Italrugby, contro la Francia una sconfitta da mal di testa e piedi per terra

Così tanti mai 73 punti subiti dalla Francia sono un record, sembra quasi uno scarto dei tempi in cui, correva l’anno 1967, i nostri vicini, rivali in tutto dall’arte alla cultura, dal cibo al vino, avevano deciso, dopo un 60-13 a Tolone, di non assegnare per quasi un trentennio il cap, non riconoscendo le partite come test match ufficiali. Roba di una volta ma, per stare a qualcosa di più contemporaneo, basta tornare alla Rugby World Cup del 2023: a Lione finì 60-7. I francesi sono più forti, ovvio, il pareggio di un anno fa a Lille, con Danty espulso, nel Sei Nazioni, è stato mal digerito come la sconfitta di 15 giorni fa a Twickenham per un solo punto con 27 errori di handling, di gestualità. Fattori da tenere presente per la super prestazione romana, 11 mete, senza sbavature, di una squadra di diversa cilindrata, di altro livello. Con la motivazione di chi si è lasciato sfuggire il Grand Slam e di chi crede ancora di potersi prendere il Sei Nazioni 2025 andando a vincere a Dublino nella quarta giornata. Mal di testa Cosa è successo? L’Italia ha giocato per una buona ventina di minuti alla pari, divertendo, illudendo, mostrando di essere all’altezza della situazione. La meta di Brex con un’invenzione di Ruzza ci tiene vivi fino alla mezz’ora. Poi il ritmo e la velocità di esecuzione della Francia, l’aggressività e la determinazione nei punti di incontro, l’intensità messa negli impatti, nei palloni portati avanti, e qualche schricchiolio nella difesa azzurra fanno la differenza. La Francia segna 5 mete nel primo tempo e 6 nel secondo, agli azzurri però fanno male soprattutto i secondi quaranta minuti, parziale di 38-7 per i nostri avversari, con una squadra che sembra calare più per la frustrazione che per le energie finite, che molla decisamente. Cattivo segnale. Ci fosse stato almeno l’orgoglio di portarsi a casa il punto di bonus offensivo, 4 mete segnate, in un pomeriggio frastornante, allora staremmo parlando di una specie di piccolo traguardo parziale conquistato. Le mete sono 3, di buona fattura, con Menoncello, Brex, come detto, e Garbisi, da tenere nella memoria, da utilizzare a livello di immagini, per clip spettacolari e poco altro. Purtroppo passi indietro, “piedi per terra, anzi sotto”, parole del capitano Lamaro. E un bel mal di testa che deve venire ai giocatori, secondo l’allenatore Quesada, pensando a partita e risultato. Sempre lui Dici Dupont e pensi al numero uno del rugby mondiale, col suo numero 9 da mediano di mischia sulle spalle. Ma sarebbe riduttivo parlare di ruolo per un giocatore totale che si è messo in discussione mettendosi al servizio di Parigi 2024 per vincere la medaglia d’oro nel rugby a 7, rinunciando a quello a 15, il suo. Riduttivo per un giocatore che è dappertutto, che abbiamo anche visto da apertura e che, come accadeva per il più grande di tutti, Richie McCaw, è quasi automaticamente nella lista del migliore in campo, il Man of the Match, anzi, prima di essere 'ripreso' dai manager del Sei Nazioni, Player of the Match. A proposito di manager, un po’ tutti, chiedono, quasi per favore, di scegliere un altro Player of the Match, per non pesare sulle fatiche che toccano al migliore: premiazioni, interviste, tempi lunghi, obblighi commerciali. Lasciatelo in pace il povero Dupont, è il migliore, lo sappiamo già, e allora premiamo gli altri. Boh, sembra un discorso che non regge, non accettabile. Per carità l’estremo Leo Barré o il seconda linea Guillard avrebbero potuto prendersi la 'medaglia' senza rubare nulla. Ma Dupont è Dupont. Punto e basta. Futuro Adesso una settimana di riposo, per il calendario, non per gli azzurri che giocano all’estero. Devono tornare ai club che li stipendiano in Francia e giocare il prossimo weekend, perché tante squadre sono in lotta per salvarsi, per entrare nei playoff e così via. Gli inglesi restano in ritiro, si preparano e pensano solo al Sei Nazioni, come i nostri del Benetton e delle Zebre, tranne chi non ha giocato o ha un minutaggio basso. Di chi parliamo? Dei 'francesi': Capuozzo, Tolosa, Garbisi e Lucchesi, Tolone, Allan, Perpignan, Nicotera, Stade Francais, Page-Relo, Lione. Forse contro l’Inghilterra, dopo la pesante, anzi pesantissima, sconfitta di Roma con la Francia, si può provare a fare qualche ritocco, con più spazio a Vintcent, a Zuliani, a Trulla, a Capuozzo come estremo. Pensare che le ultime due partite saranno in Inghilterra e poi in casa con l’Irlanda però può solo aggravare il mal di testa!

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Italrugby, contro la Francia una sconfitta da mal di testa e piedi per terra

Francesco Pierantozzi