Ha vinto la Trebisonda: la storia di Ondina Valla

Bolognesi, compagne di scuola, atlete alla Virtus. I sentieri di Claudia Testoni e Trebisonda Valla si sono incrociati subito e il percorso le ha portate una accanto all’altra nel giorno più importante della loro vita, il 6 agosto 1936, sistemate nelle corsie dell’Olympiastadion di Berlino. Più anziana di un anno Claudia, classe 1915, e, si dice, anche maggiormente dotata di talento: avrebbe stabilito per quattro volte il primato del mondo degli 80 ostacoli vincendo il titolo europeo a Parigi nel 1938. Trebisonda è forse appesantita da quel nome stranissimo: si dice che il padre avesse visitato la città turca e, trovandola bellissima, lo appiccicò alla figlia. Forse appartiene alla leggenda anche il motivo per cui divenne Ondina. Un giornalista, nel resoconto di una gara, l’avrebbe storpiato in Trebitonda, e da quel momento per tutti era Trebitondina e quindi Ondina. Papà, per altro, non volle saperne, e continuò a chiamarla secondo quanto dettato all’anagrafe. Trebisonda o Ondina che sia, a 16 anni ottiene lo standard per partecipare ai Giochi di Los Angeles, ma i vertici della Chiesa si oppongono alla trasferta: sarebbe l’unica donna, per giunta appena sedicenne, in una spedizione interamente maschile. Insieme al fascismo c’erano pure i guai portati dal Vaticano. L’appuntamento olimpico, per lei e per Claudia, è solo rinviato. Si cimentano con successo in tante specialità, dai 100 ai 200 piani, dal salto in alto a quello in lungo, conquistando un rosario di titoli italiani. Ma è sugli ostacoli che ottengono i risultati migliori: all’epoca, per le ragazze, c’è solo una prova sulle barriere, e la distanza non è neppure di 100 metri come oggi ma di 80. Gareggeranno ai Giochi di Berlino ‘36, scenderanno in pista il 5 e il 6 agosto. Superano bene le batterie e poi le semifinali, dove Ondina con 11.6 eguaglierebbe il record del mondo della tedesca Engelhardt, ma il vento eccessivo, +2.8 metri al secondo, non consente l’omologazione. In finale si ritrovano in 6, con la Testoni che parte in testa ma viene rimontata: sul traguardo si tuffano in quattro, apparentemente insieme, oltre a Claudia e Ondina ci sono la tedesca Annie Steuer e la canadese Elizabeth Taylor . Il tempo è lo stesso per tutte, ma il photofinish le mette in ordine. Vince Ondina davanti alla Steuer e alla Taylor, Testoni fuori dal podio. Primo oro Olimpico al femminile per l’Italia, per il secondo si dovranno aspettare i Giochi di Helsinki 1952 con il trionfo nel fioretto della triestina Irene Camber. E fino a Elena Gigli, vincitrice con la squadra di pallanuoto ad Atene 2004, quello di Ondina sarà l’oro più giovane della storia, conquistato ad appena 20 anni e 78 giorni. Resterà in suo possesso fino al 1978, quando le fu rubato per un furto in casa. Sei anni dopo il presidente della federazione d’atletica Primo Nebiolo le consegnò una copia: non era l’originale, ma il valore di quella medaglia non era materiale, la sua conquista un momento importante sul piano civile. Ondina Valla, insieme a Claudia Testoni, aveva spalancato la porta dello sport a tutte le donne italiane.

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