Lettera aperta a Gregorio Paltrinieri

Caro Greg, l’obbligo che ci corre dopo una gara come quella nella Senna è stato duplice. La prima cosa era “portare a casa” qualcosa di significativo sulle sensazioni che i nuotatori hanno provato in quell’apparente acquitrino. Sapendo che ogni cosa che ci hanno detto gli atleti e ogni nostra considerazione vanno opportunamente e necessariamente asteriscate. Perché se fra qualche giorno nessuno/a denuncerà malesseri variamente assortiti allora dovremo dire con grande onestà che l’operazione nuoto nella Senna non è stata così disastrosa come anche noi l’avevamo dipinta nei giorni scorsi. Ma, caro Greg, parlando di uno dei più grandi atleti della storia del nostro sport non ho potuto non chiederti se quella alla quale abbiamo assistito è stata la tua ultima competizione olimpica. Sarebbe anche giusto, i trenta arriveranno il 5 settembre e Los Angeles 2028 è tanto lontana nel tempo quanto nella distanza dalla tua Emilia. Però… Atleti del tuo livello, e non sto solo parlando di caratura agonistica, mi portano a pensare che prima di tutto siamo noi “suiveurs” ad avere nostalgia di voi ancor prima di conoscere l’amaro verdetto. Perché alla fine, caro Greg, noi giornalisti sopravviviamo a tutto e a tutti. Pensavo di non poter fare a meno di Sampras e poi è arrivato Federer. Per un Jordan che saluta c’è un Kobe che arriva. E non ho dubbi che il nuoto saprà sopravvivere anche al giorno in cui dirai basta. E sarei anche tentato di dirti che tutto sommato sarebbe la decisione giusta. Andarsene da vincitore è un privilegio che solo i più grandi possono permettersi. Ho ancora nella mente lo stanco declinare di Alì e pensare a quel finale di carriera non degno di quanto l’ha preceduto mi convince che forse la tua ventilata decisione di smettere è quella giusta. Saresti un meraviglioso presidente del Coni, un Ministro dello Sport di grande levatura o qualunque altra carica politica che ti consentisse di mettere ancora a disposizione dello sport, in una maniera evidentemente diversa, quel che ci hai dimostrato anche fuori dalla vasca o dalle acque libere. Dopo la gara nella Senna hai parlato a caldo ma il tuo pensiero era meditato. Non dipendeva né da un ottavo posto che certo non ti soddisfa e men che meno dallo sviluppo di una gara nella quale non sei riuscito ad esprimerti come tutti ci aspettavamo. E quindi tendo a credere che quel tuo ventilare la possibilità che questa sia stata l’ultima tu ce l’avessi lucidamente in testa anche prima di immergerti. Forse dentro di te quando saranno passati i mesi di meritato riposo, fisico ma anche mentale, ci sarà però una vocina che ti tornerà a tormentare. Perché hai dentro di te un meraviglioso spirito competitivo. Non necessariamente per confrontarlo con gli avversari. Ma per nutrirlo quotidianamente della voglia di stupirti di te stesso, di quanto sei ancora forte. Non certo per prolungare un film già ai titoli di coda, con il rischio che il sopravvivere alla tua storia sportiva ti trascini in una versione peggiore di te stesso. Non credo, caro Greg, che tu corra questo rischio. I valori che hai dimostrato di avere mi sembrano una sufficiente polizza di garanzia per non vederti in un abito sdrucito. Quindi? Pensaci con calma, Greg. E poi facci sapere. Ho cercato di metterti lì una piccola carota dicendoti che, magari, pensare di fare il portabandiera a Los Angeles potrebbe aiutarti a rimanere della compagnia. E il fatto che tu abbia detto che questa sarebbe davvero una grande motivazione mi convince che ci stai già ripensando. Nessuno può garantirti oggi che sarai il nostro alfiere nei Giochi 2028, questo è bene scriverlo chiaramente. Ma sono altresì sicuro che se tu dirai di volerci essere saremo un pacifico e numeroso esercito a mettere pressione affinchè il Coni non ti neghi questo meritato onore. Poi ci saranno giorni nei quali ti domanderai se continuare a fare sacrifici, quelli che noi non vediamo e dei quali non sempre ci ricordiamo quando siamo chiamati, per professione, a esprimere dei giudizi. Se ne varrà realmente la pena. Saranno quelli i momenti più duri. Quelli nei quali non ci sarà un microfono o un taccuino davanti a te. Ma sarai solo, unicamente con il silenzio di acque con il cloro che lentamente si appiattiscono dopo che le tue potenti braccia le hanno squassate in corsia. Ecco, caro Greg, lì troverai tutte le risposte. Lì comprenderai se davvero ne hai ancora oppure se il tuo tempo in acqua è terminato. E se deciderai che le acque marroni della Senna sono state la tua last dance non faremo fatica, io almeno non ne farò, a considerarti come uno dei più grandi atleti dello sport italiano. Senza retorica inutile, non gradiresti, e soprattutto senza fare classifiche. Quello dei più grandi è un girone esclusivo dove mettere in fila gli eroi è un’operazione di nessun senso. Il discrimine è essere o non essere in quel girone. E tu, caro Greg, per me ci sei senza il minimo dubbio. Facci sapere cosa hai deciso, da parte mia penso di sapere che prenderai la decisione giusta. Fabio Tavelli