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Sei Nazioni, Italia Galles 15-26: 19esima sconfitta di fila. Il commento di Pierantozzi

Rugby

Francesco Pierantozzi

Anche contro i pur temibili ma non irresistibili gallesi, la nazionale italiana non è riuscita praticamente mai a essere in controllo del gioco e ha incassato la 19esima sconfitta consecutiva: l'unica continuità che vorremmo immediatamente cancellare

6 NAZIONI, ITALIA-GALLES 15-26: LA CRONACA

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Volete prima le cose buone o quelle cattive, anzi quelle reali ? Prima quelle negative: il gioco è degli altri. Tu puoi provare a rallentarlo, fermarlo, puoi metterci voglia, coraggio, puoi anche migliorare le fasi di conquista, touche e mischia, ma se vedi poco i 22 avversari alla fine è un rugby a limitare i danni. Per carità rispetto a Edimburgo, in balia totale degli scozzesi per 60 minuti, qualcosa di meglio si è visto. Bravo Steyn, l’equiparato (straniero che non ha mai giocato con la sua nazionale e che ha scelto il paese di residenza) sudafricano del Benetton, bene la grinta, il “non mollare” fino in fondo, cinici nelle pochissime occasioni avute, la meta di prepotenza di Steyn nel primo tempo e quella nel finale di Padovani, ottimi i primi 12 minuti della ripresa.

Ecco le cose buone, viste a tratti, come la pressione messa a chi hai davanti, bisogna mettere assieme i pezzi, dare continuità... Però è un Galles non irresistibile, poco spettacolare, che fa le prove con dieci titolari su 15 cambiati rispetto al primo match, insomma sembra quasi un’occasione un po’ persa. E l’italia, sconfitta 19-26 (2 mete a 2) sta perdendo anche qualche pezzo di pubblico (38mila presenti, di cui 7mila gallesi), evidenziato dalla vastità dell’Olimpico di Roma. C’è qualche meccanismo che non funziona, la trasmissione 9-10, con mediani di mischia arrugginiti ad altissimo livello, e un attacco che fatica, che sembra non avere una sua idea…d’accordo il Galles è pur sempre il Galles ed è stata una partita di combattimento, con punti di incontro molto gallesi, così non ci resta che registrare la sconfitta numero 19 consecutiva nel Sei Nazioni. L’unica continuità da evitare.