Jury Chechi & Antonio Rossi: due supereroi a Pechino Express

"I wonder how, I wonder why Yesterday you told me 'bout the blue, blue sky..." Erano i giorni di Lemon tree, Killing me softly, Wannabe, Tranqi funky, Più bella cosa di Eros, degli amori da un'estate e via perché the Summer, si sa, is crazy. Ma una voce più di tutte ci faceva impazzire, tremare il cuore: il vocione - un fragore, altroché - rotto dalla commozione dell'irriducibile Gian Piero Galeazzi, l'unico capace di sostenere il ritmo forsennato di pagaiate del ragazzone dagli occhi di ghiaccio venuto da quel ramo del lago... di Lecco: "Antonio Rossi, un razzo nell'acqua! L'uomo più veloce in canoa: stupendo". Un momento di gloria, eterno come il volo sull'Olimpo di Jury da Prato, il trapezista di marmo sospeso in cielo, la sintesi dell'armonia, l'esercizio bionico della perfezione: The Lord of the Rings, il Signore degli anelli. Due uomini, due leggende, per citare Minà: i supereroi di Atlanta '96, un palmarès infinito, due interpreti assoluti dell'epoca dorata del nostro sport, i primissimi portabandiera delle loro rispettive discipline a una cerimonia inaugurale dell'Olimpiade: Chechi ad Atene 2004 - suggellata da un bronzo che a quasi 35 anni valse come l'oro - e il capovoga lombardo ai Giochi del 2008, a coronamento di una carriera senza precedenti a bordo di un kayak. Inseparabili, Antonio & Jury, da quel tempo mitico. "I medagliati", il loro nome di battaglia: da oggi decisi a risalire "fino al tetto del mondo" con le altre 8 coppie protagoniste della nuova stagione di Pechino Express, in onda ogni giovedì in esclusiva su Sky Uno e in streaming su NOW. Un tour spettacolare e adrenalinico che salperà dalle spiagge e dal mare cristallino dell'Oceano Pacifico per scalare le vette più elevate del pianeta: dalle Filippine al Nepal, attraversando il nord della Thailandia. Un'esperienza, quella dello show targato Sky Original e realizzato da Banijay Italia, certamente molto diversa dalle loro avventure da 'monellacci', quando - per dirne una - Antonio trascinava con la macchina Jury sul carrello della spesa, beccati in 'flagrante' dagli agenti della Polizia, che non potevano credere ai propri occhi . O come quella volta che sparirono per una notte intera, a New York, che le loro mogli li stanno ancora cercando... Irresistibili, mascherati da Tarzan e Superman in un carnevale del 1998. E pronti a regalarci ancora emozioni e nuove, esilaranti gag. È una promessa: prepariamo i pop corn? Chechi - "Certo! Siamo invecchiati un po', ogni tanto facciamo anche dei discorsi seri... ma non abbiamo smarrito lo spirito goliardico, la voglia di cazzeggiare, ed è bellissimo così, altrimenti si perderebbe il senso della vita, no? Ce la siamo goduta anche stavolta, forse anche di più: non avevamo l'assillo agonistico come ai tempi delle gare e questo ha aiutato. Ma ci siamo impegnati, superando le difficoltà che abbiamo incontrato nel nostro cammino con la consapevolezza che è un gioco e che quello che dovevamo fare l'avevamo già fatto...". Rossi - "Ci siamo divertiti moltissimo e speriamo che a casa faranno altrettanto. Non sono partito con l'idea di vincere, sebbene, da agonisti nati, non si voglia mai arrivare secondi... È stato faticoso, lo ammetto: le dico solo che spesso e volentieri mi sono dovuto sobbarcare sulle spalle anche lo zaino di Jury...". A proposito: cosa avete portato con voi? Chechi - "Poca roba, Antonio è stato fortunato . Eravamo in posti caldi e non potendo usare telefoni, computer, ipad, nulla di nulla, non avevo dei 'pesi' ingombranti. Ah, avevo con me un libro, che non ho mai letto". Rossi - "Ho un po' la 'mania' dell'igiene ed ero carico di salviette, più tutto il necessario per le lenti a contatto. Avevo anche preparato dei fogli con delle scritte nella lingua locale del tipo: 'mi dai un passaggio?', ma non ho avuto il coraggio di tirarle fuori. Il libro... che bugiardo: l'avrà dimenticato in aeroporto, perché io non l'ho mai visto. Un peso in meno...". Avete viaggiato spesso insieme: che genere di compagno è... l'altro? Chechi - "Non avrei potuto affrontare questo tipo di esperienza se non con Antonio. È un amico, lo conosco bene, so che sarebbe stato più facile fronteggiare con lui anche le situazioni più complicate, di ordine pratico, ma anche psicologico. Conosciamo le nostre caratteristiche e sappiamo come aiutarci, all'occorrenza. Mi è venuto naturale condividere questa bella storia con lui". Rossi - "Ho accettato Pechino per fare un viaggio insieme a Jury, perché so che con lui ci si diverte. È come un fratello per me, con lui mi sento al sicuro. C'era anche alla gran fondo di Conegliano: è stato lui a chiamare mia moglie quando ho avuto l'infarto, nel 2021". Un pregio e un difetto dell'altro? Chechi - "Russa. Antonio russa tantissimo, ho dovuto dormire sempre con i tappi alle orecchie sennò sarebbe stato un inferno. Ma i suoi pregi sono molto di più dei suoi difetti. Però sì, russa come se non ci fosse un domani". Rossi - "In realtà di notte usciva, andava in discoteca... come faceva a sentirmi russare? E poi lui ha fatto di peggio: avevamo un euro a testa di budget giornaliero e Jury lo sperperava tutto in birre". Chechi - "L'idratazione è importante...". Vi siete conosciuti qualche settimana dopo i trionfi del 1996, a Miss Italia... Chechi - "Ero il presidente della giuria e l'organizzazione voleva circondarmi di altri campioni. Mi chiesero: che ne pensi se lo diciamo a Rossi? Io l'avevo visto solo nelle gare, non lo conoscevo personalmente ma anche dalle interviste mi era sembrato una bella persona. Tra l'altro era, è un bellissimo uomo, il più bello di tutti... e ho pensato che sì, potesse tornare buono nella vita un amico così... ". Rossi - "Lo ricordo come un periodo fantastico. Ci siamo trovati subito, c'era sintonia. E comunque vorrei precisare che non ero il più bello, la mia era una bellezza che veniva dall'entusiasmo...". Antonio ha battezzato suo figlio 'Jury' per un omaggio a lei che, a sua volta, era stato chiamato così dai suoi in onore di Gagarin. Chechi - "Me l'aveva promesso: se nasce maschio lo chiamo Jury. Ma... ha dovuto trovare un compromesso: perché Lucia, la moglie, giustamente... ha detto no, al massimo lo chiamiamo Riccardo Jury e Antonio ha rosicato un po'. Scherzi a parte, mi ha fatto molto piacere". Rossi - "Eravamo solo io e lui che volevamo chiamarlo Jury e basta, ma avevamo fatto i conti senza l'oste... . Entrambi avete oltrepassato la cinquantina, ma siete ancora in una forma olimpica. Segreti da svelare a noi comuni mortali ne abbiamo? Rossi - "Un po' di nuoto, un po' di corsa, un po' di bicicletta, solo un pochino di canoa. Mi manca, è un amore che persiste". Chechi - "Onestamente, non conoscevo moltissimo il programma e non avevo idea di quello che mi aspettasse, delle prove che avrei dovuto superare. Non ho svolto una preparazione specifica, ho semplicente continuato ad allenarmi come faccio ogni giorno, da sempre. Diciamo che non credo di aver sfigurato, almeno rispetto ad Antonio...". Parentesi seria: la Nazionale non ha ancora trovato il suo erede, ma le nostre ginnaste a Parigi sono state superlative. Chechi - "È buon momento, hanno concretizzato un lavoro partito tanto tempo fa. E la situazione internazionale è stata favorevole perché senza i russi in uno sport come la ginnastica artistica si aprono tante opportunità, che le nostre ragazze sono state brave a sfruttare al meglio. È un buon periodo, ma mai adagiarsi sugli allori". Anche i ragazzi della canoa sono stati eccezionali: Giovanni De Gennaro oro nel K1 Slalom, Carlo Tacchini e Gabriele Casadei argento nel C2 500 velocità. Rossi - "Sono stati incredibili. Ad aprile ci saranno le prime gare e lì vedremo un po' come hanno lavorato quest'inverno. Ma è nato un nuovo corso e c'è grande entusiasmo anche da parte nostra . I risultati di Parigi sono stati fondamentali per dare la spinta a tutto il movimento a fare sempre meglio". Dopo il ritiro, nelle vesti dello "Sciamano del Fuoco" lei, Jury, aprì le Olimpiadi invernali di Torino colpendo con un martello d'oro un'incudine incandescente. Mentre lei, Antonio, avrà un incarico operativo per la Fondazione Milano-Cortina 2026. Rossi - "Sono un collaboratore, seguo il city operation. Ho lavorato per 10 anni in Regione da assessore e sottosegretario e nei rapporti con le istituzioni, in particolare con i Comuni di Milano, Bormio e Livigno, posso far valere la mia esperienza". Chechi - "Stavolta non sono coinvolto direttamente, ma ci sarà il mio amico e non posso che esserne felice". C'è qualcosa che invidia all'altro? Rossi - "Sicuramente il suo modo di rapportarsi con le persone e di convincerle, un aspetto che a Pechino gioca un ruolo fondamentale. E poi è in super forma. Ma più che la condizione fisica gli invidio il fatto che può ancora allenarsi, mentre io faccio un po' più di fatica". Chechi - "I capelli. È una cosa che mi disturba molto, ma li sta perdendo... e questo mi rincuora".

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Alfredo Corallo