New York contro Los Angeles, il derby d'America torna in MLB

Dialogo tra vecchi tifosi dei Dodgers: “Se avessi un’arma con due soli proiettili e dovessi decidere a chi sparare tra Hitler, Stalin e O’Malley, a chi spareresti?”. Risposta: “A O’Malley, due volte!”. Cosa ha fatto mai questo O’Malley per meritare il primo posto in assoluto tra i più detestati personaggi storici del ‘900? Ha rubato i migliori anni della loro vita, i migliori sogni. Walter O’Malley era diventato il proprietario dei Dodgers nel 1950. I Brooklyn Dodgers. Fondati nel 1883 e rimasti fino al 1957 a Brooklyn. Gli anni ‘50, sotto la gestione O’Malley, sono stati un successo: i Dodgers hanno vinto il pennant nel 52, 53, 55 e 56. Anche se l’unica vittoria ottenuta nella World Series arrivò nel 1955, furono anni memorabili. Giocavano ad Ebbets Field, un ballpark di Flatbush, che era allora un sobborgo di Brooklyn, New York City. Il ricordo di quel luogo riscalda come una tisana di malinconia i vecchi fans dei Dodgers. Un luogo oggi occupato da palazzoni con appartamenti residenziali, di fronte al Botanic Garden di Prospect Park. Un luogo ucciso negli anni ‘50 da troppo successo. Era scomodo, non aveva un parcheggio, era chiaro che quei Dodgers avevano bisogno di qualcosa di più e potevano generare più guadagni. Walter O’Malley cominciò a cercare un terreno per un nuovo stadio e cominciò a litigare con la municipalità di New York. Gli proponevano altri quartieri. Lui non voleva lasciare Brooklyn, diceva. Invece si è arreso presto: business is business, gli affari sono affari e anche se c’è di mezzo lo sport non sono mai affari di cuore. Nel 1958 ha portato la squadra nel paese di molto, molto lontano: in California, a Los Angeles. Una nuova corsa all’oro dello sport e dell’economia americana, che tornava verso il West. Grazie soprattutto a una maggiore mobilità, alle interstate highways e soprattutto allo sviluppo del trasporto aereo. Si potevano attraversare gli USA e continuare a giocare a baseball, quasi tutti i giorni, come voleva la tradizione. Serviva però un secondo trasferimento, qualcuno che si stabilisse da quelle parti e che consentisse alle squadre dell’est di ottimizzare le trasferte. Furono i New York Giants, che divennero i San Francisco Giants. I Giants avevano vinto le World Series del 1954, battendo Cleveland, largamente favorita e largamente sconfitta. Il mondo del baseball, in quei favolosi anni ‘50, era un triumvirato tutto newyorkese: Dodgers, Giants e Yankees. Fino al 1957 si erano divisi la città, ognuno aveva la sua casa e il suo quartiere. Si dividevano le vittorie. Gli Yankees, quelli del Bronx, vincevano per vocazione e in quegli anni vincevano tantissimo. Tra il 1949 e il 1964 conquistarono 14 volte l’American League. Stavano nell’altra lega, gli Yankees. Per incontrarli, Dodgers e Giants, che stavano nella National, dovevano arrivare alla World Series. Come nel 1951, quando gli Yankees sconfissero i Giants . E come nel 1941, 1947, 1949, 1952, 1953, 1955 e 1956 dove la finale fu Yankees contro Dodgers. Il derby era tutto il baseball. Era una sfida infinita. Con molta frustrazione per i Dodgers che vinsero solo nel 1955. Ma quello fu il loro primo storico titolo, con la squadra di Gillian, Reese, Campanella, Snider, Hodges, Podres, Newcombe e Jackie Robinson, il primo giocatore afroamericano a giocare nello sport professionistico e quindi anche a vincere un titolo. Per capire cosa vuol dire rivedere Yankees e Dodgers in finale, bisogna ripassare la storia e arrivarci preparati. Dal 1958 in poi la rivalità non è più stata di quartiere. Le due squadre rappresentavano l’Est e l’Ovest, New York e Los Angeles, le due città più grandi e simboliche, i due mercati di riferimento. Il primo titolo vinto dai Dodgers a Los Angeles è arrivato nel 1959 . La prima volta in cui Yankees e Dodgers si sono ritrovati, ormai distanti come lo sono l’Atlantico e il Pacifico, fu nel 1963. È rimasto un evento eccezionale, anche nel senso che da quel momento è stato e continua ad essere incredibilmente raro. Nel 1963 i Dodgers realizzarono una delle sorprese più grandi in una World Series, perché riuscirono a battere gli Yankees che venivano da due titoli consecutivi. Soprattutto perché lo fecero per 4 a 0. Era la squadra di Sandy Koufax e Don Drysdale, due super lanciatori che furono la chiave vincente per annientare l’attacco degli Yankees. Le due squadre si sono affrontate poi 3 volte in finale tra il 1977 e il 1981: gli Yankees trionfarono nel 77 e 78 , i Dodgers nell’81 si presero la loro rivincita. Poi mai più accaduto. C’è stato un vuoto, una mancanza. La dodicesima sfida in una World Series tra Yankees e Dodgers è quella che vediamo ora, nel 2024, dopo 43 anni. In altri sport il destino ha stranamente evitato di mettere New York contro Los Angeles, si contano poche occasioni. Nella NBA ci fu un grande momento all’inizio degli anni ‘70, con i Knicks di Willis Reed capaci di battere due volte i Lakers nel 1970 e 1973, perdendo invece la finale del 1972 contro la squadra di Wilt Chamberlain, Jerry West e Gail Goodrich. Ma non è diventata una rivalità che è andata oltre, Boston ha sostituito New York come attore principale nella grande sfida Est-Ovest contro Los Angeles. Una sfida che non è mai accaduta in un Super Bowl della NFL. Nell’hockey NHL la finale del 2014 fu Los Angeles Kings-New York Rangers e questa fu anche l’ultima volta di un confronto tra le due città. Un calcolo da cui escludiamo i team che stanno nelle vicinanze, tipo il New Jersey. Sono New York e Los Angeles che qui vogliamo. E sono loro che ritroviamo finalmente. Sarà come vedere il passaggio di una cometa. Abbiamo aspettato, abbiamo scrutato il cielo a lungo. Eccola. Ed è bellissima. Numero uno contro numero uno Yankees e Dodgers non rappresentano solo le città più grandi e famose, sono anche le migliori squadre del baseball. Erano le due favorite di questa stagione. Hanno chiuso con il miglior record. I Dodgers hanno vinto più partite nella National League , gli Yankees hanno vinto più partite nella American League . Da tanti anni si sussurrava “pensa che bello se la finale fosse…”. Ora lo sarà, sarà quello che tutti volevano, perfino quello che i tifosi delle altre squadre vorrebbero vedere se proprio non ci dovesse essere la loro squadra coinvolta. Per niente scontato, nel baseball, che le due squadre migliori della regular season si affrontino in finale. In epoca Wild Card, cioè dal 1995 in poi, era capitato solo tre volte: 1995 , 1999 e 2013 . Sì, è capitato anche nel 2020 , nella stagione accorciata dal Covid a 60 partite. Quindi facciamo 4 volte. Questa sarà la quinta. Nonostante non si affrontino dal 1981, nessuno ha mai giocato tante volte in finale come Dodgers e Yankees . In 120 anni di storia, le sfide più ricorrenti dopo la loro sono state Yankees-Giants e Yankees-Cardinals . Ma se contiamo tutte le volte che Dodgers o Yankees hanno giocato una finale, arriviamo in totale a 63. Una specie di Godzilla vs Kong, la lotta tra Titani per eccellenza. Una sfida tra MVP del passato e del futuro La sfida tra Dodgers e Yankees è una cometa che si rivela raramente, come sappiamo, ma di sicuro illuminerà tante stelle con il suo passaggio. Sono le squadre più ricche di talento, perché sono ricche . Per quanto sia stato romantico apprezzare il merito sportivo e vedere tante squadre dal budget ridotto arrivare fino in fondo, ora è il momento delle superstar, dei Titani, appunto. Tutti diranno che sarà Aaron Judge contro Shohei Ohtani . Solo loro due valgono un miliardo. Sono i giocatori leader, quelli che vengono pagati di più, perché sono quelli che ti fanno vincere. Sono i giocatori che saranno inevitabilmente MVP di American e National League del 2024. E che sono già stati, comunque, MVP in passato. L’ultima volta che due MVP si sono affrontati in finale fu il 2012: Miguel Cabrera e Buster Posey . C’è di più. In questa World Series ci sarà il maggior numero di MVP mai visti in una finale. Sono cinque: Judge e Ohtani, ma anche Mookie Betts, Freddie Freeman e Giancarlo Stanton. Certo, quei due sono speciali. Judge, esterno e capitano degli Yankees, ha battuto 58 fuoricampo in questa stagione, portando a casa 144 punti e arrivando in base quasi sempre ogni due turni in battuta. Mostruoso. Shohei Ohtani, battitore designato in questa stagione in attesa di riprendere a fare anche il lanciatore e tornare ad essere un unicorno in questa era del baseball, è stato il primo della storia a superare la soglia di almeno 50 fuoricampo e 50 basi rubate . Terrificante. Meglio non farli battere. In effetti, a Judge sono state date 133 basi ball, a Ohtani 81. I lanciatori lanciano 4 palle lontane dall’area dello strike, fanno guadagnare una base automatica al battitore, ma è meglio che vedere la palla colpita e finire in tribuna, con l’avversario che fa il giro delle basi e segna punti a ripetizione. Judge e Ohtani sono due stelle, ma quella che chiamiamo World Series 2024 è una galassia. Nella storia recente forse non c’è stata una sfida così piena di attaccanti formidabili. I primi quattro giocatori MLB che colpiscono più palle con il barrell sono Judge, Ohtani, Stanton e Juan Soto . Sono tutti in questa finale. Sempre loro sono i giocatori che hanno la più alta percentuale di palle colpite duro, sempre oltre il 50% . Colpire duro vuol dire che la palla esce a velocità notevoli dopo il contatto con la mazza: Judge 96.3 miglia all’ora di media, Ohtani 95.5, gli altri poco meno. Vuol dire quasi 155 km/h. Vedremo spesso palle colpite anche a 160-170 km/h. I lanciatori, di solito dominanti nei playoff, non sembrano questa volta destinati a prendersi la scena. Dodgers e Yankees sanno fare tanti punti e con tanti giocatori diversi. Juan Soto è un altro grande fuoricampista, compie 26 anni proprio in questi giorni e a fine stagione lo aspetta un contratto per almeno 14 anni, per almeno 500 milioni di dollari. Giancarlo Stanton sembra in una vita nuova, era una stella nata come brillantissima supernova e diventata gigante nana in stagioni dove la luce è stata offuscata dagli infortuni. Ha già 5 fuoricampo nei playoff. I Dodgers sanno di poter contare su Mookie Betts, un battitore micidiale, come e meglio di gente che ha 30 chili di muscoli in più. Su Max Muncy, una costanza di rendimento e una applicazione straordinaria. Su Freddie Freeman, un problema con una caviglia e con l’età , ma se si ricorda chi è sempre stato può fare parecchi guai. Su Kikè Hernandez, il giocatore più misterioso, con un incredibile differenziale tra quello che produce in regular season e quello che fa in postseason . Su Tommy Edman, arrivato da St. Louis in estate con un polso fuori uso e diventato il giocatore di maggior impatto in questa postseason per i Dodgers. Gli Yankees non sono meno efficaci nel box di battuta. Prima di Soto, Judge e Stanton, i lanciatori avversari dovranno affrontare Torres, un altro che arriva in base con una frequenza e puntualità come solo i treni in Giappone. Se Anthony Rizzo ha superato i problemi fisici, pochi in prima base difendono e attaccano come lui. Jazz Chisholm non ha fatto vedere a New York tutto quello che sapeva fare a Miami, ma forse ha aspettato il momento giusto. E gente che ha energia e corre veloce, come Volpe e Verdugo, può fare molti danni. Forse come roster e lineup sono un po’ più profondi i Dodgers, forse sul monte di lancio sono messi meglio gli Yankees . Che sarà una finale elettrizzante non è un forse. È sicuro. Una vera serie mondiale Definirlo il derby d’America è certamente giusto, nel contesto che abbiamo descritto. Lo è. Il problema oggi è se può essere riduttivo. Il baseball è uno sport globale. Quando nel 1903 è nata l’idea di creare la grande finale tra la vincente della American e della National League, l’hanno definita World Series. Era uno sport tutto loro, tutto americano. E si consideravano automaticamente campioni del mondo, non solo d’America. Ora è una definizione più corretta, non è un’estensione di esagerato orgoglio. I migliori giocatori del mondo giocano in MLB e il ‘national pastime’ degli americani è diventato una passione di molti popoli. Quelli latini del continente americano, soprattutto. In questa finale ci sono il portoricano Kikè Hernandez, il dominicano Teoscar Hernandez e il cubano Andy Pages . Vengono dalla Repubblica Dominicana anche Luis Gil e Juan Soto degli Yankees. Oswaldo Cabrera e Gleyber Torres sono venezuelani e Jazz Chisholm è delle Bahamas. Il baseball è una vera mania in Giappone e in Corea del Sud, queste saranno le finali più viste di sempre nel continente asiatico. Il giapponese Shohei Ohtani è ritenuto il giocatore più forte del mondo, sul fatto che sia ormai il più famoso del mondo non c’è discussione. Lo è. E di gran lunga. In squadra con lui c’è Yoshinobu Yamamoto, formidabile lanciatore che ha vinto l’oro olimpico a Tokyo con il Giappone e il World Baseball Classic del 2023, quello finito con il lancio vincente di Ohtani che ha fatto l’ultimo out e ha fatto la storia. In Asia, insomma, molti tiferanno Dodgers. Ma gli Yankees sono la squadra che ha più tifosi al mondo. In assoluto. Non c’è nessuno, di qualsiasi sport, che possa essere paragonabile. Il logo degli Yankees è il più conosciuto e venduto al mondo. Questo derby d’America è già un derby di continenti.