Cody Bellinger, fuoricampo e non solo: ecco perché i Dogers sognano
Sport USALa squadra di Los Angeles può sperare di tornare a trionfare grazie al talento del 22enne dell'Arizona. Il piatto forte sono i fuoricampo, ma c'è di più: duttile e completo, può giocare non solo prima base ma anche sull'esterno
Nessuna squadra negli ultimi 105 anni di storia del baseball aveva vinto 53 partite su 60 giocate ed erano 111 anni, dai Chicago Cubs del 1906 che un team non vinceva 44 match consecutivamente una volta raggiunto il vantaggio. Per carità record e statistiche che, pur ultra centenari, non sono garanzia di nulla, ma la sensazione che quest’anno i Dodgers possano finalmente tornare a trionfare è concreta e il simbolo di questa annata è certamente Cody Bellinger.
A Los Angeles lo hanno fatto debuttare il 25 aprile e da quel giorno è iniziata la serie delle 53 vittorie di cui sopra. Se non ci fosse Aaron Judge a tenere aperta la discussione sarebbe già adesso il Rookie dell'anno, ma in ballo per lui ormai ci sono premi stagionali, individuali e non, molto più importanti. Bellineger è stato davvero un fulmine a ciel sereno nel mondo delle MLB perché nessuno aveva la sensazione potesse diventare questo tipo di giocatore e in tempi così brevi. La vetrina sono stati certamente i fuoricampo e lui stesso su questo ha confessato che fondamentale è stato aver cambiato il suo swing nelle Minors lo scorso quando giocava per i Rancho Cucamanga (farm team dei Dodgers).
Prima entrava col corpo esageratamente nella traiettoria del lancio e usava così troppo le anche e poco le mani avendo come risultato un top spin sulla palla che penalizzava la distanza. Non solo fuori campo però, Bellinger è un giocatore molto più completo delle sole apparizioni al piatto e la duttilità che offre difensivamente potendo giocare non solo prima base, ma anche sull’esterno sarà fondamentale anche per il rientro dall’infortunio di Gonzalez. A Miami a luglio è diventato anche il primo rookie dei Dodgers, il terzo giocatore da quando si sono spostati a LA nel 1958 e in assoluto il 9° della storia della franchigia ad aver battuto in un match "for the cycle".
Una passione per il baseball la sua che nasce da suo padre Clay che ha vinto 2 anelli di campione del Mondo con gli Yankees alla fine degli anni 90, ma che non ha mai neanche lontanamente avuto la sua potenza. In tutta la sua carriera Clay Bellinger ha totalizzato solo 12 home run, mentre Cody solo in questa stagione, non ancora terminata, ha già superato i 30, però ha spesso portato il figlio nello spogliatoio di quegli Yankees e in qualche modo la magia di quelle mura e correre, a neanche 5 anni, tra le gambe di campioni come Jeter (il suo preferito) Clemens, Posada, Tino Martinez, Mariano Rivera, Bernie Williams gli ha fatto cadere addosso una sorta di polverina magica di questo sport. Oggi Cody Bellinger è l’immagine di una franchigia storica come i Dodgers e si propone di esserlo del Basaball del presente e del futuro per tante, tante stagioni. A 22 anni spesso la forza, anche di un grande talento, è la sfrontatezza, la sua è il sorriso e la semplicità.