Il numero 2 del mondo ha giocato la miglior partita dell'anno nella semifinale contro Thiem, distrutto 6-1 6-0 in 61 minuti. Nella prosecuzione del quarto di finale, nel primo pomeriggio, aveva invece chiuso con Del Potro 6-1 6-4
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Il miglior Novak Djokovic visto nel 2017 ha distrutto Dominic Thiem nella semifinale degli Internazionali d'Italia: 6-1 6-0 al giocatore che aveva eliminato dal torneo Rafa Nadal. Nel primo pomeriggio Djokovic aveva chiuso 6-1 6-4 il quarto con Juan Martin Del Potro gestendo bene la tensione per la prosecuzione, dopo lo stop forzato (causa nubifragio) di venerdì sera sul 6-1 1-2.
Versione 2016
Quella contro Thiem non è la prima partita che Djokovic vince quest'anno e non è nemmeno la prima contro un top player (ha battuto Murray a Doha e Nishikori a Madrid, fra l'altro lunedì Thiem diventerà numero 6 del ranking), ma è senz'altro la prima in cui si vede il Djokovic della prima metà del 2016, quello in missione per vincere l'ultimo Slam che gli mancava, cioè il Roland Garros. Difficile dire cosa sia scattato a Roma, certo è che l'avere ufficializzato la separazione da Marian Vajda e dal suo storico staff ha come messo Djokovic di fronte alle sue responsabilità: da adesso in poi sarà lui il vero allenatore di se stesso, a prescindere da chi formalmente occuperà questo ruolo. In questa logica potrebbe andare bene anche il fratello Marko, che non pare entusiasta, o un ri-coinvolgimento part time di Becker.
Thiem senza piano B
Raccontare un 6-1 6-0 durato 61 minuti è facile solo in apparenza, perché all'inizio Thiem sembrava carico e centrato. Il problema è che gli ritornava indietro di tutto e a velocità superiore rispetto alla sua, era tornato il Djokovic muro di gomma che distruggeva psicologicamente e fisicamente (quasi) tutti gli avversari. Di più: quando Thiem ha iniziato a sbagliare, in certi caso anche di tanto, Djokovic gli ha proposto con lucidità palle più lente e sempre diverse, facendo inceppare definitivamente una macchina che nei quarti era sembrata perfetta. L'austriaco si è così sgretolato, non avendo (e questo è un suo problema a prescindere dalla semifinale di Roma) un piano B. Che contro il miglior Djokovic non avrebbe ugualmente funzionato, ma gli avrebbe almeno fatto raccogliere qualche game in più.
Poco Del Potro
Djokovic era piaciuto anche venerdì sera contro del Potro, con la sua pressione asfissiante ai danni di un avversario con qualche difficoltà fisica (evidenziata ancora di più nella prosecuzione) ed in possesso, in buona sostanza, di soltanto due colpi per quanto di superlusso: un servizio potente, che però a Roma si è visto poco e non ci riferiamo soltanto alla partita contro Djokovic, ed un diritto devastante. Il rovescio, già di suo un colpo ausiliario negli schemi di Del Potro, contro il serbo è completamente 'desaparecido'. In ogni caso quasi sempre giocato slice e mai a due mani... Qualcosa non andava, al di là della forza dell'avversario.
Giovane come Djokovic
Così come l'anno scorso, quando la sua semifinale con Nishikori terminò a notte fonda e condizionò la finale persa con Murray, Djokovic è stato danneggiato dalla programmazione del Foro Italico. Ma l'ha presa abbastanza bene, a parole e sul campo, sbrigando in un'ora la pratica Thiem e spendendo relativamente poco. Certo è che l'efficienza fisica è quella del miglior Djokovic, mentre il nervosismo manifestato anche contro Del Potro è in fondo un buon segno. Significa che oggi (domani si vedrà) gli importa del tennis. Comunque, pensando a come era uscito da Madrid, grandi passi avanti. Ridendo e scherzando, oltre che dando un po' della propria anima al pubblico (gesto forse ispirato dal guru Imaz), Djokovic è in finale a Roma (ottava volta, già 4 le vittorie) contro Zverev. Curioso che il tedesco sia più giovane finalista in un Masters 1000 dai tempi di... Djokovic, che vinse a Miami nel 2007. In fondo è bello e giusto che il torneo si chiuda con una sfida generazionale, fra chi vuole vincere il suo primo Masters 1000 e chi il suo trentunesimo, riprendendosi il record che condivide con Nadal.