonisti, così da innalzare all’apoteosi il concetto di squadra e arrivare in finale". Dopo aver vinto Europeo e Mondiale, se questo gruppo dovesse vincere anche l'Olimpiade di Parigi potremmo iniziare a paragonarlo alla generazione d’oro degli anni ’90? "Faccio fatica a confrontare le due generazioni, perché vorrebbe dire toglierle dal loro contesto. E anche perché sono passati 30 anni. Sinceramente auguro alla Nazionale di oggi di fare quello che siamo riusciti a fare noi, di prendere la maglia dell’Italia in una posizione e di lasciarla molto più in alto di quando l’hanno trovata. Sarebbe bellissimo se ci riuscissero. Al di là della scaramanzia, arrivi da campione del mondo, giochi bene, hai una grande squadra: è chiaro che giochi per l’oro. E lo stesso discorso si può fare anche per la Nazionale femminile. Il discorso del confronto alla fine conta poco. Conta che l’Italia, intesa come movimento del volley, è al vertice da 30 anni ormai e se dovessero vincere sarebbe una cosa bellissima, al di là del contesto e del paragone con chi li ha preceduti. Ci siamo goduti la generazione degli anni Novanta, adesso godiamoci quella di oggi. Ai paragoni non diamoci troppo peso, l’importante è lasciare un bel ricordo nelle persone e portare in alto in valore della maglia azzurra".