Nella finale del torneo, la britannica ha battuto 6-4 6-3 una buona Caroline Wozniacki, mostrando il solito atletismo e la solita potenza al servizio. E da lunedì diventerà la numero 7 del mondo, con prospettive ancora maggiori
Johanna Konta ha vinto il Miami Open battendo in finale Caroline Wozniacki 6-4 6-3 e lo ha fatto con pieno merito, dopo avere eliminato Simona Halep nei quarti e Venus Williams in semifinale. Da lunedì diventerà numero 7 del mondo ed è di sicuro la giocatrice che in questo momento ad alto livello ha il maggior margine di miglioramento, nonostante abbia già 26 anni. Prima della finale il ricordo dell'unico precedente è ancora vivissimo: il 6-3 6-1 con cui la Konta ha dominato la danese nel terzo turno degli ultimi Australian Open. Un’esibizione impressionante di solidità dal fondo, atletismo e servizio, arma che fra le donne sposta in proporzione più che fra gli uomini. E l’inizio della finale di Miami sembra proprio la prosecuzione di Melbourne: la solita Wozniacki passiva assiste allo show di una Konta che fa e disfa, ma soprattutto fa, con una potenza impressionante. Per invertire subito la tendenza scende in campo, dopo tre game e sotto di un break, il papà-allenatore della danese, Piotr. C’è sempre grande enfasi sul coaching, ma viene da chiedersi cosa si possa dire di utile a una giocatrice che è stata numero 1 (adesso è 14) del mondo e che ha caratteristiche tecniche così definite. Il break in favore della Wozniacki però arriva subito e quindi papà Piotr magari ne capisce più di noi. La Konta mette però di nuovo la testa avanti e va sul 4-2, però qui la sua avversaria è brava a dare più profondità al suo palleggio (facile a dirsi, non basta schiacciare un pulsante) e a rimontare senza andare in affanno. Sul 4 pari però prima butta via con due doppi falli il suo turno di battuta e nel game successivo non riesce a sfruttare due palle break: 6-4 Konta, ma c’è una partita nonostante il bilancio dei colpi vincenti (18 a 3 per la britannica) sia clamoroso. E partita c’è, perché nel secondo set la danese reagisce subito a un break portandosi sul 2-1 prima di chiamare un medical time-out che per una volta sembra onesto (fra gli uomini lo è raramente, fra le donne quasi mai), per un dolore al piede destro. Di solito un contrasto di stili produce belle partite, ma non è questo il caso. La Konta continua a picchiare, la Wozniacki a tenere in campo la palla più o meno bene: e stiamo parlando due ai confini delle top ten… Sul 3 pari il break che consegnano alla britannica per modo di dire (genitori ungheresi, nata e vissuta in Australia fino ai 14 anni, poi emigrata in Spagna all’accademia di Sanchez e Casal) il torneo finora più importante della sua carriera, anche se il risultato più prestigioso rimane la semifinale agli Australian Open 2016, e i relativi 1.175.505 dollari. Fra poco diventerà quindi la numero 7 WTA, suo best ranking, ed è una delle poche ad avere in canna uno Slam anche con Serena Williams in corsa. Una lezione non inedita ma sempre importante, pensando al livello della Konta due anni fa: nel tennis di oggi non è (quasi) mai troppo tardi. Bello che in tante possano crederci, vedendo il bicchiere mezzo pieno. La Wozniacki ha invece confermato il suo ottimo inizio di 2017, pur avendo perso la terza finale su tre giocate. Il livellamento del tennis femminile gioca a suo favore e lei sembra più motivata che mai, il suo ritorno fra le prime dieci è questione di poche settimane.