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Baseball, tutto sulla bufera dei segnali rubati agli avversari in MLB

Sport USA

Danilo Freri

I fatti risalgono alla stagione 2017, quando Houston vinse le World Series.

Un anno di squalifica a Hinch e Luhnow, coach e general manager, licenziati dagli Astros. Anche Boston ha risolto il contratto con Alex Cora, nel 2017 bench coach di Houston. La ricostruzione di tutta la vicenda

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Il baseball per gli americani non è uno sport, è il National Pastime, una definizione nata addirittura nel 1856 quando era già un’attività che negli States facevano e guardavano tutti a qualsiasi età. Ora è una definizione che spetterebbe al football, diventato più popolare del baseball. Ma ogni cosa, nel baseball, rimane avvolta da una certa sacralità. Ecco perché le imprese o gli scandali fanno più rumore se

avvengono nel diamante, ecco perché qualcosa di ingiusto o illegale viene considerato un’offesa prima di tutto alla storia della Nazione. Non c’è separazione tra gioco e società, sono sempre andati di pari passo. Lo scandalo dei segnali rubati dagli Houston Astros nelle World Series del 2017 è l’ultimo esempio. Una questione vecchia come il baseball stesso, che ritorna ciclicamente.

Cosa è un segnale

I segnali sono quelli che ogni ricevitore mostra al proprio lanciatore per accordarsi sul lancio da effettuare per mettere in difficoltà il battitore avversario. Lo fa cercando di non essere visto dagli avversari. Se i segnali venissero codificati, i battitori avrebbero il vantaggio di sapere che tipo di lancio dovranno affrontare. Una palla dritta e veloce? Una curva? Un cambio, cioè una palla più lenta e che tende a cadere bassa?

Esempi di alcuni segnali dei pitcher

Come è iniziato lo scandalo

Ogni tanto arriva il sospetto che qualcuno stia barando, stia in qualche modo guardando e comunicando questi segnali ai battitori. Il problema è riuscire a provarlo. Questa volta la MLB è riuscita a fare un’inchiesta molto precisa e dettagliata sul caso, per una semplice ragione: qualcuno ha parlato. I giocatori cambiano squadra, vanno altrove e magari rivelano segreti delle squadre in cui hanno giocato in precedenza. E il segreto diventa così una cosa che sanno tutti. Si chiama Mike Fiers, professione lanciatore, un lanciatore capace anche di due “no hitter” in carriera (due partite senza mai far battere gli avversari). Nel 2017 giocava negli Houston Astros con cui ha vinto il titolo contro i Los Angeles Dodgers, che qualche sospetto all’epoca lo avevano avuto. Fiers poi è andato a Detroit ed ora gioca ad Oakland. Volete che non abbia detto ai suoi nuovi compagni di state attenti perché gli Astros rubano i segnali? Ecco, lo ha fatto. Anzi, ha fatto di più. Lo ha confermato in una intervista alla rivista The Athletic, lo ha detto a Ken Rosenthal, semplicemente il più importante e autorevole giornalista di baseball che esista.

Mike Fiers, oggi lanciatore degli Oakland Athletics, dal 20015 al 2017 agli Astros - ©Getty

Come facevano a barare

Inchiesta inevitabile, chiusa con tutti i particolari del trucco svelati. Qualcuno dello staff degli Astros si appostava sulle tribune dell’esterno centro, esattamente in linea con lanciatore e ricevitore. Con una telecamera che zoomava sul ricevitore. Riprendeva la partita. Il segnale arrivava direttamente nella replay room, la stanza dove gli scout guardano la partita nei monitor per assistere l’allenatore in caso di azioni contestabili su cui chiedere un challenge. In sostanza nel baseball c’è qualcosa che assomiglia alla Var,

e ogni squadra ha la possibilità di chiedere agli arbitri di rivedere o no un’azione. Ecco perché c’è una replay room. Una attività che non può essere svolta direttamente in panchina perché la MLB impedisce l’utilizzo di ogni supporto tecnologico sul terreno di gioco. Le riprese della diretta tv permetterebbero, ad esempio, di vedere i segnali. Quindi, vietato. Vietatissimo. Ma gli Astros si sono attrezzati in proprio per farlo.

Una volta letti i segnali, il problema era poi fare arrivare l’informazione ai battitori in campo. E qui la trovata è stata meno tecnologica: qualcuno della panchina picchiava un cestino dei rifiuti rovesciato con segnali stabiliti. Un colpo. Due colpi. Tre colpi. Il battitore capiva e si preparava ad affrontare il lancio.

Alex Cora e A.J. Hinch nel dugout degli Houston Astros - ©Getty

L’inchiesta MLB

si è conclusa con una multa di 5 milioni di dollari per Houston, la perdita di alcune scelte al draft e un anno di sospensione per il General Manager Jeff Lunhow e il manager (che nel baseball sta per allenatore) AJ Hinch. Ma non è bastato al proprietario degli Astros, Jim Crane. E qui torniamo alla sacralità del baseball. Crane ha subito licenziato entrambi, perché lo doveva alla sua organizzazione, alla città di Houston e in definitiva anche al baseball. Meglio azzerare tutto e ripartire. Da notare che l’inchiesta ha accertato che GM e manager non hanno organizzato o promosso alcunché. Pagano perché non hanno impedito che altri lo facessero. Quando hanno capito, non sono intervenuti.

Boston ‘caccia’ Cora

Quello che sapeva tutto, anzi che ha organizzato tutto, invece è Alex Cora. Nel 2017 bench coach degli Astros, uno degli allenatori più a diretto contatto con scout e giocatori. Poi diventato dal 2018 manager dei Boston Red Sox. Accusati in questi anni, in particolare dai cari vecchi nemici Yankees, di rubare i segnali durante le partite. Toh. Ma guarda un po’. C’è un’inchiesta in corso anche sulle World Series del 2018, vinte dai Red Sox. Boston non ha nemmeno aspettato che la MLB terminasse questa nuova inchiesta, basta e avanza quanto stabilito in quella su Houston. Così è arrivata la rescissione del contratto con Alex Cora. Consensuale, dicono. Ma difficile che non fosse d’accordo, per lui arriverà anche una sicura squalifica dalla MLB.

Le World Series non si toccano

Cadono le teste, scende la vergogna perenne sui protagonisti dello scandalo. Hanno macchiato il National Pastime. Ma non vi sfugge ancora qualcosa? E i giocatori coinvolti? Ma il risultato delle World Series 2017 e 2018? Niente. La Major League si dichiara impossibilitata ad agire su questo. Difficile stabilire responsabilità così precise di giocatori che hanno approfittato del trucco, difficile dare squalifiche a chi gioca magari altrove finendo con il danneggiare una squadra che non c’entra nulla. Ma soprattutto, impossibile stabilire con certezza se sapere o no i segnali degli avversari abbia una effettiva influenza su quanto accade in partita. Ha davvero aiutato a vincere? Come sarebbe andata altrimenti?

World Series, le vittorie di Houston (2017, sinistra) e Boston (2018, destra) - ©Getty

Il ruolo della MLB

E’ un dilemma che il baseball non riesce a chiarire. Al punto che non c’è una norma del regolamento che dice testualmente: non si possono rubare i segnali. Finora se l’è cavata con un memorandum che vieta ogni uso di mezzi tecnologici per comunicare in campo. Ora inserirà anche il divieto di usare telecamere dalle tribune e imporrà restrizioni anche alle replay room. Certo, la pratica è fortemente censurata, ci mancherebbe, non è leale. Insomma, la MLB ci ricorda che rubare non è bello. Quindi fate i bravi, mi raccomando. Assomiglia ad una specie di “non desiderare la donna d’altri”. Perché è sbagliato, lo sappiamo. Ma sperare che nessuno mai più cada in tentazione… Ora lasciate che passi lo shock e che gli anticorpi vadano in giro a fare il loro effetto e aumenti la prevenzione contro i bari del baseball. Ma prima o poi racconteremo la storia di nuovi peccatori.