Mondiale di rugby femminile: l'Italia sogna davvero

Progressi storici per un Mondiale che segna uno spartiacque nella storia del rugby femminile. Perché il numero delle partecipanti cresce da 12 a 16, ma soprattutto perché si gioca nella nazione guida del movimento, con l’unico campionato completamente professionistico e una nazionale stabilmente al numero uno del ranking mondiale. Le Red Roses arrivano alla manifestazione dopo 27 vittorie consecutive e riescono davvero a riempire gli stadi. Quest’anno hanno già superato due volte le 40mila presenze a Twickenham. Nello stadio-tempio del rugby inglese si giocherà anche la finale: già venduti tutti gli oltre 82mila biglietti disponibili, stracciando così il record di pubblico per una singola di rugby femminile. La formula è alquanto semplice, quattro gironi da quattro team ciascuno, tre match per squadra che qualificano le prime due della classifica. In pratica servono due vittorie per arrivare alla fase a eliminazione diretta, con quarti, semifinali e finale ovviamente in gara secca. Si gioca dal 22 agosto al 27 settembre , l’Italia debutta sabato 23 agosto contro la Francia. Le altre due squadre nella pool D sono Sudafrica e Brasile. Prospettive rosee per le azzurre? Le possibilità di ripetere lo storico risultato dell’ultima Coppa del mondo ci sono tutte: in Nuova Zelanda le italiane furono la prima squadra nazionale senior del rugby del nostro Paese ad arrivare ai quarti di un mondiale. Il match d’esordio contro la Francia dovrebbe decidere la gerarchia dei primi due posti del girone. Per centrare la qualificazione servono due vittorie contro il Brasile e il Sudafrica, una squadra in crescita ma comunque anni luce distante dai livelli di eccellenza degli Springboks bicampioni del mondo in ambito maschile. Preparazione ok per la squadra di Fabio Roselli, Ct in carica da inizio anno. Un 2025 focalizzato sull’evento mondiale, ma iniziato con un buon Sei Nazioni, chiuso al quarto posto con due successi in Scozia e contro il Galles, ma soprattutto con il consolidamento dell’identità della squadra. Possibile anche grazie a un maggior numero di giorni di raduno e all’impegno del movimento per sostenere atlete che sono semi-professioniste e si dividono tra allenamenti e studio/lavoro. “Questa è una squadra straordinaria, che ha esperienza, energia, spensieratezza, anche diverse interpretazioni come modo di giocare a rugby, è un gruppo bellissimo da allenare e da portare al Mondiale” ha detto lo stesso Roselli durante la preparazione mondiale, chiusa con sensazioni positive e due vittorie: 34-29 ancora contro la Scozia e 33-15 sul Giappone. Esperienza ed entusiasmo dunque per le azzurre. Causa pandemia COVID, l’ultimo mondiale neozelandese era stato posticipato al 2022, quindi è normale che il nucleo della squadra da allora abbia subito poche variazioni. Su 32 giocatrici selezionate però ben 10 sono alla loro terza coppa del mondo. Tra loro la capitana Elisa Giordano, che ha già giocato nove match mondiali come Sillari , Rigoni, Fedrighi e Stefan. Contraltare e specchio del rinnovamento e della concorrenza necessarie per crescere con costanza sono le 9 ragazze che debutteranno in Coppa del mondo in maglia azzurra . La chiave del gioco azzurro è la precisione in velocità. L’Italia è una squadra che vuole giocare il pallone più possibile, passando poco da terra ed esplorando gli spazi aperti dalle difese avversarie con l’agilità delle trequarti. Diverte e si diverte palla in mano, la precisione del gesto tecnico può fare la differenza per sfuggire alla pressione difensiva delle migliori squadre del globo e trasformare gli sforzi in mete. Solide in difesa, le azzurre hanno mostrato grande capacità di organizzazione delle maul avanzanti e pericolosità sul punto d’incontro, ma dovranno fare attenzione alle squadre che puntano molto sulla fisicità come il Sudafrica e alle rimesse laterali, fondamentali per garantirsi palloni puliti al pari della mischia ordinata. Chi vince il Mondiale? La domanda può sembrare retorica, dato che l’Inghilterra, che per di più gioca in casa, dal 2019 ad oggi ha perso solo due partite. Entrambe però con la Nuova Zelanda. Negli incubi delle Red Roses è rimasta sicuramente l’ultima del novembre 2022 ad Auckland, un 34-31 che ha permesso alle Black Ferns di alzare la coppa. La Nuova Zelanda aveva fatto di tutto per quel successo e resta l’avversario più credibile per lo schiacciasassi inglese, ma negli ultimi tre anni non sembra essere riuscita ad alzare il livello: da quella finale ha perso 3 volte su 3 con le Red Roses ed è stata battuta anche da Francia, Canada e Irlanda. Neppure la Francia sembra avere la chiave per superare le inglesi, che da 7 anni trionfano nel Sei Nazioni e hanno sconfitto le Blues 40-6 nel test di inizio agosto. E allora resta il Canada, numero 2 del ranking mondiale e imbattuto nel 2025, che però con l’Inghilterra non vince dal 2016! Dio salvi… le avversarie delle Red Roses…

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Mondiale di rugby femminile: l'Italia sogna davvero

Paolo Malpezzi