Voglio capire quel gesto

La partita Italia-Australia di pallanuoto valeva per il settimo e ottavo posto. Non ho ben chiaro perché questo torneo non finisca con le due finali che assegnano le medaglie e ci sia bisogno di mettere in vasca squadre che non hanno più granché da dare, se non pensare a quando chiudere le valigie per tornare a casa. Ma Italia-Australia per me valeva un viaggio, il mio ultimo, alla Defense. Il luogo dove ho visto gli ori di Ceccon e Martinenghi, le medaglie di Paltrinieri e della staffetta, e i quarti posti di Quadarella e Pilato. Il viaggio era per parlare con Sandro Campagna a fine partita. Avrei potuto andare all’atletica a vedere Tamberi o al basket a vedere Usa-Francia. O anche a fare due passi lungo la Senna. Invece volevo parlare con Sandro Campagna. Non certo della partita. Volevo capire in modo un po' più profondo e non "per sentito dire" cosa c'era dentro due gesti eclatanti che la squadra e il suo staff tecnico hanno offerto al mondo, della pallanuoto e non solo, dopo una palese ingiustizia. Voltare le spalle alla giuria durante gli inni e giocare volutamente in inferiorità numerica, senza Condemi, contro la Spagna. Quando ho appreso la notizia ero a seguire il torneo di volley: la mia prima reazione è stata di sconcerto. Non potevo credere che, pur nella chiara ed evidente certezza che gli Azzurri fossero stati vittima di un colossale e imperdonabile errore arbitrale, l’Italia voltasse le spalle alla giuria e di fatto si arbitrasse da sola nei primi minuti della partita. È troppo, mi sono detto. Posso comprendere il gesto di 'disprezzo' verso chi giudica. Non quello di decidere di andare contro il regolamento giocando in inferiorità numerica. Davvero Campagna e i giocatori hanno fatto questo? Ma ho imparato una cosa, tra le altre, in questi anni di lavoro. A non accontentarmi della prima impressione. A cercare di capire e di arrivare ad un pensiero compiuto solo dopo aver parlato con chi quel fatto l'ha vissuto. Per avere un quadro più chiaro ed elementi in più per provare ad arrivare non ad un giudizio , ma ad un pensiero più strutturato e coerente. Ne è nata questa chiacchierata con Sandro Campagna, che ringrazio, che vi riporto qui sotto fedelmente, parola per parola. ---------------- Sandro, si ritorna a casa. Con una valigia piena di? "Emozioni. Emozioni perché la squadra mi ha emozionato per come ha giocato la prima fase del torneo. Abbiamo fatto una grandissima pallanuoto. Poi un po’ di rallentamento tra la quarta e la quinta partita, ma ci sta perché la testa è ai quarti di finale. O incontravi l’Ungheria o incontravi la Serbia, il risultato avrebbe cambiato poco. E poi il quarto di finale pieno di emozioni, anche nella delusione. Non ho avuto ancora il coraggio di rivedere la partita ma ce l’ho benissimo qui nella mia testa. Da quel 2-4 con l’uomo in meno siamo passati a 8-6, quindi un parziale di 6-2 in inferiorià numerica. Questo non l’ho mai visto in nessuna squadra. Avevamo fatto una cosa grandiosa, strepitosa. E la porterò nel cuore. E poi anche la dignità dei ragazzi di fare quel tipo di protesta: non avevano energie per giocare, erano due notti che non dormivano. Si è trovato una forma di dissenso secondo me educata e civile, che vuole tutelare l’atleta. Perché comunque Ciccio Condemi è diventato un simbolo, l’icona di un’ingiustizia: uno fa un gol meraviglioso, di una difficoltà tecnica spaventosa, e viene espulso? È come se Ronaldo facesse un gol in rovesciata con la Juventus e venisse annullato. Una cosa mai vista". Mi ha ricordato il gol di Platini annullato in una finale di Intercontinentale "Bravo. Una cosa simile. Però poi non è stato espulso Platini". La ferità è aperta, i fatti chiari e l’ingiustizia evidente. E poi c’è stata questa contestazione. Avete scelto di voltare le spalle alla giuria, che significato c’è oltre a quello che abbiamo visto? "I ragazzi prima della riunione tecnica che stavo preparando con la Spagna mi hanno detto: "Sandro, siamo vuoti, abbiamo pianto due giorni, sentiamo un’ingiustizia forte, vogliamo fare qualcosa". Io credo che più che voltare le spalle alla giuria il gesto sia da intendere come aver rivolto la faccia al pubblico, che ha sostenuto questi ragazzi e ha cantato l’inno con loro, perché tutta la piscina era con noi. 15mila spettatori, gli ungheresi compresi. Io sono stato abbracciato da una signora ungherese che parlicchiava italiano e mi ha detto: "Signor Campagna, noi siamo tifosi dell’Ungheria ma siamo dispiaciuti per quello che è successo a voi". E lo stesso è stato per i giocatori, quindi umanamente la forma di contestazione è comprensibile. Non lo possono non comprendere da Bach in giù: non è questione di rifiutare l’ingiustizia o di non accettare la sconfitta. A un'Olimpiade non può succedere con la tecnologia che abbiamo a disposizine, è come se venissi arrestato per aver camminato in strada". Ti hanno amareggiato le parole di Malagò? "No, avrei preferito magari una telefonata personale, però ci eravamo sentiti la sera prima quando c’era il discorso ricorsi. Per quanto riguarda la protesta io alla riunione tecnica sapevo che volevano fare qualcosa ma i ragazzi lo hanno deciso nello spogliatoio. Quando sono usciti ho avvertito il mio presidente federale, un minuto prima, e giustamente non ho avuto modo di contattare il presidente Malagò. Io sono navigato e so come ci si deve muovere in politica. I ragazzi invece ci sono rimasti un po’ male". Si è parlato di spirito olimpico… "Io ho fatto 11 Olimpiadi. Ne ho vinta 1, quindi 10 le ho perse. Ho perso una finale olimpica, ho vinto un bronzo e ho anche perso una finale per il bronzo. Molto spesso non sono nemmeno entrato nei quarti di finale. Ho fatto 18 mondiali, ne ho vinti 3 e altri 15 ne ho persi, e ho perso 3 finali mondiali. Io l’accettazione della sconfitta e il ringraziamento a avversari e arbitri l’ho sempre fatto in vita mia: se non ho spirito olimpico io non ce l’ha nessuno. E lo stesso lo trasferisco ai miei giocatori. Pensa che nel 2022 abbiamo perso un Europeo a Zagabria per un rigore pazzesco; i ragazzi erano tutti emotivamente molto presi ma io ho detto: "No ragazzi, guardiamo i nostri errori, abbiamo sbagliato questo e quest’altro". È vero, hanno sbagliato, ma quando c’è un errore sul campo io lo accetto. Nel 2018, durante la semifinale degli Europei a Barcellona, Spagna-Italia davanti a 10mila persone, sull'8 a 7 per la Spagna Figlioli tira e fa gol quando mancano cinque secondi alla fine. La palla entra di un metro ma l’arbitro non lo vede. Allora non avevamo la tecnologia, quindi sono andato dall'arbitro e gli ho detto: "Non l’hai visto?", "No, non l’ho visto", "Ti credo, hai fatto una partita strepitosa". Gli ho dato la mano e me ne sono andato, se non è spirito olimpico questo…Quindi non mi si venga a dire che non abbiamo spirito olimpico. Perché quella che abbiamo subìto è un’ingiustizia che nell’ottica dello spirito olimpico non dovrebbe esistere, perché l’errore è sì ammissibile, ma uno sbaglio di quel tipo con il Var è inaccettabile". Questa cosa di voler giocare in inferiorità numerica da dove nasce? "Non lo so, perché non sono nella testa dei ragazzi, però immagino voglia dire: "Ci avete espulso allora vi dimostriamo che anche con l’uomo in meno…". Penso sia stata questa la motivazione di rivalsa. Partiamo indietro e dimostriamo che possiamo riprendere la partita. Non c'era nessuna altra polemica". Hai detto che avete voluto lanciare un messaggio perché qualcosa si muova, parli solo di tecnologia o di altro? "Sulla tecnologia sicuramente, considera che al Var c’è solo un arbitro con un solo monitor. La pallanuoto è uno sport di contatto, velocissimo, dove succedono mille cose, e dovresti avere a disposizione più monitor e più arbitri. Partiamo da questo. Le telecamere devono essere di qualità, non possono essere dei telefonini che riprendono. Le immagini trasmesse in televisione dal punto di vista dell'arbitro erano scadenti. Se il var — e io ero felicissimo della sua introduzione — aiuta, visto che ci sono tanti colpi violenti, deve effettivamente essere utile, non può essere il contrario. In quest’Olimpiade ci sono stati almeno due episodi dove l'arbitro al Var si è perso un gesto di violenza esagerata. Non è possibile. In secondo luogo, quando ci sono questi errori, che umanamente possono capitare, bisognerebbe trovare un escamotage per trasformarli in errore tecnico e ripetere la partita. A un certo punto un amico all'interno della commissione di gara mi ha chiamato per avvisare che stavano valutando l'ipotesi di rigiocare la partita, visto l'errore così grossolano. Già questo potrebbe aiutare". Cioè, far passare come errore tecnico uno sbaglio perché il Var non ha dato un’immagine pulita al gioco? "Esatto, potrebbe anche essere una cosa del genere. La cosa che mi fa più piacere è la solidarietà di tutti i giocatori, di tutte le nazioni, degli ungheresi stessi. Questo significa che la presa di posizione è in nome dello sport, non contro le istituzioni. Io sono innamorato dei giocatori di pallanuoto perché sono degli atleti meravigliosi. Abbiamo 7 atleti che non sanno se a settembre prenderanno il salario e si fanno 5,6 ore di allenamento al giorno. E poi mi si viene a dire che non abbiamo spirito olimpico?". Inizia un nuovo quadriennio olimpico. So che hai bisogno di vacanza, ma questi quattro anni potrebbero chiudersi a Los Angeles con una squadra che può ancora crescere in esperienza "Ora ho bisogno di staccare, è stata una stagione devastante, con Europeo a gennaio, Mondiale a febbraio, e due mesi di preparazione. Sono veramente esausto, privo di forze. Poi riprenderò con calma. Da un punto di vista emotivo sono molto preso, le basi per fare bene ci sono, molti ragazzi di questo gruppo resteranno anche nel prossimo ciclo. Ci sono 3 o 4 giovani che hanno già fatto un’Olimpiade e altri 3 o 4 che saranno pronti per la prossima. Parliamo di classi 2002 e 2003, ma stiamo valutando anche dei 2006 e 2007. Quattro anni però sono tanti, adesso voglio godermi le vacanze, e solo dopo le elezioni federali fare una programmazione seria.