L'Italia del mago Velasco, una squadra d'oro

“Vorrei che ogni giocatore della mia nazionale fosse come Kiraly, perché ti fa sentire che è lui il più forte”. Giulio Velasco si presentò con questa frase nel 1989 quando venne scelto per guidare l’Italia maschile del volley. Ironia della sorte, 35 anni dopo, l’Italia del volley ha conquistato la prima storica medaglia d’oro olimpica proprio con Giulio Velasco sulla panchina nella finale di Parigi contro Karch Kiraly, Ct degli USA e prima ancora leggenda del volley e del beach volley mondiale. Il gradino più alto del podio, a lungo inseguito e sfiorato dalla ‘Generazione dei Fenomeni’ nella pallavolo maschile, è arrivato sotto la Tour Eiffel grazie a un gruppo di ragazze ereditato dopo la sciagurata gestione di Mazzanti agli Europei del 2023. Velasco ha rimesso insieme i cocci dello spogliatoio, ha dato fiducia a Paola Egonu e Myriam Sylla e, soprattutto, ha riproposto in azzurro Caterina Bosetti e Monica De Gennaro troppo presto dimenticate dal Ct precedente. Velasco si è circondato di uno staff di altissimo livello con Barbolini e Bernardi e messo al centro del progetto le ragazze, non sé stesso, il gioco di squadra e un fondamentale sottovalutato: la difesa/ricezione. E’ stato il nostro valore in più nella trionfale cavalcata parigina: una vittoria per 3-1 contro la Repubblica Dominicana e poi solo successi per 3-0 contro le statunitensi campionesse olimpiche, le turche campionesse europee e le serbe campionesse mondiali. Un dominio incontrastato, un oro strameritato, dovuto quasi, per una Nazionale che ha saputo travolgere ogni avversario, grazie a una forza mentale superiore del gruppo e dello staff. “Quando mi chiesero di allenare una squadra femminile – disse tempo fa Velasco – chiamai una mia vecchia amica insegnante a Buenos Aires e le chiesi di spiegarmi la differenza tra maschi e femmine nell’apprendimento. Mi disse che, mentre i maschi si buttano senza paura di commettere l’errore, le bambine non vogliono sbagliare perché quasi sempre si sentono appagate dall’avere la risposta giusta. Ho capito, dunque, che le ragazze vanno spinte a buttarsi, anche a costo di sbagliare”. E a Parigi non hanno sbagliato nulla e non sbagliamo nemmeno noi nel definire Velasco un mago: un mago della lavagna tecnico/tattica e un mago della mente. Celebri le sue frasi motivazionali per abbattere il muro della cultura dell’alibi: da “gli occhi della tigre” a “cercare il motivo dell’errore e non il responsabile”. Ma oggi, più di ogni altra, risuona la frase che chiude il suo ideale decalogo: “chi vince festeggia, chi perde spiega”. Oggi puoi festeggiare Giulio, con Massimo e Lorenzo, con Paola e Myriam, con Moki e Cate, con Anna la capitana, Sarah e Alessia e tutte queste meravigliose ragazze che hanno scritto la pagina più bella della pallavolo italiana.