Bill Zito, l’avvocato che ha fatto innamorare del ghiaccio la Florida

La toga riposta e messa in un cassetto con i testi unici della legge. A volte la passione è anche più forte di una carriera ad alto livello ben avviata. Scommettere su se stessi e sulle proprie capacità è una delle caratteristiche dei vincenti e un anello di campione del Mondo, la prima Stanley Cup della storia di una franchigia e la realizzazione dei sogni di migliaia di fans lo confermano, incorniciando una bella storia sul ghiaccio. William Francis Zito Jr, 60 anni, di Pittsburgh con papà ex giocatore degli Steelers. All’Università di Milwaukee, dimenticando i geni familiari e non facendosi prendere dalla passione né per i Bucks, né per i Brewers, ha iniziato a giocare seriamente a hockey e allora, senza saperlo, ha cambiato il destino della sua vita e quella di tanti altri. Laureatosi in legge nella prestigiosa facoltà di Yale, ha proseguito a giocare sul giacchio lì nel Varsity Team dell’università per tre anni. Il Master lo ha preso alla University of Wisconsin e, poco dopo, ha iniziato a praticare in ottimi studi legali di New York e Chicago. Poi…..eh, la passione…Nel 1995 ha deciso di unire quella per lo sport più amato al business, fondando l’Acme World Sport. La svolta! Ha portato quell’agenzia ad essere dal nulla l’ottava più importante del mondo per portafoglio di giocatori di hockey rappresentati , ma è stato solo l’inizio. Nell’estate 2013, altra sterzata. Gira dall’altra parte della scrivania entrando nel management dei Columbus Blue Jackets. A quel punto, in mano aveva tante esperienze diverse dello stesso mondo: prospettiva da tutte le angolazioni e tante carte vincenti. Dopo anni con Dale Tallon, storico GM del mondo NHL, alla guida, i Florida Panthers pieni di entusiasmo dei tifosi, voglia della proprietà, ma anche con troppe illusioni vissute sul ghiaccio, provano a cambiare tutto e nel settembre 2020 chiedono a Zito di costruire una squadra da titolo. Riuscire dove grandi della storia di questo sport da Vanbiesbrouck a Luongo, da Bure e Larionov, da Mellanby a Jovanovski, da Jagr a Campbell non erano riusciti: portare la Stanley Cup nel Sud della Florida. Lì è partita la rivoluzione silenziosa di Bill Zito. La rivoluzione parte dal nome Se ‘William Francis Jr’ andava bene nelle aule di tribunale e sui biglietti da visita di Yale, vicino al ghiaccio ‘Bill’ suona meglio. Senza proclami o clamori ha trasformato la squadra, facendo scelte decise, potenzialmente rischiose e qualcuna impopolare per i tifosi. Non ha sbagliato una mossa. Davvero, neanche una: ha costruito una squadra da sogno e soprattutto vincente. Il primo scossone lo dà quando sul calendario c’è scritto 2021. A gennaio prende il difensore svedese Gustav Forsling lasciato avventatamente svincolato qualche ora prima dei Carolina Hurricanes e che con i Panthers è adesso vicino al gol 50. Firma poi un giovane finlandese Anton Lundell e, ad aprile, chiama da Calgary il centro Sam Bennett, una quarta scelta assoluta del draft 2014 che forte come in Florida non si era mai visto e che risulterà il collante della squadra. Nell’estate dello stesso anno, in cambio del portiere Levi e una prima scelta futura prende da Buffalo Sam Reinhart, centro canadese, che in 7 stagioni con i Sabres aveva sì segnato 134 gol , ma che con i Panthers nell’anno del trionfo ha riscritto tanti record mettendo i rete ben 67 dischi. Non da meno, anzi, i movimenti dell’anno successivo. Estate bollente a Fort Lauderdale, e non solo per il clima. A giugno viene annunciato come nuovo head coach l’esperto Paul Maurice che prende il posto del simpaticissimo, ma anche bravo Andrew Brunette che l’anno precedente ad interim aveva portato la squadra a collezionare 108 punti . Scelta rischiosa. Anche grazie alle vittorie alla guida dei Panthers, oggi, a 57 anni, Maurice è il secondo head coach nella storia della NHL per partite ‘allenate’ e il quarto per vittorie. Passano pochi giorni dalla scelta del nuovo allenatore e arriva la trade delle trade. Jonathan Huberdeau, 203 gol in maglia Panthers, va a Calgary col difensore MacKenzie Weegar in cambio dell’esterno sinistro mancino, figlio e fratello d’arte, Matthew Tkachuk. È diventato il co-capitano e trascinatore emotivo verso la strada del sollevamento del trofeo. Poi, altre mosse altrettanto importanti pure nel 2023 per completare il mosaico, dopo aver perso la finale contro i Vegas Golden Knights l’anno prima. Arrivano il free agent Evan Rodrigues con gol decisivi nella Finale contro Edmonton e i difensori veterani Ekman-Larsson svedese e il finlandese Niko Mikkola. Tutte scommesse vinte dal solo Zito, idee perfette che si sono assemblate magicamente assieme sul ghiaccio. Una macchia? Il giorno della parade a Las Olas Boulevard a Fort Lauderdale è diluviato, ma non se n’è accorto quasi nessuno. Bill Zito ha portato, senza sbagliare nulla, la coppa sulle spiagge del sud della Florida premiando, anzi esaltando trent’anni di lavoro, passione e amore all’ombra delle palme per uno sport arrivato da quelle parti un po’ dopo, ma forse ora amato più degli altri. La famiglia Viola, proprietaria della società, ha visto chiaramente giusto nell’affidarsi a questo ex avvocato, ex agente che non sarà mai un ex vincitore della Stanley Cup. Perché, scelta dopo scelta, si è garantito il diritto di scrivere il suo nome sul trofeo e, con questa impresa, anche nella storia dei Florida Panthers e della NHL.

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Massimo Marianella