Tutti devono sapere chi è Shohei Ohtani

Shohei Ohtani è l’unicorno. Esemplari come lui sono veramente esistiti in tempi antichissimi, nel Pleistocene del baseball. Anche lui viene dall’Eurasia, dai confini del mondo. È diventato un mito, un totem, direttamente connesso ai poteri della magia e capace di fare da guida spirituale per andare oltre le nostre paure. L’unicorno è un simbolo unificatore di potenza e purezza. Tutto questo lo trovate perfettamente rappresentato da Ohtani. Non solo un giocatore di baseball, non solo lo sportivo più pagato al mondo. Ohtani Shohei, come si dovrebbe dire e scrivere più correttamente, è un ragazzo giapponese di 30 anni che ha sconvolto lo sport più tradizionale d’America. Perché ha riportato il baseball indietro di un secolo, quando alcuni dei campioni più grandi avevano un doppio ruolo. Erano i migliori in difesa e in attacco. Facevano i lanciatori partenti dominando i battitori avversari, il ruolo principale nel baseball in difesa. Poi facevano i battitori, anzi erano i fuoricampisti più letali, il ruolo principale in attacco. E, a volte, lo facevano nella stessa partita. Su questo si è costruito il mito di Babe Ruth, il campione che un secolo fa ha cambiato la storia dei New York Yankees, trasformandola dalla cronaca di stagioni impercettibili alla narrazione di imprese eroiche e di uomini eccezionali. L’epica classica del baseball. Faceva il lanciatore ma con una mutazione genetica sportiva diventò il più grande battitore dell’epoca, forse di sempre. Una figura che è rimasta impressa nell’ippocampo di ogni appassionato di baseball, un’eredità acquisita nella memoria di tutta l’America. Non esiste in pratica più nessuno che l’ha visto giocare, oggi è quasi una figura mitologica, il più grande eroe dell’epopea del baseball. Babe Ruth era un unicorno. Poi è arrivato Ohtani, un ragazzo di Oshu, città con poco più di 100 mila abitanti nella prefettura di Iwate. Lo sport era un affare di famiglia: la mamma Kayoko era una buona giocatrice di badminton e il padre Toru aveva giocato a baseball a livello amatoriale nell’Industrial League, un fenomeno tutto giapponese di veri campionati organizzati da aziende che schierano i loro dipendenti. Campionati molto competitivi che hanno anche fatto scoprire giocatori poi diventati importanti. La carriera professionistica di Ohtani è iniziata nella lega giapponese con gli Hokkaido Nippon Ham Fighters nel 2013. Lanciatore ed esterno. Doppio ruolo. Con i Fighters ha vinto il titolo giapponese nel 2016. Che ci fosse qualcosa oltre il comune senso del talento, era già evidente. Gli scout parlavano di un battitore che ricordava un giovane Ken Griffey Jr. o un Alex Rodriguez, e di un braccio di straordinaria potenza come il primo Stephen Strasburg. Cioè i giocatori di maggior impatto in MLB in epoca recente, i più esplosivi fin dal loro debutto nel campionato di baseball più importante del mondo. Ma con una grande differenza. Molto grande. Lui era Rodriguez, Griffey Jr. e Strasburg nel corpo di uno solo. Un corpo da atleta vero, 195 cm per 95 kg. Dal monte di lancio era capace di palle veloci…veramente veloci: palle dritte da oltre 100 miglia, cioè oltre 160 km/h. Con una splitter e una slider che completavano il suo arsenale . La potenza c’era anche nei turni in battuta, e pure in bello stile. Swing molto rapido , e movimento armonioso, impatto devastante, tanti fuoricampo. In più, correva forte. Meno di 4 secondi per arrivare in prima base dopo aver colpito la palla. Era già più veloce della media dei giocatori professionisti di MLB. Tutto questo piaceva da matti agli scout. Eppure pochi credevano che tutto questo potesse essere ripetuto, uguale, in Major League. "Eh, caro Ohtani…l’America è un’altra cosa. Lanciare e battere? Entrare nella rotazione dei partenti e giocare anche tutti gli altri giorni nel lineup . Stagione da 162 partite, qui da noi, caro Ohtani". Quando Ohtani firmò nel dicembre del 2017 con i Los Angeles Angels, fu subito molto chiaro. Nessuna scelta. Lancerò e batterò. Prima di arrivare in America, però, si è dovuto curare una distorsione al gomito destro. Infortunio che si è portato allo spring training 2018 che ha aperto la sua prima stagione in MLB. Disastro. Primo impatto con l’America, terribile. Colpito regolarmente da lanciatore, solo 4 valide su 32 turni da battitore. Erano solo partite di allenamento, ma i commentatori MLB sono andati all’attacco. "Te l’avevamo detto…Non è meglio se ci ripensi? Non è meglio se fai qualche mese in Triplo A e vedi se riesci a giocare a questo livello?" Gli Angels, per fortuna, non la pensavano così. Ohtani è stato annunciato all’inizio della regular season come uno dei lanciatori partenti e come battitore designato. Il 29 marzo 2018 ha giocato la prima partita come battitore e ha fatto subito una valida, un singolo, nel primo turno in battuta. Il primo aprile ha giocato la prima come lanciatore partente e l’ha vinta lanciando 6 riprese, con 6 strike out e concedendo tre punti. Il 3 aprile ha battuto il suo primo fuoricampo, il 6 aprile era già arrivato a tre fuoricampo in tre partite, primo rookie nella storia degli Angels a riuscirci. Nel 2018 è stato rookie dell’anno, ovviamente. Ma non siamo già alla fine della storia, non è ancora il momento del "E tutti vissero felici e contenti". La sua carriera, prima di diventare un lungo elenco di numeri, record battuti e riconoscimenti è stata un lungo elenco di infortuni. A fine 2018 si è fatto ricostruire i legamenti del gomito, a fine 2019 altro intervento chirurgico alla rotula, a fine 2020 stiramento del muscolo flessore del braccio destro . Ci sono stati anche anni di frustrazione per Ohtani Shohei. Anni in cui quelli che…”te l’avevamo detto, caro Ohtani”… hanno pensato di aver vinto la partita. Non si può stressare così tanto muscoli e tendini, tutti quegli infortuni erano la prova evidente. Progetto fallito. Lanciare o battere. Fine del discorso. Il 2021, l’anno della svolta. Ohtani ha giocato, tutta la stagione, e l’ha finita con il titolo di MVP della American League, il primo ad ottenerlo come lanciatore e come battitore designato, chiudendo ai primi posti nelle classifiche di regular season in entrambi i ruoli. Nel 2022 ha concluso un’altra ottima stagione da 15 vittorie come lanciatore e da 34 fuoricampo come battitore. Soprattutto, sono arrivati i segnali definitivi che qualcosa era cambiato. Nell’Opening Day 2022 è diventato il primo nella storia a fare il lanciatore partente e il leadoff, cioè il primo del lineup, quello che batte per primo. Il baseball MLB è stato poi costretto a stabilire una regola che è passata alla storia come 'Ohtani rule': il lanciatore partente che viene sostituito può rimanere nella partita giocando come battitore designato . Ohtani è un fattore che non si può più togliere dal gioco. È il maggior motivo di interesse, per il pubblico, per i media, per andare oltre il baseball e raccontare al mondo che qualcosa di epocale sta succedendo. Lui cambia lo sport, ne cambia le regole. Il 2023 è stato il trionfo definitivo. Se ancora qualcuno non si fosse accorto di lui, milioni di persone hanno visto l’ultimo lancio del World Baseball Classic con cui Ohtani, con la maglia del Giappone, ha eliminato Mike Trout, con la maglia degli USA e suo compagno di squadra agli Angels. Il Giappone ha vinto per la terza volta il torneo, che è il vero campionato del mondo del baseball. Ohtani è stato nominato MVP ed è diventato il primo della storia ad entrare nell’all star team del torneo come lanciatore e come battitore designato. La stagione MLB 2023 è poi finita con il secondo titolo di MVP dell’American League, primo nella storia ad essere votato due volte MVP all’unanimità. Il 2024 è l’anno del passaggio ai Dodgers. Ohtani ha scelto di rimanere nell’area di Los Angeles e lo ha fatto per 700 milioni di dollari e un contratto di 10 stagioni. Il contratto più alto nella storia dello sport professionistico. Supera i 674 milioni di Messi con il Barcellona e i 536 milioni di Cristiano Ronaldo con l’Al Nassr, i 450 milioni di Patrick Mahomes con i Kansas City Chiefs e, tra gli altri, i 330 milioni di Max Verstappen con la Red Bull o i 314 di Jayson Tatum con i Celtics. E questo nonostante l’ennesimo infortunio e l’operazione al gomito del settembre 2023 che gli ha impedito in tutto il 2024 di fare il lanciatore. Ohtani ha giocato solo come battitore designato. Il campione dimezzato. Ecco, dire che ha fatto solo il battitore, rischia di non rendere bene l’idea di come l’ha fatto. Ha battuto il record di sempre dei Dodgers per fuoricampo . Una stagione dove il confine di quello che può fare Ohtani è stato spostato più in là. In una dimensione a cui solo Ohtani appartiene. Può continuare a migliorare e battere se stesso. Il record che lo ha consegnato alla leggenda è stato diventare il primo giocatore a chiudere una stagione con almeno 50 fuoricampo e almeno 50 basi rubate. Perché Ohtani Shohei corre veloce, ricordate? Anche questa doppia qualità si incarna raramente nello stesso corpo del giocatore di baseball. I grandi fuoricampisti sono massicci, sono una montagna di muscoli che girano la mazza fortissimo ma si muovono con passo pesante se c’è da correre sulle basi. Non Ohtani. Uno che ha anche un suo modo speciale di fare cose speciali, di farle ricordare bene. Il record lo ha stabilito il 19 settembre a Miami, in una partita contro i Marlins. Mancava una base rubata per arrivare a quota 50 ed è arrivata subito nel primo inning dopo aver battuto un doppio. Mancavano 2 fuoricampo per arrivare a quota 50. A metà partita aveva già battuto tre valide in tre turni, ma nessuna palla lunga sparata fuori. Qui è arrivato il momento più alto di 'Shotime', come viene soprannominato il giapponese . Quarto turno in battuta. Fuoricampo . Quinto turno. Fuoricampo . Sesto turno. Fuoricampo . Ohtani finisce una partita assurda con 6 su 6 in attacco, 3 fuoricampo, 10 punti portati a casa e le basi rubate alla fine saranno due. Viene ritenuta la prestazione più incredibile di sempre su un campo da baseball, numeri difficilmente replicabili in una singola partita. Che sono serviti a raggiungere un record difficilmente replicabile. Nessuno in America osa dire ormai che non si può fare, se c’è Ohtani. I telecronisti di quel 19 settembre dicevano alla fine: “Non può essere vero, non è reale. Ohtani non è umano”. Un po’ forse hanno ragione. Ohtani è un unicorno. Con i Dodgers, Ohtani Shohei ha finalmente potuto giocare una postseason, cosa che gli Angels non avevano mai raggiunto. Nella sua prima postseason è arrivato il titolo. Ohtani non è stato spaventoso come in regular season, ha dato un contributo limitato. Eppure ha fatto forse la cosa più speciale, qualcosa che ci dice come si diventa, o come si nasce, unicorno. In gara 2 si è procurato una sublussazione alla spalla, cercando di scivolare in seconda base per arrivare salvo. Panico al Dodger Stadium e anche tra i suoi compagni di squadra. Gara 3 era a New York e Ohtani non è partito con il team per fare esami approfonditi prima di decidere se giocare oppure abbandonare la sua prima World Series. Mentre la squadra stava prendendo l’aereo, sui telefonini di tutti i giocatori è arrivato un messaggio. “Bravi ragazzi, bella partita. L’ultima volta che i Dodgers hanno vinto , Bellinger si era lussato una spalla. Io ho una lussazione alla spalla. Buon segno per vincere il titolo!” Ve le immaginate le facce dei giocatori e dello staff dei Dodgers? Filosofia molto giapponese. Poi ha sposato lo zen con un vecchio detto del baseball che sostiene “se puoi camminare, puoi giocare”. “Ci vediamo a New York. Ci sarò”, diceva il secondo messaggio di Ohtani. C’era, a New York. Con una spalla sola, stringendo con la mano sinistra la divisa se doveva correre, per non allargare il braccio, per tenerlo attaccato al corpo ed evitare contatti. Ohtani ha vinto il suo primo titolo MLB con i Dodgers e protagonista lo è stato con l’esempio più che con le battute. La World Series ha fatto più di 15 milioni di telespettatori di media in Giappone. Ohtani è il giocatore più famoso, più forte, più ricco al mondo nel baseball. Non ci sono limiti e se ci sono vanno superati. È una mentalità che abbiamo riconosciuto e ha fatto parte della storia di un Michael Jordan, di un Tom Brady, di un Tiger Woods. Gente che rappresenta totalmente il loro sport. Che tutti conoscono, che tutti hanno sentito, anche chi non li ha mai visti giocare, nemmeno una volta. Ohtani Shohei merita di far parte di questa élite. Merita che il suo nome sia conosciuto e che tradotto sia per tutti uguale a baseball. Sono campioni di una specie rara. Sono unicorni.

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