La Genova di Olly: la scuola, il rugby, la Samp. E la musica…

Intorno a Olly c’erano sciarpe blucerchiate in quelle notti sanremesi senza fine. Compreso in quella della gioia che fermava il tutto: una vittoria che stupiva, e lasciava incredulità sul volto del giovane cantautore genovese. Un ex rugbista tifoso della Sampdoria, che ha voluto gli amici accanto a sé. La scelta di vivere i giorni del Festival in un appartamento assieme agli amici, per assaporare quegli attimi di condivisione della felicità, come allo stadio. Come nella Sud, cuore dei tifosi doriani, in cui ancora va questo gigante ragazzone di 23 anni dalla ‘balorda nostalgia’. Quattro mura, per vivere il rugbistico terzo tempo, tra birre e confidenze anche quando si spengono le luci del palco. Per questo i colori della sua squadra del cuore si notavano tra chi scortava il 23enne vincitore. Accanto a lui anche il suo producer. Il valdostano Julien Boverod, in arte JVLI, tifoso scatenato della Sampdoria, la stessa squadra che Olly tifa da quando era un bambino. Non appena si sono visti nel dietro le quinte dopo la vittoria, si sono abbracciati e Olly è scoppiato in un mare di lacrime. Condividere le emozioni nel sostenere con il cuore una stessa squadra talvolta aiuta anche a condividere le emozioni più vere della vita. Figlio di un avvocato e di una giudice, nato a Genova, in Liguria, la Regione del Festival. Cresciuto nel quartiere della Foce, sfogo sul mare del torrente Bisagno che conduce nella sua risalita anche davanti allo stadio Luigi Ferraris, quartiere di Marassi. Ci andava già da bambino a vedere la Samp. Poi crescendo, meno stadio da tifoso, più da protagonista, nel rugby. Il direttore dello stadio Carlini, casa del Cus Genova Rugby lo ricorda bene, e condivide le opinioni di chi vedeva in lui un grande potenziale. “Avete visto quanto è grosso? – ci chiede Age Agrone – Era così già a 16 anni. Se non fosse stato per quel problema alla schiena sarebbe arrivato certamente in Nazionale, almeno nelle leve giovanili”. Se lo ricordano tutti, non solo perché poi è diventato un cantante. Era il capitano di quella squadra. “Lo è stato nell’Under 16, 17 e 18 – ricorda l’allenatore Piero Zaami – e in quegli anni abbiamo vinto il Trofeo Mare e Monti: un campionato interregionale tra selezioni liguri, lombarde e piemontesi. E quel Trofeo lo abbiamo vinto soprattutto grazie a lui, il nostro numero 8”. Non un numero qualsiasi, soprattutto a Genova. L’8, ossia il numero di Marco Bollesan, il più grande rugbista del capoluogo ligure, unico rugbista azzurro entrato nella Walk of Fame dello sport italiano. Ruolo da terza linea centro, in uno sport che lo ha formato e lo ha arricchito per valori e conoscenze. Come lo stesso Olly ha raccontato: “Il rugby mi ha consentito di incontrare ragazzi di tutti i quartieri, che vivono in altri contesti, di mischiarmi a loro, partecipare alle loro storie. E il terzo tempo è sempre un momento magico, una volta finita la partita brindavamo tutti insieme”. Valori specifici di questo sport “che ti insegna per regolamento a passare la palla indietro, e così capisci in fretta che non puoi andare in meta da solo, senza il sostegno della squadra alle tue spalle – dice Zaami, nel ricordare con un sorriso quel bravo ragazzo che amava cantare – E che già si scriveva da solo tutte le canzoni, e che con la musica rompeva le scatole ai suoi compagni negli spogliatoi”. Ecco, rugby, tifo e musica. “Avevo parlato anche con il suo professore di Educazione Fisica allo Champagnat – svela Alfredo Malara, il dirigente accompagnatore di quel Cus Genova – e ce lo aveva presentato come uno studente che rappava. È stato con noi fino all’anno della Maturità, poi è andato a studiare a Milano, e a Londra per seguire il fratello, ma ha dovuto lasciare il rugby soprattutto per quei problemi alla schiena che lo avevano costretto anche a un intervento chirurgico”. Un ambiente che l’ha formato e non ha mai abbandonato del tutto. Perché poi è tornato a tifare: la Sampdoria, ma anche i suoi vecchi amici della palla ovale, e già da cantante emergente è capitato a molti di incontrarlo sulle tribune di stadi di rugby… anche negli ultimi mesi. E negli ultimi anni è tornato sempre più spesso anche sulle tribune, o meglio sulle gradinate, del Ferraris per seguire la sua Sampdoria. C’era nell’ultima vittoria in serie A, un 3-1 all’Hellas con doppietta di Gabbiadini, nella sciagurata stagione della retrocessione in cui era a rischio la sopravvivenza del suo storico club. Cera come guest star alla Festa di Natale blucerchiata nel 2023. Ma c’era e c’è a tifare la sua squadra in serie B. Anche in questa stagione, con un abbonamento in Gradinata Sud, ma su invito del presidente Mandredi si è affacciato pure in tribuna per mostrare la maglia speciale donata dalla dirigenza doriana. Un riavvicinamento che lo stesso Olly aveva raccontato a Cronache di Spogliatoio prima della vittoria a Sanremo. “Per tanto tempo il tifo del calcio non l’ho capito, e me ne ero anche distaccato per stare più vicino a quello del rugby. Ma ho continuato a seguire la Samp anche da distante. Poi con un mio caro amico sono stato reintrodotto nell’ambiente della Gradinata… e ho vissuto con occhi totalmente diversi quello che significa trovare soddisfazione nell’aspettare una partita, andare allo stadio a non pensare. Ho rivisto la parte bella nel tifare una squadra: l’amore incondizionato, andare oltre i momenti difficili, e supportare anche i giocatori che conosco”. Anche le amicizie con i calciatori hanno reso sempre più forte il legame tra Olly, alias Federico Olivieri, e la Sampdoria. La sua musica allo stadio come negli spogliatoi. Nei giorni precedenti del Festival una maglia blucerchiata è arrivata dal centro sportivo di Bogliasco a Sanremo assieme agli auguri, video e le firme degli attuali giocatori della Samp. Ma intorno a Olly si è stretto anche tutto il mondo doriano del passato. Da Pozzi a Pazzini, da Roberto Mancini all’attuale presidente Manfredi. Una comunità gasata dalle canzoni e dal successo di Olly, che ne riconosce il talento e lo unisce all’orgoglio di aver condiviso una stessa fede calcistica. “Proud” hanno pubblicato i social della Samp dopo il successo nazionale di Olly. Primo anche per visualizzazioni e ascolti sulle varie piattaforme che hanno riportato uno “come noi” – dicono nella Genova blucerchiata – lassù, in cima all’Italia della musica. In una città che vive e crea musica da sempre. La ‘Superba’, culla della ‘scuola dei cantautori genovesi’: De Andrè, Tenco, Lauzi, Calabrese, Bindi, Paoli, Fossati, i fratelli Reverberi, per passare ai New Trools, Ricchi e Poveri, Matia Bazar, fino alla cosiddetta ‘Nuova scuola genovese’ raccontata anche in un docufilm, con Tedua, Izi, Bresh, Nader e tanti altri, per arrivare infine a oggi con Alfa e naturalmente Olly. Che ha studiato anche al conservatorio Nicolò Paganini, il violinista genovese entrato nella storia della musica classica. In una città che vive di musica e anche di sport. Non sempre le fedi calcistiche coincidono, anzi, ma come hanno raccontato Bresh e Olly a Sanremo, il tifo non crea rivalità artistica, tra cantautori e amici di una stessa città portuale, fertile di creatività proprio per le tante influenze di culture ospitate nei secoli. Differenze che arricchiscono. Quel che è certo è che in un periodo di difficoltà della squadra del cuore, Olly ha riportato in alto anche il nome della Sampdoria. I tifosi si augurano che anche l’ambiente blucerchiato tragga energia da questo successo. Del resto, si intuisce anche nel video della canzone vincitrice, con Olly nei panni di un pugile che prende colpi, ma non molla mai. Per andare avanti con uno slancio che a Bogliasco tutti si augurano possa far rialzare anche la squadra. Per tornare a primeggiare nel calcio, senza più rimpianti. Ma continuando a cantare una ‘Balorda nostalgia’.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La Genova di Olly: la scuola, il rugby, la Samp. E la musica…

Riccardo Re