Una guida ai talenti olimpici: i campioni di oggi e domani

Un’estate di calcio con tre tornei per nazionali si è conclusa con la vittoria dell’oro olimpico della Spagna, che ha conquistato entrambe le finali giocate, sia quella di Parigi con la medaglia più importante, che ovviamente quella di Berlino con cui è diventata campione d’Europa. L’Argentina, vincitrice della Copa América, non è riuscita a percorrere lo stesso cammino della Spagna con i suoi giovani ai Giochi, fermata alla fine di una partita polemica con la Francia. Questa sintesi estrema di una stagione di partite imperdibili per ogni appassionato anche in riva al mare o comunque in ferie lascia spazio brevemente a un minimo vuoto di calendario precedente l’inizio dei campionati. Ma nel frattempo si muove il calciomercato, e per i sognatori che sperano di ritrovare il talento olimpico nella squadra per cui tifano o al fantacalcio, una guida ai migliori elementi di Parigi 2024 è tutto ciò che serve per impostare chiacchiere da vacanzieri e messaggi social per direttori sportivi, procuratori e amici distratti sulle sedie a sdraio. Soufiane Rahimi Impossibile partire con un nome diverso da quello dell’attaccante marocchino, superstar del torneo chiuso con il bronzo grazie ai suoi 8 gol. Rahimi non è giovanissimo, è un fuori quota classe 1996, ma il suo curriculum era già interessante prima dell’inizio dell’Olimpiade. Miglior calciatore dell’ultima Champions League Asiatica, vinta anche quella da capocannoniere dell’Al Ain, Rahimi non ha mai avuto chances di carriera al di fuori del calcio africano e arabo, ma forse qualche club di prima fascia che ha bisogno di una riserva affidabile o qualche squadra di rincalzo che cerca di produrre sorprese potrebbe puntare su di lui dandogli l’occasione della vita. Anche perché, a dirla tutta, non gli manca proprio niente. Ha il fisico e le caratteristiche da prima punta, ma se c’è da girare intorno a un altro attaccante centrale per aprirgli spazi e dargli rifornimenti, Rahimi non fa mai brutta figura. I piedi sono buoni, la potenza fisica al massimo della carriera, sebbene il torneo olimpico sia da considerare con la giusta consapevolezza relativa al limite d’età delle nazionali, che sono Under 23. Marcelo Fernandez C’è una nazionale che più delle altre si è rammaricata per l’interruzione del percorso verso una medaglia, ed è il Paraguay. Non che gli altri siano stati contenti di uscire, ci mancherebbe. Ma il Paraguay ha perso ai rigori contro l’Egitto, dopo essere stato raggiunto sull’1-1 a due minuti dalla fine del suo quarto di finale, il tutto senza il suo giocatore più forte, l’esterno sinistro di piede destro classe 2001 Marcelo Fernández. Squalificato per i cartellini gialli accumulati nella prima fase, in cui aveva segnato tre gol fondamentali per rimediare alla sbandata del debutto, il 5-0 subito contro il Giappone, e battere Israele e Mali. Un’assenza decisiva per la sua Albirroja. Marcelo Fernández è però anche questo, aggressività in mezzo al campo in fase di contenimento, oltre a grande esuberanza offensiva in cui unisce un dribbling tipicamente sudamericano a un tiro di forza e precisione. La necessità di rientrare sempre sul destro, giocando a sinistra, da qualcuno è considerata come un limite. Ma senza voler proporre paragoni impensabili, non era con questo stesso movimento a zona di campo invertita che il 'prevedibile' Robben si trasformava sempre nel peggiore incubo dei difensori suoi rivali? Fernández gioca ancora in Paraguay, nel Libertad, e a differenza dei potenziali campioni argentini o brasiliani che vengono immediatamente rilevati dai radar dei giganti d’Europa , può essere un colpo a basso costo e alto rendimento. Anche perché il suo spirito di sacrificio lo rende compatibile anche a sistemi di gioco fondati su difesa e ripartenza. Castello Lukeba Dimentichiamo per un istante la finale per la medaglia d’oro. Perché se uno scout guardasse solo quella, Castello Lukeba finirebbe sicuramente nella lista nera dei calciatori da non prendere. Sui cinque gol subiti dalla Francia contro la Spagna, ci sono sue sporcature in fase difensiva in quattro circostanze. Un disastro? Non proprio. Nel senso che sì, nella decisiva partita per vincere il torneo di calcio ai Giochi Lukeba ha vissuto la serata peggiore. Ma prima, anche grazie a lui, la Francia aveva subìto un solo gol nel suo cammino fino alla finale. Questo ragazzo di fine 2002 è un difensore centrale che a volte ha giocato anche da terzino, un mancino che sa anche impostare o inventare cavalcate in stile Calafiori contro la Croazia, dotato di grande velocità quindi, ma anche di un fisico che mette timore ai rivali e di una capacità di lettura delle situazioni offensive degli avversari che gli permette spesso di trovarsi in anticipo sugli attaccanti. Certo, il Lipsia è una bottega cara, ma prevedere che Lukeba faccia un percorso di carriera sfolgorante come quello del suo predecessore Upamecano è fin troppo facile. E anzi, highlights della finale olimpica in mano, si potrebbe anche provare ad andare a trattare raccontando alla dirigenza tedesca che tutto sommato non è mica un fenomeno. Riusciti a convincere il Lipsia, ecco un potenziale campione a risolvere problemi difensivi per almeno un decennio. Rihito Yamamoto, Joel Fujita, Shunsuke Mito Era obiettivamente troppo complicato selezionarne uno solo dei tre del Giappone 'joga bonito' di Parigi 2024. Pure troppo, visto che il sogno di medaglia si è schiantato sul tikitaka della Spagna, e senza la concretezza necessaria a bloccare la Roja, tanti saluti alla squadra più bella da vedere della prima fase. Ma qualcosa rimane, qualcosa di molto interessante, un centrocampo di qualità che è stato veramente sorprendente. Yamamoto e Fujita sono una coppia di calciatori del Sint Truiden, il pacchetto completo non vale oro, come racconta il risultato finale dei giochi, ma visto che si tratta di un 2001 e di un 2002 le squadre eventualmente interessate potrebbero regalarsi una sicura plusvalenza in caso di futura rivendita. Il più difficile da prendere sarebbe Yamamoto, visto che è appena arrivato in Belgio. Anche Mito gioca nel nord Europa, nello Sparta Rotterdam. È un 2002, si muove un po’ più avanti degli altri due, ed è anche un po’ più esuberante e 'indisciplinato' nell’ordine tattico, ma forse anche più sensibile con i piedi. Fatto sta che si chiama Shunsuke, come Nakamura. E con questo trio, per il futuro, il Giappone sogna di mettere insieme una specie di centrocampo dei sogni che rievochi i tempi di Hidetoshi Nakata e dello stesso Nakamura, magari infilando nella loro generazione 'replicata' anche un erede di Kagawa. Marc Pubill… anzi no. Sergio Camello Non si può escludere la nazionale vincitrice dell’oro dalla fabbrica di campioni per il futuro, ma il punto è che l’intento di questa 'guida ai talenti olimpici' vorrebbe anche avere fondamenta realistiche, e considerando che i migliori calciatori della Roja sono anche già blindati dalle giganti spagnole, è stato necessario concentrarsi su qualcuno meno appariscente magari ma anche più alla portata di club alla caccia di innesti vincenti per il futuro. Quindi chi meglio di Marc Pubill? E peccato se non riusciremo a vederlo in Italia dopo che non è riuscito a superare le visite mediche con l'Atalanta. E allora il nome da segnare è quello di Sergio Camello, attaccante del Rayo Vallecano, che come lui stesso ha dichiarato al termine della finale, era "lo scarto" dell’attacco della Roja olimpica e invece si è trasformato nel niño dorado, il bambino d’oro che con una doppietta ai supplementari ha determinato il secondo successo ai Giochi della Spagna, il primo 'in trasferta' dopo quello di 32 anni fa a Barcellona. Doppietta nei supplementari decisiva, con 45mila francesi zittiti nel mitologico Parco dei Principi con naturalezza, come fosse il decimo ciak di una scena da film già scritta e senza emozioni, senza neppure una smorfia di incredulità quando durante l’intervista postpartita è stato interrotto per ricevere i complimenti dal commissario tecnico sconfitto, tale Thierry Henry. Stile di gioco e storia personale simili a Morata, che quando passò alla Juventus dal Real Madrid lo fece proprio da 'escluso' dei blancos, salvo poi convertirsi in uno dei riferimenti assoluti del calcio europeo e mondiale. Camello è un 2001, ha un fisico decisamente meno potente di quello di Morata ma un’ottima tecnica, e potrebbe essere la scommessa che stravolge la storia: lo ha lasciato libero l’Atlético Madrid, è nascosto nel Rayo Vallecano, non era la stella più luminosa della nazionale a Parigi 2024 ma sotto sotto, in fondo, per chi sa guardare bene, è una medaglia d’oro.