Perché Kirsty Coventry presidente del Cio può essere una svolta epocale

Kirsty Coventry ha 41 anni, viene dallo Zimbabwe ed è abituata a superare barriere e a rompere tetti di cristallo, come anche lei ha sottolineato dopo essere stata eletta dai membri del Cio che l’hanno voluta per succedere a Thomas Bach, il presidente uscente. Una donna, l’unica donna candidata, la prima donna presidente del comitato olimpico internazionale in 131 anni di storia, una donna che porta per prima volta un paese africano alla guida della massima istituzione sportiva mondiale. Di elementi per definirla una svolta che farà epoca ce ne sono parecchi. Attenzione a definirla una rivoluzione Non lo sarà. La sessione numero 144 del Cio, una istituzione retta da meccanismi consolidati e da membri di età e permanenza abbastanza consolidata, sa perseguire i suoi interessi con logiche gattopardesche. Se vuole che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. Il cambiamento ora c’è stato. Kirsty Coventry l’ha definito un segnale potente. Non una sorpresa, Coventry era la favorita della vigilia, per lei si è speso in questi mesi il presidente Bach, molto attento a rimanere ufficialmente equidistante ed equilibrato nei confronti di ogni aspirante alla successione e molto abile a lavorare all’interno del Cio per costruire il podio su cui incoronare la sua prescelta. La sorpresa E’ venuta dall’esito della votazione, che si annunciava incerta. Perché c’erano sette candidati e almeno due erano considerati altri possibili favoriti. Lo spagnolo Juan Antonio Samaranch, attuale vicepresidente Cio e figlio dell’ex presidente che aveva lo stesso nome e cognome, ma a quanto pare più abilità diplomatiche e più scheletri nell’armadio, scheletri che forse non hanno fatto bene alle aspirazioni del figlio. L’altro favorito indicato da molti era l’inglese Sebastian Coe, il nome più conosciuto dalla gente, il campione olimpico dei 1.500 m, il responsabile di un’Olimpiade di successo come Londra 2012, il capo di una federazione importante come World Athletics. C’era il rischio di disperdere i voti, di assistere a diverse votazioni in cui il candidato meno votato sarebbe stato eliminato e dove ci sarebbe stato quel gioco di alleanze e tradimenti che hanno fatto paragonare l’elezione del presidente del Cio al conclave. E invece tutto deciso al primo turno. I votanti sono stati 97, il quorum è stato fissato a 49 voti e Kirsty Coventry ha ottenuto esattamente 49 voti. Lo spagnolo Samaranch ha ottenuto 28 voti, non è riuscito ad andare oltre con i suoi buoni contatti da membro del Cio dal 2001 e con la Cina, che è presente anche nella fondazione della famiglia Samaranch. Sebastian Coe è stato sonoramente bocciato, ha raccolto solo 8 preferenze. Il legame e una certa visione comune con gli Usa e con le aziende americane che operano già nell’atletica ha portato pochi voti. Le sue critiche molto dirette all’organizzazione del Cio, anche alle antiquate procedure di voto e la sua nota intransigenza hanno allontanato molti voti. Coe voleva fare il riformista, imporre la democrazia, decentrare. Lo ha proposto ad un mondo che il potere lo conserva nelle mani di pochi e il potere logora sempre e solo chi non ce l’ha. L’unica speranza degli altri candidati era la corsa ad eliminazione. Turno dopo turno poteva far sorgere dubbi, portare nuove alleanze, confondere quelle stabilite in precedenza. Solo così Coventry poteva essere battuta. Ha vinto al primo colpo, di quel tanto che è bastato. I motivi di questa rapida vittoria Li ha descritti benissimo il presidente uscente Bach. Per guidare il Cio bisogna avere personalità e qualità di leadership ma soprattutto bisogna rappresentare le opinioni espresse dalle sessioni del comitato olimpico e dai suoi membri. Insomma, una personalità in grado di unire e mediare. La sua nomina è un segno di continuità con la presidenza Bach, un segno di unità del movimento olimpico, del gruppo dirigente attuale. Kirsty Coventry ha trovato in Grecia, vicino ad Olimpia, dove è stata eletta, le stesse emozioni delle sue prime medaglie conquistate ad Atene 2004. È stata una grande campionessa nel nuoto, specialista del dorso e dei misti. Ha partecipato a 5 edizioni dei Giochi, ha vinto 7 medaglie olimpiche, due volte l’oro nei 200 dorso ed è stata la prima atleta dello Zimbabwe a vincere un oro olimpico. È stata portabandiera dello Zimbabwe a Londra 2012 e a Rio 2016. È entrata molto presto nel Cio con la commissione atleti, di cui è diventata presidente nel 2018. Durante la presidenza Bach era già diventata membro del comitato esecutivo, il governo del Cio. Ha studiato alla Auburn University e le esperienze di governo non le mancano visto che a 35 anni era diventata anche Ministro per lo sport, i giovani e l’arte dello Zimbabwe, incarico che le è stato confermato nel 2023. Con la Kirsty Coventry Academy si occupa da anni dell’istruzione dei bambini africani e della loro sicurezza, insegnando a nuotare. Le morti per annegamento sono ancora un numero insopportabilmente alto in tutto il continente, non solo in Zimbabwe. I punti di forza di Coventry Nel primo discorso da presidente eletto c’era ovviamente l’orgoglio di rappresentare un elemento nuovo. Quindi la consapevolezza e la volontà di essere di ispirazione per molte persone. Coventry è una persona pragmatica, sa di avere delle responsabilità e di dover essere un esempio nel ruolo. Si è sempre battuta per la parità di genere e ha già confermato che il Cio dovrà continuare su questa strada, dopotutto l’hanno votata le tante donne che sono diventate membri del Cio e avevano diritto di voto. L’hanno votata gli atleti, non solo la vecchia guardia reale di Bach. Il rapporto con gli atleti può essere un suo punto di forza, ha molta fiducia nella sua capacità di capirli e sa che cosa si aspettano. Sono arrivati i segnali di dialogo e di continuità attesi. Ha detto che vuole prendere tutte le buone proposte che sono venute dal confronto in questi mesi con gli altri candidati, per decidere quali sono le priorità, in che direzione andare. Insieme a tutti i membri del Cio. Ha tenuto a precisare che ha le sue idee, ma non vuole imporre nulla, vuole condividere. Al limite convincere, non certo costringere. Solidarietà e inclusività Un tema delicato sarà quello dei criteri di ammissibilità di atlete transgender alle gare femminili. Finora ogni federazione internazionale ha seguito regole diverse. Il Cio di Bach ha sempre difeso la politica di "inclusività", anche a Parigi dove il caso Khelif ha sollevato una polemica mondiale nonostante fosse acclarato che la pugile algerina fosse intersex, non transgender. Coventry ha dichiarato di voler "tutelare lo sport femminile", ridando al Cio centralità nelle norme di ammissione o non ammissione. Su questo tema è conservatrice, meno aperta di Bach. Ha precisato che il Cio non verrà meno ai suoi valori di solidarietà, per garantire che ogni atleta che si qualifica ai Giochi possa partecipare ed essere al sicuro. Ma se si parla di solidarietà e non di inclusività, con le parole potrebbe cambiare anche la sostanza. I rapporti con Usa e Russia In vista di Los Angeles 2028 dovrà avere a che fare con Donald Trump. Dice di avere la chiave giusta per farlo: la comunicazione. Ha provato a cavarsela con una battuta: "Da quando avevo 20 anni, ho avuto a che fare con uomini, diciamo, difficili in posizioni di rilievo". Questo è molto difficile, ha una posizione di molto rilievo e ci sono forti dubbi che gradisca le battute. Sarà una delle tante sfide difficili che Coventry dovrà affrontare in questo clima geopolitico incerto e imprevedibile. Dovrà avere a che fare anche con Vladimir Putin, se non con lui direttamente, con il “problema Russia”. Non è un caso che Putin si sia subito congratulato con la nuova presidente del Cio. Da Coventry erano già arrivate dichiarazioni favorevoli ad una riammissione degli atleti russi e bielorussi ai Giochi. La prima olimpiade della nuova presidente sarà Milano-Cortina 2026. Secondo Coventry l’olimpiade deve tornare ad unire il mondo e a connettere le persone, devono emergere le buone cose dell’umanità e i valori rappresentati dal movimento olimpico. Parole che sono già state interpretate a modo suo dal ministro dello sport russo e capo del Comitato olimpico Mikhail Degtyariov, che vede un movimento olimpico più forte, indipendente e più prospero sotto una nuova leadership. “Rivedremo la Russia tornare sul podio olimpico”, ha detto. Ha anticipato un po’ troppo i tempi, ma si sa, se ai russi porgi un dito si prendono il corpo intero. Un più pacato Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Putin, si è limitato a dire: "Ci auguriamo che i nostri atleti possano continuare a partecipare alle competizioni internazionali". Suona meglio e comunque è quello che accadrà. Se il processo di pace con l’Ucraina arriverà a compiersi, sarà una decisione più facile da prendere. Il doping Kirsty Coventry continuerà ad avere particolare attenzione per le questioni che riguardano il doping. Si è impegnata personalmente lavorando nell'agenzia mondiale antidoping, quando ha fatto parte del comitato atleti della Wada dal 2014 al 2021, sviluppando anche programmi di istruzione e sensibilizzazione. L’agenda di Kirsty Coventry è parecchio complicata, dunque. Ma avrà tempo per studiare le strategie e prepararsi. La nuova presidente non è ancora presidente. Entrerà in carica il 24 maggio. Le regole del Cio prevedono un periodo di transizione di tre mesi. Lavorerà con il presidente uscente Thomas Bach che ha già promesso tutto il suo appoggio. Bach è stato eletto presidente onorario a vita. Ora il suo compito è quello di lasciare l’incarico a una persona in grado di governare lo sport olimpico e portarlo nel futuro. Con i tempi giusti. Kirsty Coventry ascolterà e non farà rivoluzioni. Ma avrà poi ha otto anni di tempo per lasciare la sua impronta. Non sono pochi.

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Danilo Freri