Il fascino letterario del baseball

Kevin Costner è uscito da un campo di grano a Dyersville, Iowa. Ha mosso qualche passo su un campo da baseball circondato da piante di mais. Si è guardato intorno. Cercava qualcosa. Qualcosa nella sua memoria, nella memoria di tutti. Sapeva che quel momento avrebbe toccato il cuore dell’America, e non solo. Sapeva che avrebbe emozionato chi ama il baseball, lo sport, il cinema, e non solo. I ricordi che la vita semina lungo il tuo percorso stanno con te, ti parlano. Sono fantasmi che vogliono tornare, per qualche motivo. Dietro di lui sono entrati poco alla volta i giocatori dei Chicago White Sox e dei New York Yankees. Kevin Costner si è avvicinato a un microfono e ha detto parole che rappresentavano esattamente quello che tutti stavano vivendo. "È questo il paradiso?". Pausa. "Sì. È il paradiso". Costner stava facendo rivivere un momento che apparteneva alla storia del cinema, e ormai anche del baseball. Apparteneva ad un film girato oltre 30 anni prima: Field of Dreams. Un film che, come ha detto l’attore americano nel suo microfono vintage “aveva saputo superare la prova del tempo”. Quella che tutti stavano vedendo era una celebrazione. Un rito collettivo. Una condivisione di senso e sentimento. Era il 12 agosto del 2021. Si avverava un sogno. Il baseball MLB ha giocato una partita di regular season in un campo che era stato immaginato in un’opera letteraria e nella sua versione cinematografica. Protagonista principale di libri o di film, perché racconta fatti, epoche, vite vissute o sognate. Questo è, il baseball. Spesso si è trattato di campioni, storie, squadre, vittorie, partite vere in stadi veri che sono stati riportati in una versione artistica, diventando anche racconto. A Dyersville, Iowa, accadde esattamente il contrario. Il film che ha fatto nascere tutto questo è Field of Dreams , uscito nel 1989. La trama è basata sul romanzo Shoeless Joe dello scrittore canadese W.P.Kinsella, uscito nel 1982. Il famoso Black Sox Scandal. Tutto parte da lì. Le World Serie del 1919 tra White Sox e Cincinnati Reds furono compromesse dall’accordo tra alcuni giocatori della squadra di Chicago e la criminalità organizzata che gestiva le scommesse. Otto giocatori furono banditi per sempre. Squalifica a vita, l’ergastolo dello sport. Alcuni avevano partecipato giocando al di sotto del loro solito rendimento, altri avevano capito e taciuto, giocando comunque al meglio del loro talento. La squalifica non fece differenze. Dobbiamo a questo scandalo l’introduzione della figura del Commissioner nello sport americano. Kenesaw Mountain Landis fu nominato nel 1920, con il compito di riportare fiducia e credibilità nel baseball. Lo fece usando fermezza e castigo, mai il perdono. Tra i giocatori squalificati, ma tra quelli che giocarono “onestamente”, se così si può dire, c’era Shoeless Joe Jackson. Uno dei più grandi di uno sport che ha più di un secolo e mezzo di storia. Lo scandalo e anche la vicenda personale di Shoeless Joe è sempre stata una ferita per lo sport e per l’America. Una cicatrice che bruciava. La trama del libro e poi del film ha voluto offrire un’occasione di riscatto, o almeno di un recupero sentimentale. Nel film Kevin Costner interpreta Ray Kinsella, il proprietario di una fattoria. A Dyersville, Iowa, appunto. Un giorno sente una voce: "Se lo costruisci, lui arriverà". Poi ha una visione: un campo da baseball in mezzo al mais e Shoeless Joe Jackson che arriva in quel campo per giocare di nuovo. Un’idea folle, un delirio. Ray seguirà il suo delirio. Costruirà un campo. E i grandi giocatori degli anni 20 torneranno per giocare. E grazie a quel campo e alle visioni che evoca, Ray riuscirà anche a trovare il modo di riconciliarsi con il padre. Non era riuscito a farlo prima che il padre morisse, il suo più grande rammarico. Una storia di fantasmi, in un campo da baseball. Una storia di riconciliazione con il passato e con sé stessi. Il baseball è il sottofondo, il significato profondo è la forza dei sogni, la magia della vita. Chi è americano ha riconosciuto una propria essenza nel libro e nel film. E non solo. Forse basta far parte dell’umanità per riflettersi in quelle sensazioni. Ma come ha fatto una visione a diventare una partita di Major League? Per girare il film, fu costruito un campo da baseball nelle fattorie di due contadini dell’Iowa, Don Lansing e Al Ameskamp, con l’aiuto di esperti che lavoravano per il Dodger Stadium e il Rose Ball di Pasadena. Poi, a fine riprese, il campo rimase come attrazione turistica. All’inizio solo la parte posseduta da Lansing, perché Ameskamp tornò a seminare e raccogliere mais sulla sua porzione di campo. I fan arrivavano, sempre di più. Anche Ameskamp capì che quel campo doveva appartenere per sempre a Field of Dreams. All’inizio un piccolo negozio vendeva souvenir per accompagnare l’esperienza e sfruttare l’occasione. Nel ventesimo anniversario, le presenze annuali furono circa 65 mila. Era ormai una leggenda. Profetizzata dal film, che termina con file interminabili di macchine che vogliono raggiungere quel campo dove giocano i sogni, i ricordi. Nella vita di un appassionato di baseball c’erano ormai alcuni percorsi obbligati: andare allo Yankee Stadium, al Dodger Stadium o in uno degli stadi storici come Wrigley Field e Fenway Park, visitare la Hall Of Fame, e andare in Iowa a vedere il campo di Field of Dreams, magari giocare un po’ insieme ai fantasmi. Nel 2011 la fattoria con il campo da baseball fu venduta per oltre 5 milioni di dollari a una società dove nel 2021 Frank Thomas è diventato proprietario della quota di maggioranza. Thomas è stato una stella dei Chicago White Sox, 5 volte All Star, 2 volte MVP. Il legame del campo con la storia dei White Sox continua sempre più forte. La partita del 12 agosto 2021 è stata leggendaria anche nello svolgimento. Vinta dai White Sox 9-8 con un fuoricampo da due punti di Tim Anderson al nono e quindi ultimo inning, dopo una rimonta degli Yankees che da sotto 3-7 si erano portati in vantaggio 8-7 con i fuoricampo di Judge e Stanton. Bisognerebbe fare un film solo per raccontare questa partita, in un impianto da 8 mila posti, con le assi di legno come recinzione, creato di fianco a quello originale e ispirato a Comiskey Park, celebre campo di casa dei White Sox per circa 80 anni. È stata una giornata di assoluta meraviglia. Uno sport letterario, il baseball. Ogni partita una storia, una sceneggiatura. La memoria è antica, la prima struttura del gioco risale alla metà dell’800, codificato a New York e in altri luoghi nelle vicinanze. Il primo vero campionato fu nel 1871. Oltre un secolo e mezzo di personaggi, lanci e battute, prese al volo e corse sulle basi. Il baseball è cresciuto insieme all’America, ha testimoniato ogni epoca. Logico che sia finito all’interno di, almeno, 300 film e nel testo di moltissimi libri e canzoni. È il fascino di un rito che si è diffuso poi altrove, scendendo verso sud, Messico, Caraibi e Sud America. La caravella del baseball ha risalito la storia al contrario nel secolo scorso ed è approdata in altri continenti, navigando verso oriente. Nella sua semplice essenza, in questo gioco ci sono gesti individuali che riconosciamo e imitiamo per istinto. Lanciare un oggetto, colpirlo con un bastone . Tutto deve essere funzionale ad un obiettivo di squadra: nel baseball è il presidio e la difesa del territorio, o la sua conquista da parte degli avversari. Un elemento che contraddistingue alcuni sport nati e praticati negli USA è proprio l’avanzamento verso un obiettivo . Conquistare terreno, procedere. Fin dal suo nascere, il baseball ha provato a farsi capire anche attraverso i numeri. Nove giocatori in difesa, su un vasto quarto di cerchio. Nove gli attaccanti che formano l’ordine di battuta. Nove inning, sezioni di partita in cui le squadre si alternano in attacco e in difesa. Tutto quello che succede all’interno di questo schema, esattamente tutto, diventa una statistica, un numero. I numeri spiegano, ora più specifici e dettagliati che mai. Ogni gesto, ogni prestazione, ogni partita, ogni serie, ogni stagione e infine una carriera intera. Tutto si può sintetizzare in un numero, una media, una percentuale. A volte sembra che si cerchi una logica quasi inevitabile nello sviluppo nel gioco. Si prendono alcune variabili come le caratteristiche di lanciatori, battitori, del campo e molte altre e si prevede il futuro. Sapendo che è come leggere le stelle. Come dicevano i latini: “Astra inclinant, sed non necessitant”. Le stelle, e le statistiche, influenzano ma non determinano. Indicano una tendenza, una maggiore probabilità. Ma, per fortuna, il baseball risponde soprattutto alla prima legge dello sport: la cosa giusta al momento giusto. L’emozione, che non entra nelle statistiche, entra nel gioco. Lo cambia, inevitabilmente. Quanti lanci o quante battute puoi fare, conta. Quanto spesso, conta. Poi conta soprattutto quali e quando. Ci sono momenti che fanno la differenza. E questi momenti, in una partita di baseball, arrivano sempre. Sempre. Non deve tenere il tempo, il baseball. Nessun cronometro decide come e quando finisce una partita. Serve l’ultimo out , nell’ultimo inning. Senza questo, chi attacca ha sempre una possibilità. Ancora. E ancora. È stato un giocatore di baseball a dire “Non è finita finché non è finita” . È una delle citazioni più famose, declinata a volte con delle varianti. Ma è il baseball che l’ha creata e che la rappresenta per sua natura in ogni partita. E non è finta se dopo nove inning c’è pareggio. Si perde o si vince. Quindi, si va avanti. Si vince o si perde. Inoltre, è strategia continua, il baseball. Dopo ogni lancio cambia qualcosa, ognuno fa le sue scelte. Si studiano e si prevedono le mosse degli avversari. È una partita a scacchi. Posizioni da tenere, da difendere o conquistare con azioni fulminanti. Palle scagliate a 160 km/h, giocatori che reagiscono in frazioni di secondo, gesti di grande atletismo in un campo largo che sembra un mare verde. C’è tutto questo in una partita di baseball. Ma non è solo questo che diventa letteratura. C’è un costante richiamo, una celebrazione del legame con il proprio passato. E c’è l’incredibile certezza che accadrà spesso un fatto mai avvenuto prima. Nemmeno in quel secolo e mezzo di storia documentata. Ci sono nuovi personaggi, nuove storie da raccontare. E ci sarà sempre qualcosa che rappresenterà con molta chiarezza un momento della nostra vita, o un’epoca intera. Ci sono i nostri sentimenti che mandano riflessi da un diamante. Il diamante del campo da baseball. I 20 film sul baseball da conoscere The Ball Game The Pride of the Yankees Take Me Out to the Ballgame Angels in the Outfield The Bad News Bears Bang the Drum Slowly The Natural Bull Durham Eight Men Out Field of Dreams Major League The Babe A League of Their Own For the Love of the Game 61* The Rookie The Perfect Game Moneyball Trouble With the Curve 42 Infine, c’è un film dove il baseball arriva solo alla fine, in una storia di detenuti che hanno una loro morale, evadono ma non possono perdere la partita annuale contro la squadra di un penitenziario rivale. E’ Up the River, del 1930, con la regia di John Ford, primo ruolo importante di due sconosciuti, allora, Spencer Tracy e Humphrey Bogart. I 20 libri sul baseball da conoscere Molti replicano i titoli che trovate nell’elenco dei film, è dai racconti scritti che spesso nasce una sceneggiatura non originale. La produzione di libri è semplicemente tendente ad infinito, incalcolabile, ma dobbiamo sintetizzare. Quindi, innanzi tutto: Our Baseball Club: and How It Won the Championship Ci sono libri che fanno davvero parte della storia della letteratura e tra questi non si possono non considerare: The Great American Novel (cioè Il Grande Romanzo Americano, 1973, scritto da Philip Roth, una delle tante opere che hanno cercato di narrare la storia americana, o almeno una parte, attraverso il suo “national pastime”, il baseball. Questo schema lo ritroviamo in: The Natural 1933 Was a Bad Year (Un Anno Terribile, di John Fante, pubblicato postumo nel 1985, la vita complicata di un ragazzo talentuoso di origini italiane, famiglia molto povera. Gli italo americani fanno davvero parte della storia di questo sport, molti sono diventati giocatori famosi, tantissimi ragazzi sono rimasti nell’anonimato della povertà e nell’indifferenza. Underworld Il Gioco di Henry Il Mio Nome è Jackie Robinson Altri capolavori: Bang The Drum Slowly Shoeless Joe The Art of Fielding For Love of The Game The Fan Calico Joe Altri libri interessanti su come è fatto il baseball: Baseball: A History of America’s Favourite Game Baseball Field Guide Watching Baseball Smarter Menzione speciale: Prima Persona Singolare (2021, libro di racconti di un gigante della letteratura mondiale come Murakami Haruki. Uno dei racconti si intitola “Antologia poetica per gli Yakult Swallows”, con il grande scrittore che confessa in prima persona la passione per una squadra, spesso poco vincente, spesso poco seguita. Una sua dedizione maniacale, raccontata in modo davvero poetico. Ma qualcosa di italiano? Anche qui ci sarebbe molto da scegliere, ma se dobbiamo arrivare a 20 libri e non di più, ecco qua: Un Diamante è Per Sempre Mi chiamavano Maesutori (2021, scritto da Elio e Alessandro Maestri, con la carriera di Maestri, stella della nazionale italiana e giramondo del baseball in più continenti, con Elio che spiega con il suo stile regole, curiosità, aneddoti. Baseball, un affare di cuore in comune. Per contagiarne molti, si spera. Il Lanciatore scomparso e Altre Storie di Baseball Elenco finito. Ci sono molti motivi per abbandonarsi al meraviglioso fascino letterario del baseball. Se non vi bastano, trovate molti altri esempi e una analisi davvero approfondita in: Il Baseball sul Grande Schermo, nei Fumetti, nella Letteratura, a Teatro, nelle Ballate e nell’Arte (2023, scritto da Michele Dodde, Direttore di Gara per 20 anni, qui la cultura del baseball e le sue contaminazioni si rivelano con una completezza e una ricchezza di informazioni straordinaria.