Incantava con il serve & volley, indimenticabili i suoi tuffi a Wimbledon. Ha vinto due volte la Coppa Davis, 6 titoli Slam, oro olimpico nel 1992 a Bercellona. Becker, soprannominato Boom Boom, ha compiuto 50 anni. Ripercorriamo la sua storia
Seconda metà degli anni ottanta. Tennis = Boris Becker. Il più giovane campione della storia di Wimbledon – a 17 anni – esplode servizio e dritto in modo così nuovo e prorompente che è un attimo soprannominarlo Boom Boom. È una forza della natura, non ha paura di niente, anzi, più va sotto nel punteggio e meglio gioca.
La Germania impazzisce per il suo Wunderkind, il mondo del tennis esporta un secondo campione straordinariamente pop, dopo un altro BB, Bjorn Borg. Il ragazzone di Leimen firma contratti pubblicitari di almeno 7 cifre, è una star. È incredibile sapere oggi che non è stato capace di amministrare un tale patrimonio: solo di montepremi 25 milioni di dollari.
49 titoli, di cui sei Slam e tre Masters. Due Coppe Davis. Ma è Wimbledon il suo teatro. Becker rizolla i prati dell’All England Club, che diventano il giardino dei suoi ace, dei suoi tuffi, dei suoi successi. 7 finali in 11 anni, 3 vittorie. La sua immagine è così potente che lo si immagina numero 1 a oltranza. E invece il fisico possente lo costringe a tante pause ed è in cima alla classifica solo per 12 settimane, nel 1991. Il carisma è enorme, tale che pare impossibile possa essere un buon coach, mettersi al servizio di un altro campione. Invece il triennale sodalizio con Djokovic sfocia in 6 titoli Slam per il serbo, che sotto la sua guida è a tratti invincibile.
Capace sul campo di momenti di furia wagneriana, anche al di fuori è stato spesso poco tranquillo: matrimoni, divorzio, paternità riconosciute in tribunale. Ma quando domenica scorsa entra nella O2 Arena, dondolante sulle anche operate e ancora malferme, lo riconoscono tutti: è l’inconfondibile Boom Boom Becker.