Rugby, l'Italia scampa il pericolo e batte di carattere la Georgia. Ma deve ritrovarsi

Obiettivo raggiunto. La vittoria, riaffermare la propria superiorità due anni abbondanti dopo la sconfitta a Batumi, sul Mar Nero, del 2022 . La Georgia non può aggiungere elementi utili, argomentazioni con dati di fatto, alla possibile ‘postulatio’ per entrare nel salotto buono del rugby, forse persino nell’attuale Sei Nazioni, con un nuovo successo in sugli azzurri, per di più in Italia. Le buone notizie per noi finiscono qui. A Genova, in uno stadio che sarà anche stagionato ma che resta bellissimo per chi guarda, con meno di quindicimila spettatori presenti , si può parlare di una prova di carattere, di averci se non altro sempre creduto, e, sinceramente, di poco altro. Difficoltà. Una squadra che pareggia contro la Francia, batte Scozia in casa e Galles in trasferta, non deve avere dubbi sulla propria forza. Nemmeno arrivare a pensare che, come alcuni sostengono, si sia trattato di un Sei Nazioni molto particolare, diverso dal solito, perché giocato solo tre mesi dopo la Rugby World Cup. Eppure nel primo tempo l’Italia ha sbandato, senza il capitano Michele Lamaro dopo un paio di minuti per un infortunio alla spalla, rimanendo senza leadership, per stare a un termine molto amato anche nelle aziende dai manager. Due mete subite, belle, anche per i cultori dell’estetica, con errori difensivi in entrambi i casi, 11 punti da recuperare dopo i primi 40 minuti, e una sensazione di essere un po’ in balia degli eventi. Senza Capuozzo e i suoi guizzi, con un gioco al piede non sempre preciso e, spesso, senza logica, quasi forzato, senza pensare alla possibilità di fare la differenza in altri modi, con battaglie aeree nelle mani dell’estremo avversario Niniashvili, si è vista un’Italia poco consapevole del suo livello. Avversari. La Georgia è durata una cinquantina di minuti. Poi ha avuto un evidente calo fisico. Ha provato a rallentare il gioco, con mestiere, con qualche provocazione, con falli, con giocatori alle prese con il più classico dei problemi per chi va fuori giri, i crampi. Ha messo in campo un rugby di sostanza, una buona difesa, ottima sui raggruppamenti da rimessa laterale, le maul, il solito coraggio nella sfida fisica. Non dimentichiamoci che la Georgia, meno di 4 milioni di abitanti, ha una autentica passione per gli sport di combattimento: alle ultime Olimpiadi 7 medaglie, 6 sono arrivate da Judo, lotta libera e boxe, una dal sollevamento pesi. Secondo tempo. Possesso e territorio, una macchia azzurra nella ‘torta’ delle percentuali, roba tutta italiana o quasi. Per la Georgia nessun punto nei secondi quaranta minuti, tanto per capirci. Eppure, senza la certezza di un ‘piazzatore’ sicuro, uno alla Dominguez capace di mettere calci a raffica, l’Italia ha vinto con 3 soli punti di scarto. Trequarti non nella migliore versione e avanti che si sono ostinati nella sfida fisica contro chi vive del confronto muscolare. Sintesi forse troppo semplicistica, sicuramente realistica. Dino Lamb, seconda linea che gioca con gli Harleuqins, oriundo italo inglese, migliore in campo, titolo da dividere con Vintcent, oriundo italo sudafricano, e Sebastian Negri, nato nello Zimbabwe. Brex, capitano in corsa, resta una sicurezza. Menoncello e Zuliani sono andati oltre i colpi duri subiti. Tra sei giorni a Torino, nello stadio della Juventus, ci sono gli All Blacks. Partita spettacolo, nulla di più. I tempi di San Siro 2009, con mischia dominante e stadio stracolmo, sembrano davvero lontani. E meno male che contro la Georgia è arrivata la vittoria, altrimenti saremmo già ai processi sommari, ai luoghi comuni che ci non ci vogliono adatti al gioco del rugby, che non meritiamo il Sei Nazioni o giù di lì. Una vittoria come si dice ‘sofferta’, anzi, molto ‘sofferta’. E che fatica…ma una vittoria, e basta.