Rugby, Italia al 6 nazioni femminile 2022: la storia del capitano, Manuela Furlan
RugbyGli inizi tardivi nonostante la passione di famiglia a Treviso, dove vince 4 campionati, poi un’esperienza agli albori del professionismo oltre Manica – e un altro titolo conquistato – e poi Villorba per l’ennesimo trofeo. Nel mentre, più di 80 caps in nazionale e il ruolo da leader dal 2018, detenendo tuttora il record di mete marcate
La partita contro l’Inghilterra rappresenta sempre un momento particolare per il capitano azzurro Manuela Furlan. Intanto perché contro le Red Roses è arrivato il suo debutto, il 7 febbraio 2009 con sconfitta 69-13, per la nazionale numero 125 al primo dei suoi 82 caps, di cui 16 da leader delle compagne. E poi perché in Inghilterra c’ha giocato e vinto, tra le prime del rugby femminile nostrano. Nel 2016, dopo una lunga trafila con le Red Panthers di Treviso, con cui ha vinto quattro campionati italiani e due Coppe Italia, decide di fare il grande salto, accompagnata nell’avventura da Jessica Busato e Michela Sillari. Approdo la periferia di Londra, in un rugby albionico in rosa che ancora non ha conosciuto il professionismo attuale – paradossalmente e sfortunatamente per lei arriverà la stagione successiva. E allora, per giocare e vivere un’avventura da sogno nella terra che ha inventato questo sport, si mantiene lavorando in un pub e nel frattempo indossa la maglia delle Aylesford Bulls, squadra che con l’avvento del professionismo sfocerà naturalmente nelle Harlequins, sezione femminile della squadra arlecchina di Richmond, appena a pochi chilometri dal monumentale stadio di Twickenham, la casa del rugby inglese. Vincono campionato e coppa e contribuiscono in maniera significativa alla creazione del primo solido gruppo di ragazze che continueranno a togliersi soddisfazioni e dove poi arriverà qualche anno dopo, per una parentesi stagionale, pure Giada Franco.
Dall’Inghilterra a Villorba, sempre continuando a vincere
Il rientro in Italia avviene, poi, con la maglia delle Ricce di Villorba e in gialloblu si toglie la soddisfazione dell’ennesimo scudetto, l’ultimo assegnato nel 2019, manco a dirlo con una sua meta in finale contro il Valsugana. Un autentico talismano che sembra saper solo vincere. La meta è, in effetti, la specialità della casa, assieme alle notevoli doti fisiche e alle abilità negli spazi, oltre alla capacità di saper leggere in anticipo le situazioni, per lei che gioca in prevalenza come estremo, ma che ha nell’ala il suo ruolo preferito e dove a volte nelle ultime stagioni è stata spostata con l’inserimento della giovane erede Vittoria Ostuni Minuzzi. E delle marcature pesanti vanta in azzurro il record, con 20 mete totali, che le valgono un bel 100 tondo tondo alla voce punti segnati, nonostante un infortunio alla spalla le abbia fatto saltare gran parte dell’annata 2020, sostituita come capitano da Elisa Giordano.
I suoi inizi
Nata a Trieste il 30 giugno 1988, pur vivendo il rugby in famiglia, con il fratello Paolo che giocava con le giovanili del Benetton Treviso, per poi passare tra Paese e San Donà, preferisce all’inizio la pallavolo ed è una sfegatata tifosa di calcio. L’amica Elena Bisetto, già nazionale, coach delle giovanili biancoverdi e anima delle Red Panthers, la convince a provare e così inizia a giocare a 17 anni, un’età avanzata per quelli che sono i classici standard, ma le sue doti atletiche si fanno subito notare e l’inserimento è perfetto, tanto da diventare col tempo un punto fermo della squadra trevigiana prima e della nazionale poi, coinvolgendo nella passione anche la sorella Giorgia. Arrivano le apparizioni con le nazionali emergenti ed A e poi il Seven, dove conquista un argento alle Universiadi di Kazan nel 2013. Manu, il suo classico soprannome, inserita nel XV ideale del Sei Nazioni nel 2016 e poi nel 2019, viene coinvolta da Andrea Di Giandomenico nella volontà di rinnovamento azzurro ed eredita il 4 novembre 2018 contro la Scozia i gradi di capitano dalla veterana Sara Barattin. È il preludio al momento migliore della storia recente del rugby azzurro: il Sei Nazioni 2019, chiuso al secondo posto con il pareggio contro il Galles e le vittorie contro Scozia, Irlanda per la prima volta e Francia all’ultima in un tripudio al Plebiscito di Padova.
L’invito ai tifosi e i sacrifici di ogni giorno
Alla vigilia dell’ultima sfida con le transalpine, il 13 marzo 2019, Manuela affida a Facebook i suoi pensieri, con un messaggio straordinariamente profondo ed accorato che diventa in breve tempo virale, in cui invita i tifosi a sostenere la squadra, a seguirla dal vivo e non criticare scelte di altri, in primis a livello federale, ma semplicemente a mettere tutti un piccolo mattoncino verso la crescita.
Il tutto condito dalle immagini che testimoniano la sua enorme passione, quella che vivono tutte le ragazze del rugby azzurro, costrette a fare i conti con allenamenti e partite da gestire nei tempi di lavoro, a volte addirittura arrivando a chiedere ferie o permessi. Campeggiano, allora, le sue partite in nazionale, ma anche il lavoro di tutti i giorni sul muletto della ditta di logistica dello scalo ferroviario di Treviso, dove smista binari ed altri componenti. Tutto senza mai un lamento, ma con la consapevolezza che sia un sacrificio che vale la passione di una vita, quella per il rugby, seconda forse soltanto a quella per i tre nipotini e, se vi dovesse capitare di vedere qualcuno dei video sui suoi profili social, in loro compagnia, l’unico dubbio che vi potrebbe restare è chi si diverta di più tra i quattro. In poche parole, semplicemente Manuela Furlan: cuore di zia e passione ovale.